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Il 14 luglio è lo Shark day

La pesca accidentale tra le prime cause: i veri predatori siamo noi. Un progetto del WWF in Adriatico prevede alleanza coi pescatori e ricercatori per ridurre danni del by-catch”  Il Mediterraneo è un vero hotspot di biodiversità per…

La pesca accidentale tra le prime cause: i veri predatori siamo noi. Un progetto del WWF in Adriatico prevede alleanza coi pescatori e ricercatori per ridurre danni del by-catch” 

Il Mediterraneo è un vero hotspot di biodiversità per gli squali, le razze e le chimere, con circa 86 specie di cui 47 squali, 38 razze e 1 di chimere, pari a circa il 7% del numero totale di pesci cartilaginei esistenti al mondo. Ma nel Mare Nostrum queste specie non nuotano tranquille, anzi, una recente analisi della letteratura scientifica condotta dal WWF ha scoperto che si tratta di uno dei luoghi più pericolosi al mondo per squali e razze, con circa il 50% delle specie minacciato.
È il dato diffuso oggi dal WWF alla vigilia del Shark awareness Day che si celebra il 14 luglio per diffondere una migliore conoscenza di queste specie, veri e propri indicatori della salute degli oceani: il loro declino, infatti,  comporta notevoli conseguenze ecologiche per tutto l’ambiente marino.
Il WWF ha lanciato anche una Campagna di adozione – Adotta uno squaloper sostenere i progetti di tutela portati avanti dal WWF in Adriatico e in parallelo avviato un tam tam di notizie e curiosità sugli squali nei suoi canali social che durerà per tutta l’estate. 
Sopravvissuti ai dinosauri, gli squali, purtroppo, rischiano di non sopravvivere all’uomo nonostante il loro fondamentale contributo all’equilibrio dell’ecosistema marino in quanto predatori apicali. Eppure si tratta di animali affascinati, dalle forme più strane come lo squalo balena (il pesce più grande dei mari) e comportamenti  incredibili come per la verdesca, capace di nuotare per 28.000 km in due anni e mezzo alla ricerca di prede o del partner con cui accoppiarsi.
Delle 73 specie oggetto della valutazione della IUCN (International Union for the Conservation of Nature), 20 sono classificate come in pericolo critico, 11 come in pericolo, 8 come vulnerabili, 9 come quasi minacciate e 12 di minor preoccupazione. Mancano ancora dati su altre 13 specie, un fatto che rende incerto lo stato delle specie che potrebbe essere peggiore di quello che finora si conosce. Eppure dai fossili ritrovati sappiamo che gli squali esistono da più di 400 milioni di anni sul pianeta, ancor prima dei vertebrati terrestri e prima che molte piante avessero colonizzato le terre emerse.

Finiti nella rete. Diverse sono le minacce per squali e razze nel Mediterraneo, ma la sovrapesca sembra essere la più importante, anche se gli squali non sono direttamente oggetto di pesca, al contrario di quanto accade in aree tropicali. Squali e razze vengono catturati accidentalmente nella maggior parte delle attività di pesca del Mediterraneo e purtroppo c’è una grande carenza di dati sul fenomeno, perché tali catture, sia che siano trattenute sia che siano ributtate a mare, non vengono segnalate in modo appropriato. Nell’archivio del programma MEDLEM del CNR, che ha come obiettivo principale proprio la valutazione della pesca incidentale di squali nel Mediterraneo, limitandoci agli ultimi dieci anni circa e alle sole forme giovanili, lungo le coste italiane, si sono registrate oltre 140 catture di cui 18 verdesche, 12 squali mako, e altre specie protette come la mobula, lo squalo elefante, ecc. La pesca a strascico e i palangari sono i principali  tipi di pesca responsabili del bycatch insieme ad altri attrezzi come le reti da posta, le reti derivanti e le reti a circuizione, nonché la pesca sportiva e ricreativa. I palangari di superficie minacciano soprattutto gli squali pelagici e le razze, mentre i palangari di fondo colpiscono le specie bentoniche. Le catture accidentali di squali e razze rappresentano il 10-15% della biomassa delle catture analizzate di palangari per tonni e pesce spada. Il mare di Alborán è l’area con la maggior quantità di bycatch con il 34,3%, seguito dal mare Adriatico con il 15,1%.

Squali a tavola – Un grave problema per i ‘nostri’ squali è la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata che include catture di specie proibite o protette, così come la pesca di specie che non prevedono alcune misure di protezione come limiti di cattura, o limiti di taglia. Questo è il caso ad esempio dei palombi e gattucci (entrambi pescati in Mediterraneo). Anche se proibita dal 2002, la pesca con le reti derivanti è molto intensa e ampiamente diffusa in tutto il Mediterraneo, ed è probabilmente una delle più importanti e nascosta fonte di mortalità per gli squali. Accade inoltre che alcune specie etichettate in modo sbagliato vengano vendute come pesce spada, una vera e propria frode alimentare, un fenomeno rilevato dalle autorità come una delle tre più comuni frodi alimentare relative al pesce in Italia. Ovviamente la frode alimentare non è un problema legato soltanto alla conservazione delle specie ma anche alla sicurezza alimentare e alla salute del consumatore.

Il progetto WWF – L’intervento più importante da mettere in atto subito è la riduzione del bycatch attraverso sia la modificazione delle strategie e degli attrezzi da pesca, ma ciò deve avvenire con la collaborazione completa dei pescatori :  è quanto sta attuando il WWF attraverso il progetto SafeSharks in corso in Italia e Albania. Pescatori, WWF e ricercatori collaboreranno per identificare i metodi più efficaci di rilascio degli squali catturati accidentalmente dai palangari, per  migliorare le possibilità di sopravvivenza delle specie: l’obiettivo è quello di ridurre i traumi subiti dagli animali ributtati in mare con una diffusione delle buone pratiche, e di un

Grazie all’uso del tagging, ovvero, la marcatura satellitare, il WWF inizierà inoltre a monitorare i tassi di sopravvivenza degli squali rilasciati dopo la cattura e i loro  spostamenti  nel Mare Adriatico, informazioni che contribuiranno a identificare e aumentare la protezione delle aree più sicure per la riproduzione e crescita degli squali.

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