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Australia: Diario di viaggio, seconda parte

Quinta tappa – Peggiorano gli incendi in Australia Oggi è atterrata in Australia Benedetta (amica e collega). Ha organizzato un viaggio diverso dal nostro, nel Nuovo Galles del Sud e nello stato di Victoria, oggi purtroppo al centro…

Quinta tappa – Peggiorano gli incendi in Australia

Oggi è atterrata in Australia Benedetta (amica e collega). Ha organizzato un viaggio diverso dal nostro, nel Nuovo Galles del Sud e nello stato di Victoria, oggi purtroppo al centro dei grandi incendi. Abbiamo pochissime sue notizie via whatsapp, ma sappiamo che ha dovuto abbandonare il programma di visitare Kangaroo Island (meta molto ambita dai turisti di ogni paese) perché l’isola è stata evacuata per l’emergenza incendi. Un altro piccolo scrigno di natura divorato dalle fiamme che nessuno di noi potrà più godere per come era.
In Australia il fronte degli incendi continua ad allargarsi e vani sembrano essere gli sforzi dei vigili del fuoco e di migliaia di volontari che, con turni estenuanti, cercano di far fronte alle fiamme. Neanche l’attivazione dell’esercito, comprese tutte le riserve, riesce a mitigare gli impatti di questa catastrofe.
Chi sono i colpevoli degli incendi? Primi tra tutti sono la siccità e le temperature bollenti – causate dal global warming – che hanno trasformato le foreste in prede facilmente divorabili dalle fiamme. Poi c’è la stupidaggine umana che galoppa senza briglia e innesca i roghi per caso (sigarette, barbeque, scintille da operazioni di vario tipo) o per crimine. Poi ci sono gli incendi naturali causati dai fulmini.
È vero che gli incendi in Australia fanno parte dei processi ecologici e che gli aborigeni hanno sempre utilizzato le fiamme per gestire e sopravvivere in una natura dura e impervia. Ma quello che sta succedendo oggi è di una portata completamente diversa e in un contesto del tutto  trasformato. Quello che oggi brucia sono gli ultimi tasselli di ecosistemi naturali a cui non possiamo assolutamente rinunciare.
La lotta agli incendi è  una vera propria guerra combattuta da eserciti di perdenti: anche se oggi riusciremo a fermare le fiamme in Australia, chi fermerà la portata di tutto quello che i cambiamenti climatici ci riserveranno?

Sesta tappa – Non solo Koala
Siamo nel massiccio montuoso centrale della Tasmania dove il parco nazionale di Cradle Mountain protegge straordinarie foreste e incredibili formazioni glaciali. Scopriamo che la wilderness di quest’isola è riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. 
Sono ormai rarissimi i luoghi del pianeta che ancora conservano ampi tratti di foreste temperate naturali. Il parco è spettacolare  e ci riempiono gli occhi i laghi glaciali immersi tra eucalipti fioriti e faggi.
Tornati a casa, dopo 18 chilometri di trekking, accendiamo la televisione per seguire gli aggiornamenti sul dramma degli incendi. Sono salite a 24 le vittime delle fiamme e sono più di 1.800 le abitazioni distrutte. Le fiamme non sembrano fermarsi in nessun modo e la situazione è ogni giorno peggiore. Il telegiornale ci informa che è già stato  distrutto dalle fiamme un totale di 6,5 milioni di ettari: una superficie grande come tre volte la Toscana o 5 volte il Lazio.
Continua a bruciare la bellissima Cangaroo island dove purtroppo  vive un’importante popolazione di koala. Le fiamme avrebbero già ucciso il 50% dei koala che vivevano sull’isola. I cittadini più consapevoli della connessione tra gli incendi e i cambiamenti climatici iniziano a chiedere che l’Australia cambi le proprie politiche energetiche e dimostri finalmente leadership nella battaglia ai cambiamenti climatici. È quello che tutti noi ci aspettiamo. Se non ci riescono queste drammatiche vicende siamo spacciati.
Ma le vittime dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale non solo sono i koala, oggi i giornali riportano la decisione in Australia di abbattere 10.000 dromedari. I dromedari vennero introdotti in Australia dagli inglesi nell’800 per il trasporto nel deserto ma si sono successivamente inselvatichiti e riprodotti. 
La devastante siccità spinge questi poveri animali ad avvicinarsi agli insediamenti umani nella disperata ricerca di acqua. Da domani squadre di cacciatori professionisti daranno la caccia a questi poveri animali dal cielo, su elicotteri messi a disposizione dal governo.  
Quanti animali ancora dovranno pagare le conseguenze della nostra follia?

Settima tappa . Oggi abbiamo dedicato la giornata alla visita di un centro specializzato nel recupero di animali minacciati, vittime di incidenti o bisognosi di cure. Questo centro che opera nel Nord della Tasmania accudisce in particolare ornitorinchi ed echidna, due particolarissime specie di mammiferi – anche detti mammiferi monotremi – che si riproducono deponendo delle uova (i piccoli vengono comunque allattati dalla madre!). Sono specie uniche  dell’Australia  e oggi particolarmente minacciate dai cambiamenti climatici, dalla siccità e dagli incendi. Per fortuna anche l’Australia è piena di  volontari straordinari che dedicano il loro tempo e tutta la loro passione ad assistere e recuperare animali feriti, vittime di incidenti o comunque bisognosi di cure, esattamente cone i volontari del WWF in Italia e nel resto del mondo. Osservare per la prima volta dal vivo un echidna e un ornitorinco – dopo averli visti in decine di documentari – è stato molto emozionante. Sono animali unici al mondo.


Non esiste oggi una stima esatta di quanti ornitorinchi sopravvivano in Australia, ma si sa che le grandi siccità e gli incendi stanno mettendo a serio rischio il loro habitat di acque e di foreste. In TV hanno fatto vedere un centro di recupero per i canguri travolto dagli incendi dove un gran numero di questi affascinanti marsupiali ha perso la vita. I gestori del rifugio bendavano le ferite dei canguri sopravvissuti tra lacrime e singhiozzi. Gli animali sono le grandi vittime degli incendi che stanno divorando le foreste australiane ma la sofferenza di chi a loro si dedica – gestori di parchi, volontari,  naturalisti, ricercatori – o più semplicemente amanti della natura – é enorme.

Aiutaci a salvare i koala ancora in pericolo e curare quelli feriti, impegneremo i fondi raccolti per finanziare i centri di recupero e l’azione di messa a dimora dei primi 10mila alberi  

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