In un delicatissimo equilibrio tra terra e mare, con oltre 300 specie di uccelli, 40 specie di mammiferi e 25 tra anfibi e rettili, che vivono in maniera stabile nei suoi diversi habitat o che vi sostano durante le migrazioni, il Delta del Po è una zona unica per biodiversità su scala europea, in particolare per l’avifauna, e rappresenta il più vasto complesso di zone umide d’Italia. Questa varietà è confermata dall’istituzione di dieci Siti Natura 2000 (SIC e ZPS,) e da più di dieci Zone umide di importanza internazionale instituite ai sensi della Convenzione di Ramsar.
Il Delta del Po, come stimato dall’analisi TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) è un patrimonio comune che produce un valore medio annuo di 16 miliardi di € in servizi eco sistemici (MAB Nomination Form, 2013), che ne conferma la primaria importanza ecologica, economica e sociale su scala locale e globale.
Le azioni di tutela di due diversi parchi regionali, che operano nel Delta da oltre 20 anni (Veneto, dal 1997 ed in Emilia Romagna, dal 1988), non hanno garantito un’efficace tutela della biodiversità né hanno portato, anche per la scarsa dotazione di risorse economiche allocate e di personale assegnato, scoraggiato il gravissimo e diffuso fenomeno del bracconaggio venatorio e ittico anche nelle aree di maggior pregio appartenenti a Rete Natura 2000.
Il recente riconoscimento nel 2015 del Delta del Po quale area MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO, voluto fortemente dalle amministrazioni e dalle popolazioni locali conferma la volontà diffusa e l’aspirazione ad una gestione integrata delle risorse naturali di questo delicatissimo ambiente naturale in fragile equilibrio per l’apporto degli inquinanti (lo stato ambientale delle acque a monte e a valle dalla foce è valutato “non buono”), l’introgressione del cuneo salino, l’innalzamento del livello delle acque marine dovuto al riscaldamento globale.
Le scommesse per una migliore gestione e valorizzazione, concordate e convergenti, di una zona umida di importanza internazionale dove sperimentare concretamente una riconversione ecologica dell’economia che sappia superare le lavorazioni inquinanti (dismissione della centrale termoelettrica di Porto Tolle) e rinnovare le attività tradizionali sostenibili (legate alla piccola pesca e dilettantistica) in un quadro di promozione ecoturistica internazionale nei mercati più ricchi del Nord e Centro Europa, passa attraverso la capacità delle istituzioni di fare sistema, come dimostra lo stesso successo della proposta MAB_UNESCO.
Le sottoscritte associazioni ritengono che il Delta del Po, possa diventare un’area pilota su scala nazionale, ma di valenza internazionale, dove sperimentare forme di tutela e gestione integrata e dinamica della biodiversità e del territorio, che tengano conto delle necessarie misure di adattamento ai cambiamenti climatici, mirando ad abbattere l’inquinamento delle acque, del suolo e dell’aria, attraverso politiche attive sostenibili di ri-conversione e ottimizzazione degli impianti industriali e dell’apparto produttivo, della rete civica di depurazione delle acque, delle pratiche agricole anche attraverso la promozione dell’agricoltura biologica e biodinamica.
Le sottoscritte associazioni propongono di:
Favorire l’istituzione del Parco Nazionale del Delta del Po, quale soluzione più efficace per completare e perfezionare il processo avviato con l’istituzione del MAB Unesco, nel rispetto della missione e degli standard vigenti della legge quadro nazionale sulle aree naturali protette n. 394/1991, per superare i limiti dell’attuale modello di governance dei due parchi regionali, affidando a questo, anche attraverso un ampliamento dell’area sinora protetta dai due parchi regionali, la tutela e la gestione dei siti comunitari della rete Natura 2000 istituiti nell’Area del Delta del Po;
Garantire una tutela effettiva della biodiversità. Anche nel caso si proceda alla effettiva istituzione di un vero parco interregionale bisogna che questo abbia come priorità un’efficace conservazione e valorizzazione delle specie e degli habitat del Delta – come viene stabilito dalla legge quadro nazionale e sinora non è stato garantito dai parchi regionali – a partire dall’inclusione nel perimetro dell’area protetta di tutti i siti della rete Natura 2000 attualmente esclusi. Siti che godrebbero di minore protezione se relegati nelle aree contigue;
Procedere alla messa in sicurezza, bonifica e riconversione del sito industriale di Porto Tolle trasformando il sito della ex centrale in un polo scientifico e tecnologico di eccellenza, che possa fornire opportunità di lavoro compatibili con un ambiente unico a livello europeo, attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e della chimica verde;
Intraprendere con le amministrazioni pubbliche interessate e il coinvolgimento dei parchi regionali un percorso per la definizione di un Patto Territoriale per la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile del Delta del Po che, trovando i suoi presupposti formali nella legge n. 662/1996, istituisca una cabina di regia per l’integrazione tra le politiche delle amministrazioni e degli altri enti ed organismi pubblici competenti, che coinvolga le associazioni ambientaliste, le comunità locali e le parti sociali, per fare del Delta un’area pilota su scala nazionale, nel rispetto delle normative e dei migliori standard comunitari, dove:
- a) sperimentare la tutela e la gestione integrate delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici forniti dalla zona umida, dedicando particolare attenzione all’adattamento ai cambiamenti climatici;
- b) attuare tutte le misure necessarie alla corretta e oculata gestione del bacino fluviale e della risorsa idrica, garantendo un alto grado di naturalità del fiume e la buona qualità delle acque;
- c) contenere e debellare i fenomeni di bracconaggio faunistico e ittico;
- d) adottare le scelte produttive o le tecnologie più innovative a minore impatto su suolo, acqua e aria;
e) coinvolgere e motivare le comunità e gli operatori economici locali nella tutela, valorizzazione e fruizione delle ricchezze naturali dell’area, sulla base di un approccio nuovo e territorialmente compatibile dell’economia locale.
Le sottoscritte associazioni ritengono nel contempo che:
Nel breve periodo, si dovrà limitare l’illegalità e la perdita di biodiversità nell’area protetta ai sensi delle norme nazionali e comunitarie;
Nel medio periodo, si potranno sperimentare modelli di riconversione produttiva ecologica e individuare forme di sostegno e di migliore integrazione nel territorio delle nuove attività produttive green, nonché identificare le pratiche più virtuose per la valorizzazione della cultura delle attività tradizionali e dei prodotti locali, con un’attenzione particolare alla promozione dell’agricoltura biologica e biodinamica, anche con la costituzione di un distretto biologico dell’area del Delta del Po;
Nel lungo periodo, si auspica la realizzazione di un piano di adattamento per l’intera area del Delta del Po che consenta di affrontare in modo integrato e innovativo la difesa del suolo, la riduzione del rischio idrogeologico e la tutela dei processi ecologici e della biodiversità.