La città di Incheon si trova in Corea del Sud e sarà la sede del prossimo incontro dell’IPCC.
In lingua inglese il nome della località appare composto da Inch (unità di misura imperiale pari a 2,5 cm), ed Eon (eone, la più estesa unità cronologica in cui è stata divisa l’età della Terra).
Un pollice misura appena 2,5 centimetri, mentre un eone è un tempo immensamente lungo. Qualcuno potrebbe affermare che in termini di iniziative per il clima, la comunità globale ha fatto passi in avanti lunghi pochi centimetri, considerato che siamo consapevoli da tantissimo tempo che le attività umane sono fra le principali cause del surriscaldamento globale.
Dal 1 Ottobre 2018, il Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) si riunisce a Incheon, in Corea, per discutere delle possibilità che abbiamo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi.
Cos’è l’IPCC?
L’IPCC produce valutazioni globali sullo stato del clima e i cosiddetti “rapporti speciali” su temi cruciali come il settore dell’aviazione o la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. I rapporti dell’IPCC sono fonti autorevoli di informazione e forniscono le basi della comprensione dei cambiamenti climatici per la comunità internazionale. I rapporti dell’IPCC sono molto corposi (arrivano a centinaia, se non migliaia di pagine) e hanno un peso importante. L’IPCC è nato a cavallo del nuovo millennio, quest’anno compie trent’anni, e nel 2007 ha condiviso il Premio Nobel per la pace con Al Gore.
Non esiste un’altra organizzazione come l’IPCC per quanto riguarda le procedure di stesura dei rapporti. Questi documenti rappresentano il culmine degli studi di centinaia di scienziati in tutto il mondo. Gli esperti dell’IPCC elaborano le informazioni più recenti provenienti da diverse discipline, dalle scienze fisiche agli impatti del clima, per arrivare fino alle soluzioni climatiche. Sono migliaia anche i revisori che aiutano gli autori a perfezionare le bozze.
Il risultato più importante di ciascun rapporto è il “sommario per i responsabili politici”, concordato riga per riga dai 195 paesi membri dell’IPCC per apporre il sigillo di approvazione delle autorità governative.
Il rapporto speciale sul limite di 1,5°C sta per essere pubblicato
A Incheon, l’IPCC deve approvare la sintesi per i responsabili politici del suo rapporto speciale sul riscaldamento globale di 1,5°C (Special Report on Global Warming of 1.5°C). Questo rapporto costituirà un contributo critico al dialogo di Talanoa del 2018 (Talanoa dialogue): un processo dei negoziati ONU sul Clima che dovrebbe contribuire ad aumentare i livelli di ambizione nell’ambito dell’Accordo di Parigi prima del 2020.
Perché la scelta di 1,5°C?
La minaccia esistenziale del cambiamento climatico, in particolare per alcuni Paesi vulnerabili e insulari, è stata lo stimolo per concordare sull’obiettivo dell’Accordo di Parigi, che vuole limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, e per aumentare gli sforzi per mantenere la temperatura entro 1,5°C.
Gli scienziati hanno quindi scelto di concentrare la ricerca sul valore soglia di 1,5°C e la relazione speciale valuterà e ne mostrerà i risultati.
La scienza recente ha messo in evidenza diversi aspetti.
Gli impatti dei cambiamenti climatici si già stanno verificando
Questo è un ulteriore motivo per accelerare la decarbonizzazione (carbonio zero) dell’economia. L’attuale valore di circa 1°C del riscaldamento globale sta già provocando impatti e causando danni, anche con eventi meteorologici estremi e pericolosi, per esempio l’ondata di caldo globale di quest’estate, vasti incendi e uragani letali. Dobbiamo agire subito anche per adattarci e diventare resilienti o le temperature continueranno ad aumentare.
1,5°C è più sicuro di 2°C, per l’uomo e per la natura
Sappiamo già che temperature globali più elevate implicano maggiori impatti climatici sulla terraferma, negli oceani e nelle regioni polari. Ora, però, possiamo quantificare meglio la misura di tali impatti. Ad esempio, in un mondo con la temperatura media globale aumentata di 1,5° C rispetto all’era pre-industriale, quasi 700 milioni di persone (il 9,0% della popolazione mondiale) saranno esposte a ondate di calore estremo almeno una volta ogni 20 anni, ma in un mondo in cui l’aumento della temperatura globale superasse i 2°C, lo saranno più di 2 miliardi di persone (il 28,2%). Allo stesso modo, in un mondo più caldo di 1,5°C, la proiezione di fine secolo dice che il 70% delle barriere coralline tropicali è a rischio di grave degrado a causa dello sbiancamento indotto dalla temperatura, mentre di fatto lo saranno tutte, il 100% a rischio se la temperatura supera 2°C.
Rimanere entro +1,5°C è possibile
Per restare sotto la soglia di 1,5°C sappiamo quali sono le misure che devono essere messe in atto. La leadership politica è importante e allo stesso modo lo sono le scelte individuali. Scelte politiche giuste e forte leadership possono portare alla necessaria riduzione rapida e profonda delle emissioni di gas serra, e questo aumenterà la possibilità di limitare il riscaldamento a 1,5 °C.
Per renderlo possibile, i governi dovranno per esempio incrementare le energie rinnovabili eliminando i combustibili fossili, mentre le persone dovranno prediligere una dieta maggiormente basata sui vegetali. Questo non sminuisce certo la portata senza precedenti della sfida che ci attende, ma dimostra che quella del limite di 1,5°C è un obiettivo perseguibile, per raggiungere il quale abbiamo tutti i mezzi necessari, basta usarli.
È necessario raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette
Prima di tutto occorrono tagli rapidi e incisivi all’inquinamento e alle emissioni di gas serra. Occorre anche, però, rimuovere attivamente l’anidride carbonica dall’atmosfera per bilanciare eventuali emissioni residue, difficili da mitigare. Sappiamo che le opzioni naturali di rimozione dell’anidride carbonica, come il ripristino delle foreste, possono avere benefici che vanno ben oltre la mitigazione del clima e rappresentano un obiettivo immediato migliore rispetto alle opzioni di rimozione tecnologica. L’equilibrio tra emissioni prodotte e rimozione del carbonio deve avvenire a livello globale entro la metà del secolo, e dovrà avvenire in primis nei Paesi sviluppati.
Il WWF e l’IPCC
Il WWF è impegnato con grande interesse negli sviluppi scientifici che stanno alla base del limite di 1,5°C. L’organizzazione sarà presente con una delegazione a Incheon per garantire che i governi, le imprese e il pubblico possano intraprendere azioni basate sulle migliori informazioni scientifiche. In particolare, vogliamo dimostrare che riuscire a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C è più sicuro rispetto al riscaldamento globale di 2°C o superiore, e che abbiamo a disposizione altre scelte che possono fare la differenza. Il tempo a disposizione è breve: abbiamo solo alcuni anni, non eoni, e dobbiamo percorrere molti chilometri, non centimetri.
(Liberamente tratto e tradotto dal blog di Stephen Cornelius, Capo della Delegazione WWF all’Ipcc)