WWF: le tragedie della montagna si possono evitare con maggiore prevenzione, ma la lotta al cambiamento climatico è emergenza globale
Un’altra valanga che colpisce sciatori e escursionisti sulle Alpi e il bilancio per fortuna stavolta non sembra tragico, come fu purtroppo il mese scorso quando 4 snowboardisti sulle stesse piste morirono sepolti da una slavina. Soccorsi e accertamenti su questo evento sono ancora in corso, ma sembra che il cambiamento climatico aumenti in modo esponenziale il rischio valanghe sulle nostre montagne. In primavera si assiste a forti aumenti di temperatura che agiscono come ‘innesco’ micidiale per i versanti dove si è accumulata più neve nel periodo invernale.
“Si tratta di fenomeni su cui esiste una letteratura scientifica: per questo occorrerebbe che chiunque frequenti le montagne abbia una maggiore attenzione e prevenzione – dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Sappiamo che le Alpi stanno subendo una contrazione importante dei ghiacciai: si stanno fondendo non solo quelli a quote più basse, come l’Ortles, ma anche quelli di alta quota e questo fenomeno è diffuso e documentato su tutti i ghiacciai presenti sul nostro pianeta. Tutto questo avrà sicuramente gravi ripercussioni a lungo termine per le risorse idriche delle popolazioni che vivono a valle. Assistiamo inoltre a eventi tragici di slavine e valanghe, come quest’ultimo in Francia. Molti studi dimostrano come le valanghe e le slavine siano favorite dalla fusione dei ghiacciai e dalla variabilità climatica che alterna ondate di gelo a ondate di caldo”.
Insomma, da un lato dobbiamo convivere con il cambiamento climatico ormai inevitabile, dall’altro dobbiamo da subito limitare l’uso dei combustibili fossili per evitare che la situazione diventi catastrofica.
“I campanelli d’allarme si moltiplicano, sono ormai una sirena globale –dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia– E’ di oggi la notizia che nelle prossime settimane si prevede che le misurazioni giornaliere supereranno le 410 parti per milione di concentrazione di CO2 in atmosfera[1]. La politica deve smettere di fare solo ‘chiacchiere e distintivo’: occorrono provvedimenti radicali, rapidi, orientati all’obiettivo primario di limitare il riscaldamento globale, dando concreta attuazione all’Accordo di Parigi. E poi occorre porre il rischio climatico alla base di tutti i progetti economici e sociali, per minimizzare l’impatto e adattarci: capendo, per esempio, che il turismo della neve ai tempi del cambiamento climatico non potrà essere lo stesso di decine di anni fa. Ma questo vale per tutte le attività economiche e opere umane. Comprese quelle della nostra vita quotidiana”.