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Elefanti, oro dell’Africa

Secondo un nuovo studio pubblicato nella rivista Nature Communications, l’attuale crisi causata dal bracconaggio degli elefanti costa all’Africa circa 25 milioni di dollari ogni anno di mancate entrate turistiche. Al contempo, per ogni dollaro investito nella protezione degli…

Secondo un nuovo studio pubblicato nella rivista Nature Communications, l’attuale crisi causata dal bracconaggio degli elefanti costa all’Africa circa 25 milioni di dollari ogni anno di mancate entrate turistiche. Al contempo, per ogni dollaro investito nella protezione degli elefanti nell’Africa orientale, se ne ottengono 1,78

Paragonando questo numero con i costi investiti per frenare il calo delle popolazioni degli elefanti causato dal bracconaggio, lo studio determina che l’investimento nella conservazione degli elefanti è una scelta economicamente favorevole.

La ricerca, intrapresa dagli scienziati del WWF e delle Università del Vermont e di Cambridge, rappresenta la prima stima, che coinvolge l’intero continente, sulle perdite economiche che l’attuale ondata di bracconaggio di elefanti sta influenzando negativamente l’economia africana basata sul turismo naturale.

“Sebbene ci siano sempre state forti ragioni etiche e morali per la salvaguardia degli elefanti, non tutti condividono questo punto di vista. Il nostro studio ora dimostra che, in realtà, investire nella salvaguardia degli elefanti è una politica economica intelligente per molti stati africani”, ha annunciato il Robin Naidoo, principale scienziato per la flora e fauna selvatica presso il WWF e primo autore dello studio.

Ogni anno, il bracconaggio uccide tra i 20.000 e i 30.000 esemplari di elefanti africani a causa del commercio illegale di avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale e incrementato dalla grande domanda proveniente dalla Cina e da altri paesi asiatici. Solo negli ultimi dieci anni, gli elefanti africani sono diminuiti di oltre il 20%.

La strage. Il numero degli elefanti nella Selous Game Reserve in Tanzania è crollato del 90%: dai 100.000 agli appena 15.000 in soli 40 anni. “L’industria del turismo in Tanzania dipende pesantemente dall’esistenza delle nostre aree protette popolate da flora e fauna selvatica. La facilità di accesso e la possibilità di ammirare queste specie, icone carismatiche, attraggono numerosi turisti ogni anno”, sostiene Amani Ngusaru, direttore del WWF Tanzania. “Investendo nella salvaguardia degli eleganti, il governo della Tanzania assicurerà una crescita sostenibile delle entrate dirette originate dal settore turistico”.

WWF Tanzania continua la sua campagna per arrestare il bracconaggio degli elefanti in Tanzania, soprattutto nel Selous. “Sappiamo che, parlando di parchi, il turismo soffre nel momento in cui il bracconaggio degli elefanti prende piede. Questo lavoro fornisce una prima stima della dimensione della perdita e dimostra in modo piuttosto convincente che agli sforzi maggiori per la salvaguardia delle specie solitamente vi è una valida risposta economica persino valutando solo a questo flusso di benefici”, spiega il co-autore dello studio, il professor Andrew Balmford, del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge.

La ricerca illustra che la perdita di entrate turistiche per l’attuale crisi di bracconaggio supera i costi necessari per la lotta al bracconaggio e per fermare il drammatico calo delle popolazioni di elefanti nell’Africa orientale, meridionale e occidentale. I tassi di rendimento riguardanti la salvaguardia degli elefanti in queste regioni sono positivi, dando così un segnale di forte incentivo economico agli stati affinché si impegnino nella protezione delle popolazioni degli elefanti.

“Il tasso di rendimento medio della salvaguardia degli elefanti nell’Africa orientale, meridionale e occidentale regge il confronto con i tassi di rendimento degli investimenti in settori come l’educazione, la sicurezza alimentare e l’elettricità”, conclude il Brendan Fisher, economista presso il Gund Institute for Ecological Economics dell’Università del Vermont. “Ad esempio, per ogni dollaro investito nella protezione degli elefanti nell’Africa orientale, si ottengono circa 1,78 dollari. Decisamente un buon affare”.

Tuttavia, per quanto riguarda gli stati dell’Africa Centrale, lo studio (vai all’originale) spiega che il turismo basato sugli elefanti non può aspettarsi di contribuire in maniera sostanziale alla sua protezione. In quelle remote zone boschive, dove il turismo è più ridotto e gli elefanti sono tipicamente più difficili da scovare, saranno necessari meccanismi differenti per arrestare la diminuzione di questi animali.

Il WWF ringrazia per la traduzione dall’originale inglese Silvia Delli Zotti  traduttrice volontaria WWF Italia

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