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L’Unione Europea deve fare di più contro la pesca illegale

Il regolamento dell’Unione Europea per prevenire, scoraggiare e sradicare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) ha avuto sicuramente un impatto ma la sua applicazione deve essere più stringente per garantire che il pescato illegale non…

Il regolamento dell’Unione Europea per prevenire, scoraggiare e sradicare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) ha avuto sicuramente un impatto ma la sua applicazione deve essere più stringente per garantire che il pescato illegale non entri nel mercato europeo. Lo dimostrano i risultati di un’analisi pubblicata oggi da Environmental Justice Foundation, Oceana, The Pew Charitable Trusts e WWF. Le associazioni ricordano come ogni anno, a livello globale, vengono catturate illegalmente tra le 11 e le 26 milioni di tonnellate di pesce.
L’analisi dimostra che il regolamento del 2010 si è dimostrato uno strumento efficace nella prevenzione dell’ingresso di catture illegali nell’UE.  La sua applicazione è stata inoltre uno stimolo per un cambiamento positivo nella gestione della pesca nei paesi terzi, da dove provengono più del 60% dei prodotti ittici consumati nell’UE.
Tuttavia, le ONG coinvolte hanno concluso la loro analisi dicendo che è necessario che alcuni stati membri facciano di più per applicare pienamente la legge in modo da impedire a operatori illegali di avere accesso al mercato UE.  Nell’analisi, le stesse organizzazioni invitano i paesi membri dell’UE a essere più coerenti ed efficaci nei controlli dei documenti delle catture (I certificati di cattura) e delle consegne (soprattutto qualora provengano da paesi considerati ad alto rischio) per avere la certezza che il pesce sia stato pescato in maniera legale.
Il regolamento UE è ancora basato su documenti cartacei che accompagnano i prodotti ittici importati: ciò impedisce il controllo incrociato delle informazioni tra le varie agenzie UE responsabili dei controlli alle frontiere.  
Eszter Hidas, del WWF,  ha dichiarato che nel 2016 la Commissione deve tenere fede all’impegno di adottare un database elettronico contenente tutte le informazioni relative ai prodotti ittici importati, per evitare potenziali abusi. “Questo sistema potrà essere efficace a lungo termine solo se le informazioni sui prodotti ittici importati potranno essere condivise in tempo reale tra i 28 stati membri, permettendo controlli incrociati e verifiche per arrivare all’adozione di un approccio coordinato nell’identificazione e blocco delle consegne sospette. L’obiettivo finale, vale a dire  proteggere gli stock ittici e le comunità che da questi dipendono,  potrà essere raggiunto solo se i prodotti illegali avranno zero possibilità di entrare nell’UE”.
L’analisi conclude dicendo che tutti gli stati membri devono prevedere delle pene molto severe per i cittadini coinvolti in attività di pesca illegale, cosa prevista dal regolamento, ed emendare le leggi esistenti in materia  per garantire che i pescherecci UE  che operano in acque straniere agiscano in maniera legale.
La direttrice del settore Pesca di Oceana Maria-Jose Cornax ha dichiarato, “L’analisi effettuata dimostra che Paesi come la Spagna stanno lavorando alacremente per penalizzare i cittadini UE  che risultano coinvolti nella pesca illegale in tutto il mondo. Questo stesso approccio deve essere adottato in maniera coerente da tutti gli altri stati membri.  Inoltre, l’adozione di nuove e più stringenti regole che disciplinano i pescherecci UE che operano in acque remote potrà guidare un vero cambiamento verso una pesca più trasparente e sostenibile ovunque nel mondo”.
Steve Trent, Direttore Esecutivo della Environmental Justice Foundation ha affermato che l’UE dovrebbe anche sostenere l’adozione di misure globali per assicurare pratiche di pesca trasparenti e sostenibili. “La UE ha dimostrato il suo impegno nel contribuire all’innalzamento degli standard globali della pesca, sostenendo molti paesi nell’adottare misure più severe per combattere la pesca illegale e denunciando quelli che si rifiutavano di cooperare. Riuscire a coinvolgere in questa battaglia condotta dall’UE altri mercati chiave di tutto il mondo sarà la vera priorità degli anni a venire”.
Tony Long, Direttore del Progetto Pew “Mettiamo fine alla pesca illegale”, ha dichiarato che “in quanto maggiore mercato al mondo di prodotti ittici importati, l’UE svolge un ruolo fondamentale nella riforma del commercio globale di pesce. Questa analisi dimostra che il regolamento UE per mettere fine alla pesca illegale ha innalzato gli standard nella gestione della pesca a livello globale. Sosteniamo l’azione  continua della Commissione e degli Stati Membri per ottenere tutti i vantaggi del regolamento.”

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