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Con diete ‘amiche del pianeta’ in italia la perdita di biodiversità si ridurrebbe del 36%

La Food Week del WWF si chiude anche con la terza clip sul consumo responsabile di pesce firmata da Maccio Capatonda Oggi, Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF lancia l’allarme sulla responsabilità che il nostro sistema alimentare ha sulla perdita…

La Food Week del WWF si chiude anche con la terza clip sul consumo responsabile di pesce firmata da Maccio Capatonda

Oggi, Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF lancia l’allarme sulla responsabilità che il nostro sistema alimentare ha sulla perdita di natura, sul cambiamento climatico e non per ultimo, sulle condizioni della salute umana. 

Attualmente in Italia potremmo ridurre del 36% la perdita di biodiversità e del 28% la domanda di terre coltivate, se scegliessimo tutti di rivedere i nostri stili alimentari ogni giorno. A chiusura della Food Week, oggi il WWF vuole fornire ai consumatori – ma anche a aziende e istituzioni– dei criteri basati su una ricerca scientifica per rendere la nostra dieta attuale una dieta sana e sostenibile per il futuro delle persone e del Pianeta. Il #Menu4Planet di WWF diventa quindi un menù di raccomandazioni per il consumo sostenibile sulle tavole degli italiani.

Per il WWF sono amiche del pianeta quelle diete che hanno un basso impatto ambientale, che contribuiscono alla sicurezza alimentare e ad uno stile di vita sano, che rispettano la biodiversità, gli ecosistemi e usano in modo efficiente le risorse naturali (e umane). Sono diete adeguate dal punto di vista nutrizionale con una composizione di alimenti prevalentemente di origine vegetale (frutta, verdura, legumi e cereali), diversificata ed equilibrata. 
La nostra dieta mediterranea è un modello di dieta sostenibile, anzi è uno dei modelli alimentari più sostenibili per l’ambiente e la salute, universalmente riconosciuta non solo dall’Unesco ma da numerose evidenze scientifiche. Purtroppo, però, nel nostro Paese la dieta mediterranea è a “rischio di estinzione” per via di una serie di fattori come l’urbanizzazione, le difficoltà economiche e il ritmo di vita frenetico, che stanno modificando la nostra alimentazione e i nostri modelli di consumo verso modelli occidentali, troppo ricchi di carne e altri derivati animali, prodotti trasformati, industriali e da fast food. 
Ecco tutti i vantaggi ambientali e per la salute di una dieta ancora più ricca di vegetali e meno derivati animali, su un piano nazionale raccomandati dal WWF:

Aumento del consumo di vegetali per tutelare i suoli e la biodiversità
La biodiversità fornisce servizi ecosistemici fondamentali per la produzione alimentare, tra cui l’impollinazione, la creazione e il mantenimento della fertilità dei terreni, il controllo dei parassiti, la regolazione del ciclo idrico, i sink di carbonio e l’habitat per la fauna selvatica. Tutti questi fattori rendono i sistemi alimentari più resilienti agli shock e ai diversi tipi di stress, inclusi quelli causati dai cambiamenti climatici.
L’aumento del consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale è spesso citato come metodo per ridurre la perdita di biodiversità perché determina la riduzione degli impatti sul suolo e sugli habitat naturali. Se in Italia si passasse dalla dieta attuale ad una dieta amica del pianeta, la perdita di biodiversità potrebbe ridursi del 36%. In Italia l’adozione di modelli alimentari sostenibili potrebbe potenzialmente ridurre l’utilizzo di terre coltivate addirittura del 28% a favore di un reimpiego delle stesse per altri usi e per il recupero della biodiversità.
Riduzione del consumo di carne e derivati per tutelare il clima
L’Italia potrebbe ridurre dell’80% le emissioni di gas serra derivanti dagli attuali consumi alimentari diminuendo principalmente il consumo di carne rossa e latticini. Le emissioni della carne si ridurrebbero di quasi 10 volte e quelle dei latticini di 2,6 volte. Il sequestro del carbonio associato ai cambiamenti nelle diete può giocare un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici in Italia. I risultati della ricerca di WWF dimostrano che grazie a questo tipo di modifiche dei regimi alimentari è possibile sequestrare 61 Mt CO2eq l’anno.

