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Le ecoballe dell’arcipelago toscano, il wwf chiede un intervento urgente

Era il 2015 quando nelle vicinanze dell’isolotto di Cerboli, in pieno Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, nelle acque antistanti all’isola d’Elba, Piombino e Follonica, la motonave Ivy perse il suo carico di ecoballe da utilizzare come combustibile solido secondario…

Era il 2015 quando nelle vicinanze dell’isolotto di Cerboli, in pieno Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, nelle acque antistanti all’isola d’Elba, Piombino e Follonica, la motonave Ivy perse il suo carico di ecoballe da utilizzare come combustibile solido secondario (CSS). Le ecoballe, per lo più costituite da materiale plastico, erano 56 (circa 65 ton); ancora oggi, al netto di quelle recuperate o riaffiorate, ne mancano all’ appello ancora 48. 
Il ruolo di Commissario per il recupero è stato affidato dal Governo al Contrammiraglio Aurelio Caligione, capo del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera. Proprio quando le operazioni di recupero stavano procedendo nel migliore dei modi, giunge la notizia che l’AGCOM ( Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha dichiarato incompatibile il suo ruolo, causa conflitto d’interessi. Questo assurdo stop, ha rischiato di far perdere ulteriore tempo, rendendo lo sfaldamento delle ecoballe sempre più un rischio concreto. 

Apprendiamo con piacere che le operazioni di recupero sono riprese nei giorni del 15-16 febbraio, a cura del personale del Nucleo Operatori subacquei di Genova, portando all’individuazione di 28 ecoballe. 
Proprio per giungere alla conclusione della già troppo lunga vicenda, chiediamo azioni urgenti da parte del Governo e della Regione Toscana e ai Comuni coinvolti, per premere verso una soluzione definitiva e per la messa in sicurezza del materiale raccolto.  

Ormai da 5 anni queste ecoballe stanno rilasciando senza dubbio plastiche e microplastiche in mare, con il rischio che lo sfaldamento delle coperture aumenti le tonnellate di spazzatura che già si stanno riversando sulle coste toscane e non, con un danno non solo ambientale ma anche economico/turistico. 
Una vicenda, quella della Ivy, dal sapore italiano, visto che non è ancora stata fatta chiarezza sull’incidente del 2015. Sarebbe fondamentale, dopo il necessario recupero, arrivare a capire oltre alle cause dell’incidente, anche il perché dell’enorme  ritardo nelle operazioni di informazione e recupero.
 

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