WWF Calabria denuncia: sparatori venuti dal Nord e complicità locali
Rabbia e indignazione: sono questi i sentimenti provati dagli ambientalisti calabresi ( e non solo) dopo la notizia dell’incredibile strage di uccelli perpetrata nelle campagne di Rossano e Corigliano Calabro, scoperta grazie all’attività investigativa dei Carabinieri Forestali che hanno denunciato quattro persone, sequestrato ben 28 fucili e centinaia di cartucce e a cui va tutto l’apprezzamento del WWF e l’ esortazione a proseguire su questa strada.
L’elenco dei poveri volatili trucidati dalle fucilate di cacciatori provenienti dal Nord, con la complicità di personaggi locali che poi provvedevano a spedirli con pullman di linea, comprende, tra gli altri, specie di pochi grammi come cardellini, verzellini, verdoni, fanelli, pettirossi, cinciallegre (tutte specie protetti!) per un totale di oltre 3000 uccelli chiusi in scatole e destinati a finire sulle tavole dei fanatici della “polenta e osei”. Tante povere vittime, così numerose da coprire il pavimento di un’intera stanza, per come mostrano le raccapriccianti immagini diffuse dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale dei Carabinieri Forestali di Cosenza in collaborazione con le Stazioni di Corigliano, Rossano e Acri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.
Una vera e propria ecatombe faunistica resa possibile da quel vergognoso fenomeno che proprio il WWF, dopo alcune operazioni del Corpo di Polizia Provinciale di Cosenza, aveva denunciato pochi giorni fa e che risponde al nome di “nomadismo venatorio”, vale a dire le trasferte di cacciatori provenienti da altre regioni: in questo caso come “novelli barbari” armati di calibro 12. Vogliamo sperare che non siano questi i “turisti” che vuole la Calabria, altrimenti sarebbe come invitare i vandali a fare a pezzi i Bronzi di Riace per portarsi via un ricordino.
Il traffico illecito di migliaia e migliaia di uccelli abbattuti in Calabria e scoperto grazie ai Carabinieri Forestali, rappresenta evidentemente la punta di un iceberg di illegalità nel campo dell’attività venatoria radicata e diffusa su tutto il territorio regionale. Un’anarchia venatoria alimentata dalla oggettiva carenza di controlli su un territorio troppo grande aperto alla caccia, a cui si aggiungono le scelte del tutto perniciose a livello regionale, come la concessione dei giorni a scelta (la caccia è aperta per cinque giorni alla settimana e per oltre cinque mesi).
Eppure, nonostante un quadro così allarmante e ben noto, la Regione Calabria quest’anno ha ritenuto di prolungare il periodo di caccia fino a 10 febbraio, per permettere la caccia ai corvidi.