WWF: “Avanti sulla strada della convivenza pacifica”, l’Europa non intende abbassare il livello di tutela del lupo
Si è chiuso ieri a Trento il convegno finale del progetto LIFE WolfAlps, alle sue battute finali dopo cinque anni di monitoraggi e impegno per la convivenza stabile tra uomini e lupi sull’arco alpino. I dati di monitoraggio presentati dagli esperti e basati sulle migliori tecniche disponibili, parlano di un trend positivo della popolazione sull’arco alpino, con una stima di circa 50 branchi sulle Alpi italiane, in larga parte in Piemonte ma in espansione anche tra Veneto e Trentino, fondamentale per raggiungere uno stato di conservazione favorevole come richiesto dalla normativa europea.
E proprio dall’UE arriva una bacchettata ai politici italiani, che troppo spesso producono forzature strumentali delle posizioni comunitarie senza riportare cosa esse stesse indicano: in primis che, dopo un’attenta revisione della Direttiva Habitat, gli attuali livelli di protezione della specie in Europa non verranno abbassati. Sono quindi del tutto pretestuose le raccolte di firme sul web, come quella promossa dell’assessore agricoltura della provincia autonoma di Bolzano contro la presenza del lupo sul territorio, rispetto alla quale il WWF presenterà un esposto alla Corte dei Conti per valutarne la legittimità (utilizzo improprio di strumenti pubblici). Petizione cui peraltro stesso capoluogo alto-atesino non ha aderito.
Nel frattempo, le nuove petizioni PRO-lupo stanno rapidamente superando le firme dei contrari. Ma non è questione di chi fa la voce più grossa: le soluzioni per una pacifica coesistenza (come recinti elettrificati, mobili e fissi, cani da guardiania e presenza del pastore in alpeggio, possibilmente combinati tra loro) esistono e i dati dimostrano che funzionano, per cui sarebbe totalmente irrazionale non utilizzarle, soprattutto in contesti come l’Alto Adige in cui il lupo non è ancora arrivato stabilmente.
“Non ci aspettiamo che gli allevatori siano contenti della presenza del lupo sul territorio, ma ben presto scopriranno che alcuni politici li stanno ingannando invocando fantomatici abbattimenti, irrealizzabili dal punto di vista pratico oltre che normativo, facendo perdere loro tempo prezioso per realizzare invece azioni concrete di supporto all’allevamento, mai semplici e miracolose ma ampiamente disponibili con gli ingenti fondi europei per lo sviluppo rurale”, dichiara Marco Galaverni, responsabile Specie e Habitat WWF Italia che conclude: “E quando si accorgeranno di essere stati ingannati, sapranno con chi protestare”.
Da parte sua, il WWF sostiene iniziative virtuose come il progetto Pasturs sulle Alpi orobie e DifesAttiva in Toscana, in cui allevatori e volontari si rimboccano le maniche per gestire gli allevamenti prevenendo i possibili danni da lupo, anche passando per la valorizzazione dei loro prodotti, grazie ad esempio al marchio “Terre di lupi”. Perché il lupo può anche essere un valore aggiunto per il territorio non solo dal punto di vista ecologico, ma anche economico, come attestano i posti di lavoro sempre più diffusi nell’ambito dell’ecoturismo.
Per quanto riguarda invece i recenti avvistamenti di lupi in ambienti urbani, il WWF ricorda come siano normali in questo periodo dell’anno in cui i giovani lupi lasciano i branchi di origine alla ricerca di nuovi territori, ma è importante rispettare alcune regole per evitare ogni possibile problema: non avvicinarsi e non disturbare gli animali, mai lasciare cibo a diposizione della fauna selvatica, custodire adeguatamente animali da reddito e da compagnia, segnalare immediatamente alle autorità la presenza di bocconi avvelenati per prevenire casi di avvelenamento.