Aveva 4 anni e portava in grembo due cuccioli la tigre di Sumatra che è stata uccisa dalla trappola di un bracconiere. Lo scorso 25 settembre, il corpo senza vita di una giovane tigre è stato ritrovato dai ranger nei pressi della Riserva naturale di Rimbang Baling, uno degli ultimi habitat della tigre di Sumatra.
L’animale era femmina e stava per dare alla luce due cuccioli, un maschio e una femmina che sarebbero nati da lì a pochi giorni. Nessuno è sopravvissuto alla trappola mortale costruita con cavi di ferro e piazzata da un bracconiere per catturare e uccidere una delle ultime tigri di Sumatra. Di questa straordinaria sottospecie di tigre ne rimangono ormai non più di 400, rendendo disperata la lotta per la loro sopravvivenza.
“In una situazione così critica, un solo animale ha un valore enorme, ancor più se stava per dare alla luce due piccoli. Questo per non pensare alla morte atroce che la cattiveria dell’uomo ha riservato a questo splendido animale. Ma noi non ci rassegniamo alla scomparsa della tigre nell’isola di Sumatra. Abbiamo per fortuna importanti progetti che ci danno fiducia e speranza. Speriamo che la morte di questa tigre sia da ammonimento a tutti e faccia capire alla gente che per salvare la tigre dall’estinzione abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti” ha commentato Isabella Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia.
I soccorritori si sono accorti che la tigre è riuscita a rompere la trappola, ma non a liberarsi dal filo di acciaio, che le si è attorcigliato, le ha ferito l’addome e lacerato un rene. Trappole simili sono economiche e facilmente realizzabili con materiali come cavi d’acciaio e altri fili metallici. Un bracconiere può creare decine di insidie simili in un giorno, facendo stragi tra piccoli e grandi mammiferi e distruggendo quella biodiversità che è anche fonte di cibo per i felini.
Dopo aver ricevuto la notizia del ritrovamento, l’unità di pattugliamento “Tiger team” del WWF, in collaborazione con le autorità, ha immediatamente condotto un sopralluogo dell’area che circonda il sito in cui è stata ritrovata la vittima, per cercare di rimuovere altre eventuali trappole. Nel frattempo un’altra squadra del WWF di Sumatra ha visitato i villaggi locali vicini, per avvisare le comunità di quanto era accaduto e coinvolgerli nelle ricerca dei responsabili. Purtroppo ancora oggi in molte aree protette in tutta l’Asia, centinaia di migliaia di trappole mortali vengono rimosse ogni anno dai rangers.
Negli ultimi 15 anni, secondo i dati raccolti da HarimauKita (un forum composto da istituzioni governative, organizzazioni dedicate alla conservazione e altri partner) almeno 130 tigri di Sumatra sono state uccise da trappole fatte con lacci d’acciaio. Tra il 2006 e il 2014, si stima che la presenza queste armi micidiali a Sumatra sia raddoppiata: l’unico luogo sulla Terra in cui, all’interno dello stesso habitat, convivono tigri, oranghi, elefanti e rinoceronti.
“Questa tragedia è solo la punta dell’iceberg. Le trappole letali sono così facili da installare e nascondere, che è impossibile riuscire a stimare quante ne vengono nascoste in natura ogni giorno ed è ancora più difficile sapere il numero esatto di tigri che rimangono intrappolate e muoiono con atroci sofferenze”, ha affermato Sunarto, naturalista del WWF-Indonesia.
Il bracconaggio è costantemente alimentato dalla domanda di prodotti selvatici illegali: le tigri e i loro resti, vengono venduti al mercato nero in molte parti dell’Asia. Nelle rare occasioni in cui una tigre riesce a sfuggire ad una trappola, soffre comunque di lesioni e traumi che le impediscono di cacciare, provocandone la morte per fame o infezioni. Il WWF sta lavorando con governi, aziende, partner per la conservazione e comunità locali per il programma TX2, l’obiettivo globale è quello di raddoppiare il numero di tigri in natura entro il 2022, prossimo anno della tigre nel calendario cinese.
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