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Un decreto del Ministero dell'Agricoltura rischia di ostacolare l'agricoltura biologica

Il Ministero guidato da Francesco Lollobrigida prepara un Decreto che penalizza il settore con una “presunzione di colpevolezza” sulla non conformità del biologico

Un decreto in discussione in questi giorni rischia di ostacolare l’agricoltura biologica. Il Ministero dell’Agricoltura sta discutendo una proposta di Decreto sulla “non conformità” dei prodotti biologici che contiene una “presunzione di colpevolezza” per tutti gli agricoltori biologici. Il Decreto, nella versione che da settimane circola tra gli addetti ai lavori, obbliga i soli agricoltori che non utilizzano sostanze chimiche di sintesi a dimostrare la non contaminazione accidentale da pesticidi dei propri prodotti.

Una richiesta quanto meno bizzarra: la contaminazione accidentale, lo ricordiamo, è involontaria e causata da fattori esterni. Inoltre è comunque al di sotto del livello consentito ed è ritenuta inevitabile.

Quella in discussione sarebbe quindi una vera norma capestro che rischia di allontanare molti agricoltori dall’agricoltura biologica. Non a caso questa misura non si applica in nessuno dei 27 Stati membri della Unione Europea e non è prevista per chi non rinuncia all’uso delle sostanze chimiche di sintesi.

Una crescita che dà fastidio

L’agricoltura biologica è il modello più sostenibile di produzione del nostro cibo e di gestione degli agroecosistemi, più resiliente agli effetti estremi del cambiamento climatico e più redditizio per le aziende agricole.

Pur tra mille difficoltà, in Italia la superficie agricola utilizzata senza l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi continua ad aumentare. Con il 19,8% di superficie agricola certificata in agricoltura biologica siamo ormai vicini all’obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità.

Nelle ultime settimane è diventato evidente come questa crescita dell’agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi stia dando fastidio a molti. Quello che più sorprende è che i bastoni nelle ruote del biologico vengono messi dal Ministero dell’Agricoltura, guidato dal Ministro Francesco Lollobrigida, che avrebbe invece il compito di favorire la crescita del modello di agricoltura più sostenibile.

I ritardi sul biologico

Invece di penalizzarli, il Ministero dell’Agricoltura dovrebbe aiutare gli agricoltori biologici nella prevenzione della contaminazione ambientale causata dai trattamenti con pesticidi nei terreni confinanti.

Il Piano di Azione per l’uso sostenibile dei pesticidi – che nel nostro Paese è scaduto dal 2019 e non viene rinnovato – nella bozza finora circolata non garantisce distanze di sicurezza adeguate e norme per la prevenzione della contaminazione accidentale.

Inoltre, rimane ad oggi non attuato l’articolo 13, comma 2, della Legge n. 23/2022 sull’agricoltura biologica che prevede espressamente che nei territori dei Distretti biologici devono essere gli agricoltori convenzionali ad adottare le pratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche.

Le proposte del WWF

Il settore del biologico deve essere sostenuto non solo a parole, ma attraverso fatti concreti e coerenti. Bisogna riconoscerne il ruolo strategico per la transizione ecologica di tutta la nostra agricoltura. Per il WWF è necessario modificare il testo del Decreto.

Inoltre, i Ministri competenti dell’Agricoltura, dell’Ambiente e della Salute devono adottare il nuovo Piano di Azione Pesticidi. Il testo dovrà contenere norme chiare per la tutela dalla contaminazione accidentale delle coltivazioni biologiche e delle persone residenti nelle aree rurali.

Infine, in vista della presentazione della Legge di Stabilità, il WWF rilancia la richiesta di introdurre misure fiscali utili per incentivare il consumo di prodotti biologici certificati. Da implementare in particolare per soggetti vulnerabili come le donne in stato di gravidanza e i bambini fino ai tre anni di vita. La crescita della superficie agricola certificata in biologico deve infatti essere accompagnata da misure che incentivino i consumi interni di prodotti biologici, oggi destinati in prevalenza all’esportazione del “Made in Italy”.

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