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La via da seguire per l'acciaio sostenibile

Secondo l’ultimo report WWF Italia è possibile abbattere da qui al 2050 le emissioni di CO2 di circa il 70% e occupare 52.000 lavoratori

Report WWF presentato oggi


È stato presentato oggi via Zoom il nuovo studio di WWF Italia sulla decarbonizzazione del settore siderurgico in Italia. Commissionato all’Università di Trieste, il report ha identificato tre possibili scenari di abbattimento delle emissioni di CO2 che consentono di misurare le opportunità e le sfide della produzione di acciaio, primario e secondario, nel nostro Paese. Primi destinatari: le imprese e le istituzioni che sono chiamate a sovrintendere la transizione verso gli obiettivi di neutralità climatica al 2050, tenendo conto degli interessi promossi e tutelati dalla società civile organizzata e dai sindacati.
Alla presentazione hanno partecipato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, e i professori Andrea Mio, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Romeo Danielis, Dipartimento di Scienze Economiche e Giovanni Carrosio, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, tutti e tre dell’Università degli Studi di Trieste.
“La decarbonizzazione dei settori ‘hard to abate’ non è semplice, e a nostro parere la scommessa è la capacità di governo e industria di saper governare e gestire la complessità. Come orizzonte temporale”, spiega Midulla, “lo studio considera azioni di mitigazione delle emissioni dei gas serra sul breve e sul medio-lungo periodo. Le azioni a breve termine prevedono l’integrazione di soluzioni innovative anche all’interno di impianti preesistenti, al fine di limitare l’entità degli investimenti richiesti in attesa del consolidamento delle tecnologie più innovative. Queste ultime dovranno essere implementate nel medio-lungo periodo, al fine di decarbonizzare completamente il settore entro il 2050”.
In termini di domanda apparente, ogni scenario considera la stessa quantità di acciaio prodotto ovvero 25 Mton, di cui 18 Mton (72%) deriva dalla fusione di rottame (EAF) e 7 Mton (28%) da produzione di acciaio primario.
Nel corso della presentazione odierna, i relatori hanno descritto per ognuno degli scenari individuati – conservativo, prospettico e auspicabile – il mix di tecnologie utilizzabili, le riduzioni complessive di gas climalteranti, gli investimenti richiesti e i livelli occupazionali generabili.

Lo Scenario definito Conservativo prevede una prospettiva a breve termine in cui si elimina l’uso del carbone, sostituito dal gas, con possibili azioni correttive consistonti nell’aggiunta nella cattura e nel riuso della CO2 alle tecnologie già presenti in Italia (BF-BOF ed EAF ovvero altiforni e forni elettrici ad arco). Nonostante ciò riduca in modo consistente le emissioni dirette, la riduzione complessiva di emissioni al 2050, pari a -10,02 MtonCO2 (-53,37% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050), risulta piuttosto limitata rispetto agli altri scenari di decarbonizzazione. Inoltre, l’effettiva riduzione è legata alla conversione della CO2 in prodotti utili che non riemettano la CO2 in un secondo momento e che rispettino tutte le condizioni imprescindibili indicate nel box del report dedicato alla CCUS (Carbon Capture Use and Storage). Gli investimenti annuali necessari ammontano a 1,478 miliardi di euro. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) potrebbe assestarsi intorno a 612,76 €/ton. L’occupazione si attesterà su 42.600 addetti impiegati nel settore siderurgico e circa 4.000 nel settore delle rinnovabili.

Lo Scenario Prospettico prevede una prospettiva a medio termine, che introduce modifiche sostanziali nei processi produttivi al fine di ottenere una decarbonizzazione completa del settore sul lungo periodo.

La tecnologia DRI (Direct reduced Iron)

La tecnologia BF-BOF verrà sostituita dalla tecnologia DRI (Direct Reduced Iron) basata sull’utilizzo del gas naturale (e possibilmente biometano), le cui emissioni di anidride carbonica verranno catturate e convertite in prodotti utili. L’energia elettrica necessaria ai vari processi produttivi deriverà sia da impianti di produzione di energia rinnovabile, che dalla rete elettrica nazionale che sarà sempre più decarbonizzata. Grazie al DRI la riduzione delle emissioni dirette è molto più consistente dello scenario conservativo, anche se sempre legata alla cattura della CO2 e al suo utilizzo appropriato. E ciò porta ad un abbattimento delle emissioni complessive al 2050 di -12,735 MtonCO2 (-67,85% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050). Gli investimenti annuali necessari saranno 1,845 miliardi di euro, piuttosto elevati a causa della necessità di accoppiare gli impianti DRI alla cattura della CO2. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) si stima intorno a 607,28 €/ton. Gli occupati saranno 39.400 unità nel settore siderurgico e circa 5.000 nel settore delle rinnovabili.

Lo Scenario Auspicabile prevede una prospettiva a medio-lungo termine in cui l’acciaio primario sarà prodotto tramite la tecnologia DRI basata sull’utilizzo dell’idrogeno verde. Tutti i combustibili fossili verranno sostituiti da fonti rinnovabili equivalenti ed il mix energetico nazionale sarà basato principalmente su fonti decarbonizzate. Il carbonio introdotto nel sistema produttivo sarà principalmente di tipo biogenico, che non necessita della presenza di sistemi di cattura post-combustione. Le emissioni di CO2 saranno quindi legate principalmente alla componente indiretta, che, ad oggi, non è ancora sufficientemente decarbonizzata e che quindi richiede una sforzo congiunto da parte delle istituzioni sulle politiche energetiche e da parte delle aziende siderurgiche nell’autoproduzione di energia pulita, in modo da rendere questo scenario il più virtuoso sul lungo periodo.

Forte riduzione delle emissioni entro il 2050

La riduzione delle emissioni complessive entro il 2050 sarà infatti pari a quella dello scenario prospettico, ovvero -12,735 MtonCO2 (che corrispondono a -67,84% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050), ma con la differenza sostanziale che tale riduzione potrà aumentare nel tempo di pari passo con l’aumento della percentuale di fonti decarbonizzate nel mix energetico nazionale. Gli investimenti richiesti saranno di 1,386 miliardi di euro all’anno, inferiori allo scenario precedente poiché non sarà richiesta l’installazione di impianti di cattura della CO2. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) potrebbe invece assestarsi intorno a 621,61€/ton. Gli occupati faranno segnare quota 39.400 adetti nel settore siderurgico ed più di 12.000 nel settore delle rinnovabili.

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