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I maggiori investitori europei si allontanano dai fossili

I maggiori investitori europei sono parzialmente allineati con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima, di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, ma investono ancora troppo in carbone. Questo il dato evidenziato dalla prima indagine…

I maggiori investitori europei sono parzialmente allineati con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima, di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, ma investono ancora troppo in carbone. Questo il dato evidenziato dalla prima indagine condotta dal WWF sui maggiori Asset Owners europei. La mancanza di trasparenza sugli investimenti nei settori responsabili dei cambiamenti climatici resta un elemento di preoccupazione che dovrà essere affrontato dall’Unione Europea e al prossimo G20 di Amburgo.
Il rapporto del WWF dal titolo “European asset owners: 2°C alignment and misalignment of public equity portfolios” mostra che 30 dei maggiori Asset Owners, principalmente fondi pensione, da Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, hanno già attuato cambiamenti per rendere il proprio portfolio di public equity in linea con l’obiettivo di limitare i cambiamenti climatici ben al di sotto dei 2°C.  Quasi tutti hanno tagliato i finanziamenti nel settore dell’estrazione di carbone; tuttavia molti di loro stanno investendo ancora troppo nel settore della generazione elettrica da carbone e sono in ritardo nel passaggio all’energia rinnovabile.
“Assicurarsi che il capitale sia investito in società che contribuiscono a un futuro sicuro dal punto di vista del clima è fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, riducendo i rischi finanziari relativi al clima e massimizzando i guadagni. Alcuni Asset Owners già dimostrano di condurre tale processo, ma molto deve essere ancora fatto per riposizionare gli investimenti passando dal carbone all’energia rinnovabile”, ha commentato Sebastien Godinot, Economista al WWF European Policy Office.
Il WWF ha contattato 80 dei maggiori Asset Owners europei che rappresentano un totale di 13 mila miliardi di dollari di asset, ma finora solo 30, per un valore di 2,5 mila miliardi di dollari americani, si è resa disponibile a rendere trasparenti i dati relativi agli investimenti. Sono necessari molti ulteriori sforzi per migliorare la mancanza di trasparenza sugli investimenti, in parte dovuta alla attuale mancanza di regolamentazione, che non è richiesta in alcuni paesi.
“Troppi Asset Owners ancora oggi non mostrano apertamente come e se i propri investimenti di capitale sono compatibili con gli obiettivi di salvaguardia climatica siglati con l’Accordo di Parigi. Noi facciamo appello ai leader del G20 che si riuniranno in settimana ad Amburgo per affrontare e migliorare questa situazione, adottando i suggerimenti della Task Force designata del Financial Stability Board sulla necessità di trasparenza sugli investimenti in materia di clima. La trasparenza sugli investimenti deve essere una pratica adottata obbligatoriamente a livello europeo ed a livello nazionale dagli Stati membri, – come mossa fondamentale per permettere, di prassi, che i portafogli degli investitori siano allineati agli impegni di salvaguardia del clima”, ha aggiunto Godinot.

Glossario:

•    Asset Owners: fondi pensione, compagnie di assicurazione e fondi sovrani (SWF)-fondi di investimento controllati direttamente dai governi –
•    Public equity: azioni di una compagnia attraverso una partecipazione pubblica (borsa valori)
•    2°C alignment: in questa ricerca, “allineamento” con l’obiettivo dei 2°C significa che la quota di equity degli Asset Owners include società che, messe insieme, detengono asset (es. megawatt di impianti energetici) compatibili con lo scenario IEA 2°C limitatamente al settore di estrazione di carbone, energia fossile ed energia rinnovabile per l’anno 2020.

Note

•    La lista degli Asset Owners: il WWF ha raggiunto 80 dei 100 maggiori Asset Owners europei in 12 paesi – Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia (GNERALI), Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna (lista completa disponibile nel rapporto). L’obiettivo del rapporto era condurre la prima ricerca completa su come la quota di equity degli Asset Owners europei sia allineata allo scenario dei 2°C e con i piani d’azione tecnologici della International Energy Agency (IEA) per estrazione di carbone, energia fossile ed energia rinnovabile. Questi 80 Asset Owners – identificati come fondi pensione, compagnie di assicurazione, fondi sovrani – rappresentano 13 mila miliardi di dollari americani di asset combinati – più della metà di tutti gli asset degli investitori istituzionali europei. La presente analisi si basa sui primi 30 che hanno fornito i dati e il WWF sta collaborando con tutti gli altri per garantire che ulteriori dati vengano resi disponibili nei prossimi mesi.  
•    L’analisi: usando come strumento il SEIM (Sustainable Energy Investment Metrics), il rapporto mette a confronto le partecipazioni in azioni in possesso di ciascun Asset Owners con lo scenario IEA 2°C per l’anno 2020, andando oltre la valutazione della carbon footprint per entrare nel dettaglio dell’esposizione tecnologica. L’analisi è basata sull’attuale capacità e sui piani di produzione di ogni società in portfolio (es. Tonnellate annue di carbone estratto oppure carbone/capacità energetica rinnovabile), utilizzando dati sugli asset level fisici per settori chiave.
•    Risultati chiave: sulla estrazione di carbone, quasi tutti i 30 Asset Owners sono posizionati favorevolmente se confrontati con lo scenario IEA 2°C  per il 2020 ( il che significa che questa tecnologia ha già un peso limitato nel loro portfolio rispetto allo standard di riferimento IEA). Sull’energia fossile, quasi la metà degli Asset Owners è disallineata rispetto a tale scenario. Quanto alla energia rinnovabile, oltre la metà degli Asset Owners si colloca favorevolmente rispetto a questo scenario, alcuni per una quota significativa. Quasi tutti i 30 Asset Owners sono allineati con lo standard di riferimento IEA 2°C per l’anno 2020 per almeno una delle tre tecnologie.

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