Che con la crisi climatica gli eventi estremi sarebbero aumentati esponenzialmente in numero e intensità, i climatologi lo sostengono da decenni, con sempre maggiore sicurezza. La crisi climatica, oltretutto, ha un impatto molto più esteso, se pensiamo che l’acqua che alimenta le piogge estreme è anche la conseguenza della maggiore evaporazione provocata dalle ondate di calore, andando a intensificare anche le condizioni di siccità in molte zone del Paese, dalla Sicilia, alla Sardegna e alla Puglia –ma un paio di anni fa a essere in ginocchio erano il Piemonte e il Po.
Investire sulle vere soluzioni
Il riscaldamento globale sta cambiando il Pianeta come lo conosciamo e ci sta impoverendo, ma la politica non pare essersene accorta: i negoziati internazionali vanno lenti, bloccati come sono dai veti delle lobby fossili; lobby che hanno una forte influenza anche da noi. Nel testo del disegno di legge di Bilancio all’esame del Parlamento la parola Clima compare due volte sole, in un articolo molto parziale. Al contrario, l’articolo 120 crea un imponente fondo di 24 miliardi di euro di durata decennale (dal 2027 fino al 2036), accentrato al MEF, per generici interventi a favore di investimenti e infrastrutture, senza nemmeno linee di indirizzo sui progetti da finanziare e le loro finalità.
Considerate le necessità della transizione energetica e dell’adattamento, il WWF chiede che quei soldi vadano agli interventi volti alla mitigazione (abbattimento delle emissioni climalteranti, in altre parole energia rinnovabile ed efficienza energetica) e all’adattamento (vanno attuate azioni sul territorio di profondo adeguamento e cambiamento, oltre che di messa in sicurezza). Siano cioè investiti nel futuro dell’Italia e degli italiani, nell’interesse delle condizioni base per la prosperità di tutti (il clima e la salute degli ecosistemi), incluse quelle della stessa economia. Sappiamo che di fondi ce ne vorranno di più per attuare la decarbonizzazione vera –senza le distrazioni del nucleare e della cattura e stoccaggio del carbonio, in settori dove i combustibili fossili non hanno senso di fronte alle alternative disponibili subito- e cambiare il volto del nostro disastrato e abbandonato territorio: ma il futuro deve essere la priorità della legge di bilancio, e oltretutto se lo Sato investirà, lo faranno anche i privati.
Non un euro va sperperato in false soluzioni o infrastrutture dannose per il clima (per esempio nuovi rigassificatori o gasdotti inutili). Occorre anche tirare fuori dal cassetto il Piano Nazionale di Adattamento approvato un anno fa e poi dimenticato: non sono state create nemmeno gli organismi che dovevano attuarlo, né pare di vedere che il Governo ne abbia minimamente tenuto conto in sede di definizione delle priorità di spesa.
Basta lacrime da coccodrillo
È gravissimo che oggi, mentre la tragedia spagnola è ancora in corso, si lasci alle cronache il compito di spendere lacrime da coccodrillo e la politica e l’economia pensino ad altro: proprio oggi, invece, occorre dimostrare di essere coscienti dei rischi e di saper pensare al futuro, senza cedere ai ricatti fossili.
Come ci dicono i climatologi ormai da decenni, di tempo ne abbiamo sempre meno e ciò che saremo in grado di fare da subito risparmierà tantissime e vite e sofferenze: nell’impatto del riscaldamento globale e della crisi climatica, infatti, ogni tonnellata di CO2, ogni perdita di metano e poi ancora ogni decimo di grado di aumento della temperatura media globale vogliono perdite di vite umane e di beni, vogliono dire sofferenza che si può e si deve risparmiare.