Non poteva chiudersi in modo peggiore l’anno 2018 per la fauna selvatica in Lombardia: una rarissima gru è stata recuperata, ferita da una fucilata, nel Comune di Dello nella bassa pianura bresciana. La Gru è uno degli uccelli migratori più grandi ed eleganti ed ha fin dall’antichità affascinato l’uomo: gli stormi vocianti, dalla caratteristica forma a V, hanno ispirato leggende e reso la gru un uccello simbolo di prosperità, buona sorte e lunga vita. Cicerone, Plinio il Vecchio, il poeta greco Esiodo, tra i tanti, ne hanno decantantato le abitudini cosicchè nel Medioevo era simbolo della vigilanza, della previdenza, della lealtà e della prudenza spirituale.Triste sorte ha invece avuto la Gru di Dello: l’uccello, alto circa 1 metro e 20 centimetri, con un’apertura alare di oltre 2 metri, che presentava evidenti macchie di sangue sul piumaggio è stato visto da un cittadino che ha subito allertato il Corpo Polizia provinciale Nucleo Ittico Venatorio di Brescia: decine di cittadini e le Guardie Ecologiche Volontarie hanno per ore setacciato la campagna, nella nebbia, per recuperare l’animale.
“La gru presentava una vistosa ferita sul petto”. Racconta Emanuela Marzoli, Guardia Ecologica Volontaria Ente Provincia di Brescia che aggiunge: “quando è stata trovata in un fosso, era accovacciata in condizioni davvero critiche. Se non fosse stato per i tanti cittadini che si sono mobilitati, il raro volatile sarebbe probabilmente morto”.
La gru è stata successivamente consegnata dalla Guardie Venatorie WWF al C.R.A.S. WWF Valpredina, Cenate Sopra (BG), dove sottoponendola a radiografia si sono evidenziati 4 pallini di piombo del diametro di 3 mm.
“Sono pallini di una certa dimensione”, continua Filippo Bamberghi Guardia WWF del Nucleo di Brescia “utilizzati per la caccia alla fauna stanziale, come fagiani, minilepri oppure per la caccia alle anatre. Due pallini sono conficcati in un’ala dove hanno procurato una frattura e due nel posteriore dell’uccello. Le condizioni sono stabili, l’ala è stata immobilizzata per evitare una maggiore compromissione dell’osso fratturato. Ci vorranno alcune settimane per capire se la Gru possa essere rimessa in libertà e possa proseguire la migrazione”.
Il gravissimo episodio, evidenzia il perdurare del bracconaggio, nonostante il costante impegno del Corpo di Polizia provinciale-Nucleo Ittico Venatorio e delle Guardie Volontarie WWF nella pianura bresciana, sotto il coordinamento del Commissario Capo Dario Saleri: attività che ha portato alla denuncia durante la corrente stagione venatoria 2018/2019 di 41 cacciatori, con il sequestro di 38 fucili, 28 richiami acustici a funzionamento elettromagnetico e 119 esemplari di fauna protetta.
Il “Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”, approvato dalla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano il 30 marzo 2017, individua 7 aree in cui il bracconaggio risulta particolarmente intenso; uno dei black-spot del bracconaggio sono le Prealpi lombardo-venete e la Provincia di Brescia l’epicentro del fenomeno. A far capire la dimensione dell’illegalità bastano i dati dell’attività del Corpo di Polizia Provinciale di Brescia, che dal 2001 al 2018 ha portato alla denuncia di 2171 persone per atti di bracconaggio, con il sequestro di 1060 fucili, 669 richiami, 1500 reti da uccellagione, 3413 trappole, 4860 esemplari di fauna morta e 2137 esemplari di fauna viva.
L’attività del Nucleo Ittico Venatorio, inoltre ha consentito il recupero di 644 esemplari di fauna ferita o in difficoltà, di cui ben 148 rapaci, che sono stati consegnati ai CRAS convenzionati (Centri recupero animali selvatici) di Valpredina e Paspardo.
“L’atto di bracconaggio di Dello, è solo l’ultimo, gravissimo episodio di una lunga serie che ha visto come vittime centinaia di piccoli uccelli protetti, oltre ai numerosissimi rapaci sparati. Oltre ai casi eclatanti, quella che è la nornale routine, come i 12 pettirossi uccisi da un solo cacciatore di Nave nella bassa bresciana. Ciò è il risultato di una vigilanza via via ridotta all’osso, una legislazione che nonostante preveda reati (oblazionabili) non impaurisce i tanti che commettono illegalità. Sanzioni i cui importi che sono fermi al 1992, anno di promulgazione di una Legge, che avrebbe dovuto limitare i danni dell’attività venatoria, ma il cui intento è stato svilito dalle continue modifiche delle Leggi Regionali. Anche oggi 26 dicembre 2016, le Guardie WWF sono operative nella zona della Franciacorta, sempre in collaborazione con il Corpo Polizia provinciale Nucleo Ittico Venatorio di Brescia, ed hanno controllato due cacciatori: uno aveva abbattuto un pettirosso e una capinera, un altro tre pettirossi, due capinere e un fringuello”, conclude Antonio Delle Monache Coordinatore Guardie WWF Lombardia.