Sebbene spesso percepite come un ambiente del tutto artificiale e antropizzato, in realtà le nostre città e i paesi racchiudono una biodiversità inaspettatamente ricca, e non solo grazie agli animali da compagnia che vivono nelle nostre case. Infatti, accanto alla presenza di aree semi-naturali o rinaturalizzate, come campi agricoli, orti urbani, parchi e giardini, a uno sguardo più attento anche i più piccoli lembi delle nostre strade, case e palazzi ospitano moltissime specie che hanno imparato a sopravvivere in questi ambienti difficili, ma dove proprio per questo la competizione con altre specie meno adattabili è minore rispetto ad ambienti più naturali.
Nel 2008, per la prima volta nella storia, la maggioranza della popolazione mondiale viveva all’interno delle città. Nel 2014 gli abitanti delle aree urbane erano 3,9 miliardi e nella previsione dell’ONU saliranno a 6,3 miliardi nel 2050.
Da qui la rilevanza – non solo educativa ma strategica – del progetto “Urban Nature” del WWF, il cui fine deve essere non soltanto il “ricordarci” della natura ma aiutarci a comprendere che non vi è contrapposizione strutturale fra la natura e l’opera dell’uomo.
Il report Urban Nature 2017 costruisce la prima mappa delle specie selvatiche presenti nelle principali città italiane, approfondendo il tema dei servizi che le natura offre nei contesti urbani, e ospita importanti contributi come la prefazione di Francesco Petretti (naturalista, divulgatore televisivo e membro del Comitato Scientifico WWF Italia) e “Natura 4.0” di Andrea Granelli, tencnologo, esperto di innovazione e membro del Consiglio Nazionale del WWF Italia.