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Gli emendamenti pro balneari estendono la privatizzazione delle spiagge italiane

Si rafforza e si estende la privatizzazione delle spiagge italiane. Con i due emendamenti al disegno di legge di bilancio 2019, proposti dalla maggioranza in Senato, non solo si consolida la permanenza sino al 2020 di strutture amovibili…

Si rafforza e si estende la privatizzazione delle spiagge italiane. Con i due emendamenti al disegno di legge di bilancio 2019, proposti dalla maggioranza in Senato, non solo si consolida la permanenza sino al 2020 di strutture amovibili sui nostri litorali e si prorogano di fatto, per un massimo di 25 anni, le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari in spregio alla Direttiva europea sulla concorrenza Bolkenstein (che imporrebbe le gare) ma addirittura si propone un meccanismo che consente di individuare e concedere ulteriori aree demaniali attualmente libere per nuove attività balneari.
 
Lo denuncia il WWF che ricorda come, secondo le elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila Bernardino Romano, sono solo 1.860 km i tratti lineari di costa più lunghi di 5 km del nostro Paese (isole comprese) ancora liberi e con un buon grado di naturalità (il 23% dei nostri litorali, su complessivi 8000 km circa). Invece, nell’emendamento sulla proroga e l’estensione delle concessioni per gli stabilimenti balneari, rileva il WWF, si arriva addirittura a sostenere, sottolineano le associazioni, che la privatizzazione sarebbe compatibile con la sostenibilità ambientale e la tutela degli ecosistemi marittimi coinvolti, mentre di fatto si estende l’effetto barriera che già caratterizza amplissime porzioni dei nostri litorali.
 
In questa maniera, conclude il WWF, si illudono gli imprenditori del settore di poter eludere le norme europee sulla concorrenza e si crea un duplice danno, con meno entrate e maggiori uscite per la comunità: perché, da un lato, si consolida una rendita di posizione, basata sul versamento di canoni molto bassi e servizi spesso scadenti, e dall’altro, si corre il rischio, anzi la certezza che l’Italia sarà sottoposta ad un’ulteriore procedura d’infrazione e alle relative multe comunitarie.

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