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Si continua a perdere tempo sulla pelle dell’Orso marsicano

“Gli Enti che dovrebbero governare il territorio si rimpallano le responsabilità e non riescono a chiudere il procedimento di approvazione dell’area contigua e la sua regolamentazione. Nel frattempo a farne le spese è la natura in genere e…

“Gli Enti che dovrebbero governare il territorio si rimpallano le responsabilità e non riescono a chiudere il procedimento di approvazione dell’area contigua e la sua regolamentazione. Nel frattempo a farne le spese è la natura in genere e in particolare l’Orso marsicano che continua a subire inaccettabili pressioni persino nei territori nei quali dovrebbe vigere una maggiore attenzione”. Una chiara presa di posizione delle Associazioni ALTURA, ENPA, LAC, LAV, LIPU, Orso and Friends, Salviamo l’Orso e WWF.

Nei giorni scorsi alcune Associazioni hanno inviato una nota al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), alla Regione Lazio e al Ministero dell’Ambiente sull’annosa vicenda dell’area contigua del versante laziale del PNALM, che non trova una conclusione e che le Associazioni ambientaliste e animaliste seguono ormai da anni. Non sono bastati le note, le richieste di intervento agli Enti, le informative alla popolazione, i ricorsi nei tribunali amministrativi affinché venissero garantite le giuste tutele in un’area di grande interesse naturalistico.
La sopravvivenza dell’Orso bruno marsicano, presente nell’Appennino centrale con una popolazione relitta che conta ormai solo circa 50-60 individui, passa attraverso la mitigazione delle principali minacce e una migliore regolamentazione di determinate attività antropiche potenzialmente impattanti su presenza, sopravvivenza e riproduzione al di fuori delle aree protette.
Le aree contigue, previste dall’art. 32 della Legge n. 394/91 (legge quadro nazionale sulle aree naturali protette), costituiscono uno strumento essenziale per la conservazione di specie prioritarie. Lo sottolinea anche il Piano di Azione per la Tutela dell’Orso marsicano (PATOM) che include la loro istituzione tra gli interventi fondamentali da mettere in atto per limitare l’impatto dell’attività venatoria e per la creazione di indispensabili corridoi di connessione tra le aree protette.

La corretta gestione delle aree protette, e delle rispettive aree contigue, deve essere una priorità dei governi regionali. In realtà, anche se gli Enti preposti alla regolamentazione del territorio sembrano dimenticarsene, l’area contigua esiste di fatto già da qualche anno, sancita dal Consiglio di Stato, con ordinanza n. 6094/2018 del 14.12.2018 e dalla sentenza del TAR Lazio sez. I ter n. 8640 del 18.10.2012.

La Regione Lazio ha recentemente approvato, con determina dirigenziale n. G08711 del 22.07.2020, l’istruttoria per la proposta di perimetrazione dell’area contigua del PNALM, con una riduzione di oltre trecento ettari del territorio rispetto all’attuale Zona di Protezione Esterna venendo incontro alle richieste dei Comuni dell’area nell’ambito di una ragionevole concertazione, ma l’ulteriore richiesta del Comune di Picinisco di un taglio di altri ottocento ettari del suo territorio é ingiustificata ed inaccettabile!

Rimane poi irrisolta la questione della norma regionale, ancora vigente, di cui art. 9 della Legge della Regione Lazio n. 1 del 27 febbraio 2020, che permette anche ai non residenti dei comuni del Parco il diritto di caccia nell’Area contigua, in palese conflitto con l’art. 32 della Legge n. 394/91, e che risulta applicata nel recentissimo regolamento rilasciato il 30 Settembre scorso dalla Regione Lazio per disciplinare l’esercizio venatorio nella ZPE (costituenda Area Contigua) del PNALM. Nonostante le promesse che la Regione stessa aveva fatto al Ministero dell’Ambiente per evitare l’impugnazione della norma per palese incostituzionalità e le rassicurazioni che la competente Direzione generale del Ministero aveva fornito mesi fa alle Associazioni, la norma non è stata ancora cassata: chiaro esempio dell’inaffidabilità della Giunta regionale laziale che da anni “predica bene, ma razzola male” e plateale “schiaffo” inferto al Ministero dell’Ambiente che rimedia una figura peregrina per non aver impugnato la norma regionale in palese contrasto con la norma nazionale.

Le Associazioni sono intenzionate a mettere in campo tutte le azioni necessarie per la tutela dell’Orso marsicano e del suo habitat.   

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