Esattamente vent’anni fa, nel 1998, la Regione Emilia-Romagna predisponeva il Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT) attualmente in vigore e la legge 30/98, che disciplina il tema dei trasporti nella nostra regione. In occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile, il WWF regionale mette in luce le principali contraddizioni degli ultimi due decenni:
“Emerge l’incapacità degli amministratori di fare scelte coerenti nel lungo periodo. – spiega il WWF – La legge 30 è stata sottoposta a continue modifiche che hanno trasformato il trasporto pubblico in un gioco di alleanze ed equilibri politici. Il PRIT è scaduto da otto anni: quello nuovo, ancora in preparazione, appare fortemente sbilanciato verso il trasporto stradale e le grandi opere.
Tra il martello e l’incudine i cittadini emiliano-romagnoli che, a distanza di vent’anni, continuano ad usare l’automobile due volte su tre: una scelta sicuramente discutibile nei centri urbani a misura di bicicletta, che diventa però scelta obbligata nelle periferie, negli hinterland e nel diffuso spam urbano cresciuto a dismisura, dove spesso mancano i marciapiedi e le piste ciclabili mentre i mezzi pubblici non hanno una frequenza adeguata. È di queste carenze quotidiane che ci si dovrebbe occupare, anziché continuare a sperperare risorse e territorio per nuove infrastrutture stradali.
A proposito di scelte incoerenti, se il PRIT del 1998 prevedeva un potenziamento delle ferrovie secondarie, il nuovo Patto per il trasporto pubblico regionale 2018-2020 propone la sostituzione dei treni con autobus sulle direttrici “a minor domanda”, come si è fatto con la Piacenza-Cremona chiusa nel 2013.
In Emilia-Romagna non mancano i soldi, ma una politica coraggiosa che dia ascolto a cittadini e associazioni. – conclude il WWF – Siamo una regione tra le più ricche ed inquinate d’Europa: ogni binario abbandonato ed ogni terreno agricolo sacrificato per nuove strade sono un esempio di cattiva gestione e rappresentano un’occasione persa”.