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Dissesto idrogeologico, WWF: finanziamenti certi per le aree vulnerabili

Nel 2015 dalle casse dello Stato per il rischio idrogeologico è uscito meno di 1/3 di quanto annunciato L’annuncio di un programma da 75 miliardi di euro nei prossimi 15 anni (5 miliardi l’anno) per la manutenzione del…

Nel 2015 dalle casse dello Stato per il rischio idrogeologico è uscito meno di 1/3 di quanto annunciato

L’annuncio di un programma da 75 miliardi di euro nei prossimi 15 anni (5 miliardi l’anno) per la manutenzione del territorio è un fatto positivo, sottolinea il WWF Italia a condizione che le cifre dichiarate siano realmente disponibili e si garantiscano finanziamenti adeguati e continuativi, obiettivi chiari e urna regia unitaria. Ci auguriamo che il governo segua tre regole fondamentali per essere coerente negli impegni dichiarati oggi: a differenza di quanto successo in passato bisogna garantire finanziamenti adeguati e che siano realmente disponibili anno per anno. Si devono selezionare gli interventi dando priorità alle aree più vulnerabili ed in particolare quelli in cui si sommano i rischi (sismico, idrogeologico e climatico) per il territorio. E’ necessaria inoltre una cabina di regia permanente tra le strutture e i dipartimenti della Presidenza del Consiglio e tra questi con il Ministero dell’Ambiente e le Autorità di Distretto Idrografico. Un approccio che appare indispensabile per affrontare il recente sisma nell’Italia centrale, come le continue alluvioni che affliggono il nostro paese, ultima l’esondazione del Tanaro nel cuneese.
Finanziamenti. Già in passato, con la Legge di Stabilità 2014 c’era stato già l’impegno a stanziare 9 miliardi di euro sino al 2020 per il dissesto idrogeologico di cui 2 (286 milioni l’anno) a carico dello Stato e 7 miliardi derivanti dai Fondi europei e regionali. Però, nel 2015, a questo scopo sono usciti dalle casse statali solo 79,48 milioni, ossia un terzo di quanto promesso (fonte: Nota di aggiornamento al DEF sulle spese del 27/9). Le cifre nel disegno di Bilancio 2017 sono più consistenti ma bisogna chiarire quali sono le priorità. Per la ricostruzione pubblica e privata, a seguito di eventi sismici, ci sono 300 milioni di euro; vengono concessi 700 milioni di euro di spazi finanziari ai Comuni per interventi a favore dell’edilizia scolastica, adeguamento sismico e prevenzione del rischio idrogeologico; ma lo stanziamento più rilevante, di ben 1,9 miliardi di euro per il Fondo costituito presso il Ministero del Tesoro presenta, ben 8 priorità, 2 sole che riguardano le vere emergenze territoriali (rischio sismico e idrogeologica), mentre le altre 6 destinazioni di spesa riguardano altro: trasporti e viabilità, infrastrutture, edilizia scolastica, attività industriali ad alta tecnologia, informatizzazione dell’attività giudiziaria.
Obiettivi chiari. Secondo il WWF è necessaria una ricognizione accurata dei dati e delle informazioni disponibili (che la Struttura di Missione ”Casa Italia” ha iniziato a fare solo dal 24 ottobre scorso) per dare priorità agli interventi nelle aree più vulnerabili dove si ha una sovrapposizione dei rischi potenziali (aree a rischio alluvioni, sismico e climatico), non ripetendo il modello di intervento della Struttura di Missione “Italia Sicura” che ha definito le priorità spesso facendo riferimento a progetti datati presentati a suo tempo (perlopiù definiti negli anni ’90) dalle Regioni ai Commissari governativi), senza verificarne l’attualità e l’efficacia con le Autorità di Distretto idrografico, uniche strutture operative gestionali realmente competenti, coinvolte solo a posteriori.
Regia unitaria. D’ora in poi è bisogna procedere con un’effettiva e stretta collaborazione operativa tra le Strutture di Missione della Presidenza del Consiglio dei ministri su “Casa Italia” e “Italia Sicura”, oltre che con il Dipartimento della Protezione Civile, e tra queste e il gruppo di lavoro promosso dal ministero dell’Ambiente che sta definendo il Piano Nazionale per l’Adattamento ai cambiamenti climatici, proprio per condividere dati e informazioni e concordare linee guida per un intervento coordinato. Fondamentale è poi che la Struttura di missione “Italia Sicura” abbia un forte raccordo e sia al servizio delle Autorità di distretto idrografico (ex Autorità di bacino) per stabilire priorità di intervento basate unicamente sui piani di gestione delle acque e sui piani di gestione del rischio alluvionale e non sui desiderata estemporanei delle Regioni.

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