In questi giorni di lockdown, abbiamo sentito come non mai l’esigenza di tornare in natura, anche solo per una passeggiata in solitaria in una delle meravigliose aree protette italiane. Ma accanto al piacere che inconsciamente percepiamo quando ci troviamo in natura, quali sono i valori che le aree protette aiutano a conservare e sviluppare? Al primo posto, troviamo la conservazione della biodiversità, quella mirabolante rete di specie ed habitat che costituisce e rende possibile la vita sul pianeta, garantendo la base stessa della nostra esistenza insieme a quella delle nostre società ed economie, di cui le aree protette rappresentano uno dei migliori strumenti. In Italia, i 24 Parchi Nazionali, le 29 Aree Marine Protette, le centinaia di Riserve e Parchi Regionali, le migliaia di Siti Natura 2000, celebrati ieri dalla Giornata Europea della Rete Natura 2000, conservano la maggior parte della biodiversità italiana, al primo posto in Europa per numero di specie. Ma in aggiunta al loro scopo primario, le aree protette giocano un ruolo fondamentale nel migliorare la salute e il benessere dell’uomo. In primo luogo, fornendo benefici ambientali e servizi che sostengono la vita e ci proteggono dagli effetti dannosi per la salute, dovuti ad esempio agli eventi metereologici estremi e alle malattie infettive, come testimoniato dalla pandemia in atto. Ma le aree protette sono anche importanti fonti di risorse (botaniche e non solo) per la medicina moderna e tradizione, dato che molti principi attivi derivano proprio da estratti naturali.
Le aree protette forniscono inoltre occasioni uniche per mantenere la nostra salute fisica, spirituale e mentale attraverso il tempo trascorso in natura. Sono infatti luoghi accessibili e organizzati per la ricreazione, l’esercizio fisico e il relax. Sono luoghi che danno beneficio alla salute mentale, favorendo legami sociali e il gioco attivo, entrambi associati con i vantaggi fisici, cognitivi e sociali per tutte le età, da bambini e adolescenti fino alla terza età.
Studi sulla salute hanno infatti dimostrato che il contatto con Natura (piante, animali, paesaggi) offre una serie di benefici che includono la diminuzione del grasso corporeo e dell’obesità, la riduzione della pressione sanguigna e i livelli di colesterolo, una maggiore sopravvivenza dopo un attacco di cuore, un recupero più veloce da interventi chirurgici, riduzione e prevenzione dell’ipertensione, aumento della forza muscolare (in particolare nei bambini) e minori livelli di stress.
Ma i benefici si estendono anche alle comunità locali, sia a livello sociale che economico, in primis attraverso il turismo naturalistico e per wildlife watching, che 2018 è stato pari a 343,6 miliardi di dollari (0,4% del PIL globale). Il turismo wildlife ha sostenuto 21,8 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo, pari al 6,8% del totale dei posti di lavoro nel settore dei viaggi e del turismo. La percentuale è molto più alta in Africa, al 36,3 per cento. In Italia, i soli Parchi Nazionali creano un valore aggiunto pari a 10.5 miliardi di euro ogni anno (Aree Protette in Cifre), stimolando ospitalità, artigianato, agricoltura, imprenditorialità giovanile, femminile e culturale-educativo, con oltre 68.000 imprese attive.
L’’arrivo del COVID-19 ha messo a repentaglio questa immensa ricchezza di natura, salute e ricchezza. Il World Travel and Tourism Council stima che a livello mondiale fino a 75 milioni di posti di lavoro sono a rischio immediato. Il dato è interessante perché come si sa il turismo naturalistico è una fonte di risorse per la gestione dei parchi naturali e per ancorare lo sviluppo sociale ed economico delle comunità residenti. Venendo meno questa fonte, si rischia pertanto di indebolire i parchi nella gestione, nel controllo e nella conservazione della biodiversità, aumentando il rischio di azioni di bracconaggio, come testimoniato dall’incremento del bracconaggio in molte aree del mondo, ma anche dal recente abbattimento di un’aquila reale, specie strettamente protetta, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.