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Pur di attaccarci si ‘storpia’ persino il diritto internazionale

Dispiace dover tornare ancora una volta a spiegare cose che sono sotto gli occhi di tutti e che sono state chiarite davvero in tutte le sedi. Ora, pur di attaccare il WWF per la decisione di far diventare…

Dispiace dover tornare ancora una volta a spiegare cose che sono sotto gli occhi di tutti e che sono state chiarite davvero in tutte le sedi. Ora, pur di attaccare il WWF per la decisione di far diventare popolare la campagna contro l’inquinamento da plastica in natura portandola al Jova Beach Party, si chiama in ballo (senza alcun fondamento) anche la violazione del diritto internazionale! Questa novità l’abbiamo appresa da un articolo di Vita a cui siamo costretti a rispondere. È chiaro comunque che il WWF risponderà a questa campagna diffamatoria anche nei modi dovuti consentiti dalla legge.
Le accuse che vengono rivolte ora sono quelle di aver violato il “Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo”, accuse infondate sia nel merito che per l’indirizzo. il “Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo” costituisce un impegno rispetto alla pianificazione territoriale e come tale si riferisce alle trasformazioni permanenti, agli indirizzi di sviluppo, all’armonizzazione tra tutela ed attività antropiche e, per altro, non ha, purtroppo, un regolamento applicativo. È un Protocollo che stabilisce i principi a cui dovrebbero riferirsi tutti i soggetti che hanno titolo nella gestione della fascia costiera. Per sua natura il protocollo non è certo un regolamento internazionale per gli eventi estivi, né svolge la sua funzione relativamente a situazioni una tantum.
Stabilita la questione di merito la strumentalità dell’attacco che il WWF sta ricevendo è facilmente dimostrabile per il fatto che una violazione di una qualunque norma può essere compiuta solo da colui che pone in essere una determinata azione. In questo caso il WWF non è né proponente, né organizzatore, né esecutore, né gestore, né controllore né certificatore.
Enti preposti hanno rilasciato le autorizzazioni necessarie per cui se qualcuno ha qualcosa da dire anziché inventare una dottrina internazionale priva anche dei più elementari fondamenti giuridici e anziché giocare sull’aspetto comunicativo di esposti rivolti a soggetti sbagliati si segnala la banalità dei ricorsi ai tribunali amministrativi.

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