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Il 90% della deforestazione è causato dall'alimentazione umana

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF chiede alla Commissione europea di non posticipare di un anno il Regolamento europeo “anti-deforestazione”

Il sistema alimentare globale è intrinsecamente illogico. Una prova arriva dai dati contenuti nel Living Planet Report 2024 del WWF. Il rapporto rileva come il 90% della deforestazione è causato dall’alimentazione umana. Oggi nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF, torna a richiedere alle istituzioni maggior cura del sistema alimentare e con esso delle risorse naturali e degli ecosistemi che sfrutta. 

Il peso dell’alimentazione europea

Troppo spesso il cibo che consumiamo, anche in Italia, dal pollo al pesce, fino ai prodotti contenenti olio di palma, caffè e cioccolato, ha legami diretti con la distruzione di alcuni dei nostri ecosistemi più preziosi. L’Amazzonia e altre foreste pluviali nel mondo, dimora di alcune delle specie più iconiche, vengono rase al suolo per bonificare il terreno, che viene poi utilizzato per allevare bestiame o per colture e piantagioni. È indispensabile porre fine a tutto questo. 

L’Unione europea è il secondo maggiore “importatore” di deforestazione tropicale al mondo dopo la Cina. Tra i paesi dell’UE, l’Italia è il secondo maggiore consumatore di materie prime a rischio di distruzione di natura, essendo responsabile della deforestazione di quasi 36.000 ettari all’anno. Soia, olio di palma e carne bovina sono state le materie prime importate in Italia con associata la maggiore deforestazione tropicale. Ogni italiano con i propri consumi alimentari è responsabile della deforestazione di 6 metri quadrati l’anno

L’opportunità dell’EUDR

Per ridurre l’impatto dei consumi dei cittadini italiani ed europei sulle foreste, l’UE ha approvato nel 2023, l’EUDR, il Regolamento europeo “anti-deforestazione” che prevede che, dal 30 dicembre di quest’anno, 7 materie prime (soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, cacao, gomma) e tutti i loro derivati potranno essere introdotti sul mercato europeo solamente se le aziende importatrici potranno dimostrare che i prodotti non hanno causato deforestazione, ad esempio tracciando il luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.

Lo scorso 2 ottobre, però, la Commissione europea ha proposto di posticipare di dodici mesi, quindi al 30 dicembre 2025, l’entrata in vigore dell’EUDR. Proprio in questi giorni gli Stati Membri dell’Ue decideranno se accettare questa proposta. Questa decisione della Commissione europea dà seguito alle richieste di vari Stati membri, tra cui l’Italia, e alle pressioni dal mondo delle aziende che ritengono ci siano criticità irrisolte che non consentono di operare fin da subito in conformità alla documentazione tecnica richiesta. 

“Se il Parlamento e il Consiglio dell’UE approveranno la proposta, le imprese avranno un anno in più per prepararsi ma ci sarà anche un anno in più per distruggere le foreste del Pianeta per fare spazio a coltivazioni, piantagioni e allevamenti” – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Rinviare di un ulteriore anno significa che potremmo perdere (se il trend rimanesse uguale a quello degli ultimi anni) altri 3 milioni di ettari, ossia 8 campi da calcio di foresta tropicale vergine ogni minuto”.

Il ruolo dei consumatori

La soia è diventata un ingrediente chiave nella dieta degli animali d’allevamento, alimentando un’industria intensiva che consuma enormi quantità di questo legume per produrre carne, latticini e uova. La maggior parte della soia è collegata alla deforestazione e alla conversione di savane e praterie in Sud America, come il Cerrado, l’ecosistema di savana con la maggiore biodiversità al mondo che ospita specie iconiche come il giaguaro, il più grande felino del continente americano e il terzo carnivoro più grande del pianeta di cui in natura rimangono solo 170.000 esemplari e ad oggi sopravvive nel 50% di quello che era il suo territorio naturale. 

In attesa che l’UE ponga delle regole per garantire che quello che consumiamo non mangi a sua volta le foreste, possiamo preferire una dieta a base di cibi vegetali, poca carne e pochi derivati animali, assicurandoci che provengano da allevamenti rispettosi del benessere degli animali e della natura, come gli allevamenti biologici e gli allevamenti estensivi/liberi.

“Se a livello mondiale riusciremo ad andare in questa direzione – conclude Alessi -. i risultati saranno un sistema alimentare più sostenibile e foreste vitali capaci di contribuire alla lotta al cambiamento climatico, alla conservazione della biodiversità, garantendo la sicurezza alimentare”.

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