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La tutela degli oceani passa attraverso il nostro piatto

“Siamo tutti sulla stessa barca”: quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase in questo periodo?   Su questa grande barca che è la natura, poggiamo tutti i piedi, e se c’è qualcosa che possiamo evitare per danneggiare gli ecosistemi,…

“Siamo tutti sulla stessa barca”: quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase in questo periodo?  
Su questa grande barca che è la natura, poggiamo tutti i piedi, e se c’è qualcosa che possiamo evitare per danneggiare gli ecosistemi, è qualcosa di buono che facciamo anche a noi stessi. Gli oceani stanno suonando il campanello d’allarme ormai da tempo e anche se sembra difficile crederlo, tutti noi, in quanto consumatori, abbiamo il potere di tutelarli attraverso le nostre scelte quotidiane. 

‘Siamo tutti sulla stessa barca’ in questo caso vuol dire che consumatori, pescatori, produttori, distributori, comunità che vivono di pesca e specie marine sono tutti collegati da un filo comune che ne tutela il loro benessere: l’equilibrio degli ecosistemi marini.  

In Italia siamo arrivati a consumare quasi 29 kg di pesce all’anno pro capite, siamo tra i maggiori consumatori di pesce in Europa. Ciò ha un impatto negativo molto forte sul Mediterraneo e gli oceani: il 78% degli stock ittici nel Mediterraneo è sovrasfruttato, ma ciò che è peggio, è che il Mediterraneo da solo non è sufficiente a soddisfare i consumi ittici degli italiani. Nel mese di aprile infatti, secondo le stime di consumo, avremo terminato simbolicamente le riserve interne di pesce, molluschi e crostacei e inizieranno le importazioni dei prodotti ittici dall’estero, fino alla fine dell’anno.  

Il progetto di WWF denominato Fish Forward, ci invita tutti a porre una maggiore attenzione al consumo sostenibile delle risorse ittiche, un patrimonio che non va considerato infinito. Nella guida online al consumo ittico responsabile il WWF fornisce semplici consigli sui criteri da adottare per fare scelte a basso impatto sugli oceani. Ad esempio, molto importante soprattutto in questo periodo di crisi per la nostra pesca locale, è privilegiare l’acquisto del pesce fresco proveniente appunto da pesca artigianale a “miglio zero”. 

In generale comunque è necessario fare attenzione a non scegliere specie sovrasfruttate. Il WWF ne indica alcune: prima tra tutte l’anguilla, oggi classificata come “in pericolo critico” nella Lista Rossa IUCN, il gradino immediatamente precedente l’estinzione. Insieme a lei tante altre specie sono rappresentate nella guida di WWF, dove troviamo le informazioni necessarie per scegliere le più sostenibili, verificando dall’etichetta la provenienza e il metodo di cattura e confrontando queste informazioni con quelle indicate nella guida.  

Al posto delle specie in pericolo è consigliato diversificare le scelte, orientandoci su specie locali meno conosciute e quindi solitamente poco richieste come il sugarello, il tonnetto alletterato, il tombarello, la lampuga, la ricciola e la triglia di scoglio. Vanno bene anche molluschi come vongole, cozze e ostriche. Sarà un’occasione per provare nuovi sapori e cimentarsi in ricette differenti. 
Anche il rispetto della stagionalità delle specie e delle taglie minime è una regola che possiamo applicare facilmente, e su cui possiamo farci aiutare dai consigli del nostro pescivendolo di fiducia e dalla guida WWF. 

Per verificare la nostra capacità di scegliere responsabilmente c’è anche un gioco interattivo con cui possiamo divertirci a confrontare le nostre conoscenze in famiglia: il banco del pesce di WWF.  

Gli oceani hanno bisogno del nostro aiuto e noi possiamo fornirlo con un piccolo impegno e un po’ di attenzione. Solo così potremo far sì che la vita marina torni a prosperare e che il pesce continui a nutrire noi e le generazioni future. 

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