Lo studio, presentato dal WWF alla vigilia sulla COP22 di Marrakesh, evidenzia come l’utilizzo del carbone in Italia e in Europa sia ancora principalmente determinato dall’andamento dei prezzi dei combustibili fossili e non dalle politiche ambientali europee: il meccanismo dell’emission trading non garantisce continuità nella riforma dei sistemi energetici.
In diversi paesi europei si discutono politiche e provvedimenti nazionali da affiancare alla normativa europea per garantire un progressivo abbandono del carbone.
Il dibattito ruota intorno a 3 possibili strumenti tra loro non alternativi ma complementari:
- – L’introduzione di strumenti fiscali per garantire il principio del “chi inquina paga” almeno sino a quando la direttiva ETS non tornerà a dare segnali di prezzo significativi sui mercati
- – La programmazione della chiusura delle centrali, il phase out, con le diverse parti sociali in maniera tale da porre tempi certi per l’uscita dalla generazione a carbone, comunque inevitabile, e garantire un’equa transizione anche per i lavoratori impiegati nelle centrali
- – L’introduzione di nuove regole per la finanza, coerentemente all’accordo di Parigi.
Lo studio del WWF ha calcolato l’impatto di questi strumenti nel mercato italiano riservando una particolare attenzione all’introduzione del meccanismo fiscale con un livello minimo di costo delle emissioni di CO2 per gli operatori termoelettrici ed un programma di uscita dalla generazione di energia a carbone entro il 2025.