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Sul piano integrato Clima ed Energia l’Italia ascolti l’UE

Il WWF ritiene che il Governo italiano debba assumere il parere espresso dalla Commissione UE sulla bozza di PNIEC (Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima) presentata a Bruxelles a inizio anno come un incoraggiamento a proseguire…

Il WWF ritiene che il Governo italiano debba assumere il parere espresso dalla Commissione UE sulla bozza di PNIEC (Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima) presentata a Bruxelles a inizio anno come un incoraggiamento a proseguire il lavoro, correggendo le evidenti carenze, innanzi tutto quella di strumenti attuativi. 

“Leggeremo il corposo materiale che la Commissione ha distribuito, ma ci pare che le raccomandazioni generali date oggi in conferenza stampa dal Commissario Arias Canete siano particolarmente adatte a descrivere il compito che attende ora il Governo in generale e i Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Trasporti in particolare–ha commentato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-. C’è molto spazio di miglioramento, a partire dal target per le rinnovabili, inadeguato rispetto all’innalzamento europeo al 32% e rispetto alle potenzialità italiane. Non è solo questione di obiettivi, è soprattutto la sostanza degli strumenti su come raggiungerli, visto che il PNIEC non è un libro dei sogni, ma un impegno che verrà costantemente verificato in un dialogo con l’Unione. L’Italia deve dire ‘come’ e ‘con che cosa’, e poi farlo davvero, a partire dalla rimozione dei sussidi ai combustibili fossili”. 

La Commissione richiama i Paesi alla necessità di essere ambiziosi. Per esempio rilanciando la leadership dell’Unione sulle rinnovabili, una questione non solo di sicurezza energetica e di politica climatica responsabile, ma imperativo per sfruttare al meglio il potenziale di crescita economica “verde”: ebbene, in questo l’Italia, pur baciata da una posizione geografica favorevole, è molto indietro sia come investimenti che come capacità di creare le condizioni adatte. “Al contrario, l’Italia pare orientata investire molto su nuove infrastrutture e nuova capacità termoelettrica a gas, di cui non ha davvero bisogno, come abbiamo dimostrato anche in uno studio da noi commissionato nel 2017* –sottolinea Midulla- e non si preoccupa abbastanza di investire nelle tecnologie e nello sviluppo futuro, a partire dalle energie rinnovabili, dall’efficienza e dal risparmio energetico, su cui va fatto molto di più, e dagli accumuli, cioè dai sistemi per stoccare l’energia prodotta dalle rinnovabili e garantire la disponibilità e la stabilità del sistema”. 

Sul phase out del carbone, dalla prima lettura dei documenti della Commissione appare chiaro che l’Italia non è affatto sola in questa decisione –proprio oggi si è aggiunta anche la Slovacchia. “Vanno convinti i più conservatori e attendisti, il phase out entro il 2025 si può e si deve fare, dando impulso a veri e propri piani di sviluppo sostenibile dei territori e delle comunità che garantiscano non solo il lavoro che c’è oggi, ma le opportunità molto maggiori del lavoro di domani”, dice Midulla. 

Il WWF ha reso noto oggi un documento di osservazioni al PNIEC nel quale, tra l’altro, sottolinea la carenza di una visione più a lungo termine che consenta di stabilire bene le tappe del percorso. “Qui non si tratta di dire che va tutto bene o va tutto male, ma cerchiamo di stimolare il Governo a operare in modo sistemico, anche perché ormai non si può più lavorare a compartimenti stagni, quel che si fa sui trasporti si riflette sul settore elettrico, è vero, ma anche viceversa. Ci auguriamo che, dopo la fase delle domande, arrivi presto l’occasione di un coinvolgimento diretto degli stakeholder, in un percorso davvero partecipato”, conclude Midulla.  

“Phase‐out del carbone al 2025 – Ipotesi e impatti nello scenario elettrico”
 

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