Report WWF: il bracconaggio resta la causa principale degli attacchi al bestiame
Ridurre i conflitti tra uomini e predatori si può: grazie ad un programma congiunto di conservazione della tigre attuato dal governo russo e dal WWF nella regione dell’Amur (estremo oriente russo) la popolazione di tigri è aumentata. Questo successo ha però portato a un maggior numero di conflitti tra umani e tigri, ma le misure adottate per ridurli e prevenirli si sono dimostrate efficaci.
La popolazione della tigre siberiana (Panthera tigris altaica), una delle 6 sottospecie che vivono in Asia, è aumentata da uno sparuto nucleo di 20 esemplari presenti negli anni ’30 a oltre 500, popolazione rimasta più o meno stabile dagli anni ’90. Questo successo ha tuttavia un rovescio della medaglia dato che l’aumento della popolazione ha visto aumentare anche la frequenza dei conflitti uomo-tigre: il numero di attacchi al bestiame o all’uomo è raddoppiato dal 2010.
Il dato più importante è però quello che riguarda le cause di questi conflitti: nel nuovo rapporto pubblicato oggi dal WWF The Way of the Tiger si dimostra mostra come proprio il bracconaggio sia non solo la principale causa di morte delle tigri dell’Amur, ma anche una delle principali cause di conflitti con le attività umane. I ricercatori hanno, ad esempio, riscontrato che il 57% degli attacchi di tigre sugli uomini è opera di tigri ferite da colpi di arma da fuoco o trappole, mentre un restante 22% è opera di tigri malate o debilitate (anche per la scarsità di prede).
Una tigre dell’Amur può, infatti, diventare aggressiva quando viene perseguitata o ferita dai bracconieri o quando inaspettatamente si trova di fronte ad un essere umano, ma anche mentre difende la sua preda o i suoi cuccioli. Le tigri ferite diventano incapaci di cacciare prede selvatiche e questo le costringe a cercare prede più facili come il bestiame o animali da compagnia. Il bracconaggio non comporta solo incontri ‘pericolosi’ tra uomini e tigri: il fenomeno aumenta ulteriormente gli scontri tra attività umane e tigri, come l’impatto con i veicoli soprattutto per i cuccioli rimasti orfani. Ogni anno, specialmente durante l’inverno, molti cuccioli perdono le loro madri e non sono più in grado di cavarsela da soli, destinati a morte certa.
Il report pubblicato oggi dal WWF fornisce il primo resoconto completo della situazione della tigre dell’Amur, le misure intraprese e i risultati di conservazione, così come le strategie per risolvere i conflitti uomo-tigre. Secondo il rapporto, tra il 2000 e il 2016 sono stati segnalati 279 casi di conflitto. Nello stesso periodo è stata registrata la morte di 33 tigri mentre dal 2010 il numero di tali conflitti tra umani e tigri è raddoppiato.
“Il dato che ci ha colpito di questo report è quello che riguarda la stretta connessione del fenomeno dei conflitti uomo-tigre con il bracconaggio, una piaga che affligge non solo i lontani territori asiatici, ma anche il nostro paese. Penso a quanto può accadere a lupi, orsi e altri animali predatori spinti, una volta feriti o indeboliti, ad avvicinarsi al bestiame per mancanza di alternative. Un dato che ci deve far riflettere su questa vera e propria piaga per la biodiversità in tutto il mondo – ha dichiarato Isabella Pratesi, direttore conservazione del WWF Italia – E visto che la popolazione di tigri è destinata a crescere nei prossimi anni, così come le attività umane nella regione asiatica , il numero dei conflitti è destinato a salire. Pertanto la risoluzione di questi conflitti è una priorità assoluta per il WWF”.
Task force di pronto intervento. Una delle misure intraprese è stata la creazione di centri di riabilitazione per le tigri e altri animali selvatici. Ad Utyos nella provincia di Khabarovsk creato nel 1991 e ad Alekseevka nella provincia di Primorsky nel 2012. Oltre ai centri di riabilitazione, la Russia è stato il primo paese a creare squadre di rapid response finanziate dal governo per risolvere queste situazioni d evitare che animali feriti possano spingersi nelle aree dove sono presenti attività umane. Tra il 2000-2016, 24 tigri sono state salvate. Tra il 2009-2016, 13 tigri (9 cuccioli di tigre e 4 giovani adulti) sono state rilasciate in natura dopo un periodo di riabilitazione. 10 di questi animali sono stati dotati di collari GPS per monitorare i loro movimenti e impedire di venir nuovamente coinvolti in simili attacchi.
Statistiche. Il 57% di tutti i conflitti registrati riguardava tigri che attaccavano il bestiame. 30 tra animali domestici e capi di bestiame uccisi. Il 41% dei casi era causato da tigri adulte, il 15% cuccioli di tigre e il 6% di tigri con cuccioli. Nel restante 38% dei casi, il sesso e l’età degli animali non sono stati identificati. Dal 2000 al 2011 sono stati registrati 26 casi di attacchi di tigri contro persone che hanno provocato quattro morti e 14 feriti. La maggior parte di questi attacchi è stata provocata dagli uomini stessi. Lazovsky e Pozarskij nella prossima primavera, due giovani cuccioli di tigre, Lazovsky e Pozharsky, torneranno in libertà