Una dieta amica del pianeta per la food security

Sebbene la denutrizione, il sovrappeso e l’obesità colpiscano tutti i Paesi, la percentuale di persone sottopeso è fino a 10 volte più alta nei Paesi più poveri, mentre la percentuale di persone in sovrappeso e obese è fino a 5 volte più alta nei Paesi più ricchi. Questi risultati in termini di salute sono lo specchio dei relativi regimi alimentari nei paesi più ricchi e in quelli più poveri, con i Paesi europei che possiedono il doppio dei livelli di assunzione alimentare giornaliera complessiva (quasi 1600 g/giorno) rispetto ai Paesi africani (quasi 800 g/giorno).
In Italia complessivamente assumiamo circa 2 kg di cibo al giorno (2055,1 g/giorno). Con una dieta amica del pianeta la nostra assunzione di cibo si dovrebbe ridurre del 20% arrivando a poco più di 1,6 Kg al giorno (1640,8 g/giorno). A ridursi dovrebbero essere i consumi di latte e derivati, che dovrebbero diminuire del 60% rispetto al consumo attuale, il consumo di carne rossa che dovrebbe ridursi di oltre l’80% a fronte di un aumento di 4 volte del consumo di legumi e frutta secca.

Le ricette della tradizione sono alleate del Pianeta

La tradizionale culinaria italiana ha già in sé tutti gli elementi e le caratteristiche per essere una cucina amica del Pianeta, perché impiega prodotti di provenienza locale, dà grande valore agli ingredienti di origine vegetale, utilizza materie povere e di stagione, è varia e sana. Lungo tutta la penisola l’Italia offre un’infinita ricchezza di ricette da cui possiamo tutti prendere spunto per portare avanti un regime alimentare amico del Pianeta, ancora di più se ci impegniamo a scegliere prodotti biologici. Alcuni esempi sono:

·      i tortelli di zucca, tradizionalmente del nord Italia e tipici del periodo autunnale: semola di grano duro, acqua naturale, sale fino, olio extra vergine di oliva, zucca delica.

·      la ribollita, tipico piatto delle zone del centro Italia e dei periodi freddi di autunno/inverno è composto da tutte le varianti vegetali tipiche di stagione: verza, cavolo nero, bietole, pane raffermo, olio extravergine d’oliva, pomodori pelati, patate, cipolle, carote, sedano, pepe nero, fagioli cannellini secchi, olio extravergine d’oliva, aglio, rosmarino, acqua, sale fino.

·      pasta e fagioli, piatto della tradizione, semplice e nutriente: cipolla, pomodori, sedano, basilico, prezzemolo, fagioli, sale, pepe, pasta.

·      la zuppa di pesce povero, come nella ricetta tipica dell’Argentario, è un piatto che profuma del nostro mare: cipolla, aglio, pane, prezzemolo, peperoncino rosso fresco, polpo di scoglio, seppie e/o totani, vino bianco, pomodori maturi o pelati, pesce a scelta tra gallinella e tracina, olio d’oliva, sale e pepe.

·      le orecchiette alle cime di rapa, della tradizione del sud, ma ormai mangiate ovunque nella penisola: semola, acqua, olio, sale, cime di rapa.

“Nonostante le nostre tradizioni alimentari siano considerate sane e sostenibili, noi italiani stiamo cambiando abitudini a tavola e fuori. Stiamo andando contro corrente rispetto a quelle che sono le esigenze del Pianeta e la direzione verso cui il sistema alimentare si deve muovere nei prossimi anni”. Afferma Eva Alessi Responsabile consumi sostenibili e risorse naturali di WWF Italia.Agli italiani basta poco per rivedere le proprie abitudini, in senso sostenibile: dando centralità a verdura, frutta, legumi e cereali,  si determinerebbe un’enorme risparmio in natura e salute e soprattutto regaleremmo alle generazioni future la possibilità di non doversi confrontare con gli effetti drammatici della  malnutrizione, dell’assenza di sicurezza alimentare aspetti esacerbati dal cambiamento climatico e dai disastri ecologici”. 

Il WWF invita anche le istituzioni e le aziende a fermarsi e ascoltare questo appello perché il benessere dell’ambiente in cui viviamo e da cui preleviamo le risorse deve essere tutelato e preservato per poterci dare sostentamento anche un domani e per dare un futuro alla biodiversità con cui conviviamo.

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