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Chiusura caccia tra bracconaggio e crisi controlli

Domenica  31 gennaio sarà l’ultimo giorno della stagione venatoria  2015 -2016 e, finalmente, sarà  pace  per  i milioni di animali selvatici che ogni anno attraversano la Penisola  per riprodursi e svernare e per quelli che hanno la loro…

Domenica  31 gennaio sarà l’ultimo giorno della stagione venatoria  2015 -2016 e, finalmente, sarà  pace  per  i milioni di animali selvatici che ogni anno attraversano la Penisola  per riprodursi e svernare e per quelli che hanno la loro “casa” in Italia. Sul profilo ‘culturale’ bisogna registrare che la caccia è un’attività sempre poco gradita dagli italiani, stando all’ultima indagine Eurispes secondo la quale il 68% degli intervistati sono schierati contro l’attività venatoria. Sul profilo legislativo invece la novità di quest’anno è stata per tre  specie migratrici  (tordo bottaccio, cesena e  beccaccia), per le quali la caccia  si è chiusa  in alcune  regioni  il 20 gennaio, grazie  ad un provvedimento   emanato il 15 gennaio dal Consiglio dei Ministri. Il Consiglio è però dovuto intervenire nuovamente (come accaduto nella  stagione 2014/15) nei confronti di ben 7  regioni che  avevano stabilito nei propri calendari venatori  la chiusura al 31 gennaio per  le tre specie, contrariamente a quanto previsto dalle regole europee a tutela della fauna  selvatica e della biodiversità. Queste specie si trovano ora  già nella fase  prenuziale o di riproduzione, periodi  in cui non è consentita alcuna forma di caccia , secondo le norme  europee.
L’iniziativa del Consiglio per il WWF è stata un piccolo passo verso il rispetto delle regole europee, ma il segnale dato dalle regioni  è stato pessimo. “Bene ha fatto il Governo ad esercitare i  poteri sostitutivi nei confronti delle regioni Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Lombardia e Umbria, imponendo lo stop alle  doppiette per le tre specie al 20 gennaio“ ha commentato Patrizia Fantilli, responsabile Ufficio Legale-legislativo del WWF Italia – Un atto che ha evitato di aggravare la già pesante procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia dalla  Commissione europea (Eu-Pilot 6955/2014) due anni fa per il mancato rispetto della Direttiva (2009/147/CE) sulla conservazione degli uccelli selvatici che  vieta  la caccia durante i periodi della migrazione prenuziale, della nidificazione, della riproduzione e della dipendenza dei piccoli dai genitori”.
L’eccessivo prelievo venatorio sottopone la fauna selvatica, in particolare quella considerata dall’Europa in “cattivo stato di conservazione”, ad una pericolosa diminuzione   e l’Italia  alle sempre più pesanti procedure di  infrazione  e condanne , anche pecuniarie, da parte dell’Europa. In questo senso il record  negativo va assegnato alla regione Liguria che, non soddisfatta di essere   una delle  cause  maggiori  di contenzioso  con l’Unione europea ,  ha addirittura impugnato  il provvedimento  del Governo dinanzi al giudice amministrativo.    

Il  WWF Italia, insieme  alle altre associazioni ambientaliste e animaliste,  oltre a segnalare ripetutamente  la grave situazione di illegalità alla Commissione Europea, ha scritto più volte alle regioni già due anni fa, ricordando loro gli obblighi di tutela della  fauna selvatica che ricordiamo essere patrimonio europeo e internazionale, e non “selvaggina” di proprietà  dei governi locali né tantomeno dei cacciatori .

Anche quest’anno il WWF registra l’esistenza di un confine sempre più spesso labile tra attività venatoria e bracconaggio:  le oltre 350 Guardie volontarie del WWF Italia, sempre in allerta  ed in attività per vigilare e far rispettare regole e  divieti, segnalano in continuazione episodi   di uccisioni illegali di animali , anche appartenenti a specie  protette e rare come lupi, orsi, aquile, persino cicogne.
E il lupo è decisamente la specie ‘simbolo’ della caccia ‘illegale’ sulla quale i bracconieri si sono particolarmente accaniti in questi ultimi 3 anni anche con esposizioni ‘macabre’ degli animali uccisi: trappole, lacci (anche destinati a catturare ungulati), bocconi avvelenati e impatti mortali con le auto sono stati letali per il 20% della popolazione italiana di lupo (pari a diverse decine) e di questi almeno 11 solo nella provincia di Grosseto.

Il bracconaggio contro i piccoli uccelli migratori è svelato dalle trappole e richiami acustici sequestrati un po’ ovunque, specie nelle piccole isole e in particolare Ischia, costa di Napoli e Salerno. Le piccole  isole italiane  rappresentano importantissime aree di sosta per milioni di uccelli. Centinaia  le denunce  in tutta Italia per abbattimenti di fauna protetta, o caccia con mezzi vietati (come archetti,  trappole o reti), o  in periodi  e luoghi chiusi alla caccia, persino nei  parchi. Il nucleo di Firenze ha elevato ben 25.000 euro di sanzioni che verranno incassate dalle amministrazioni locali. Nonostante l’ormai modesta attività venatoria, continuano ad arrivare al Cras WWF Riserva Naturale Oasi WWF – SIC “Valpredina e Misma” rapaci con ferite d’arma da fuoco. Un esemplare di sparviero è stato  recuperato ferito nella bassa bresciana. Un esemplare di Lanario (Falco biarmicus) è stato abbattuto in provincia di Campobasso. In Lombardia le Guardie Volontarie venatorie WWF, negli ultimi vent’anni, hanno sequestrato circa 450 richiami acustici, oggi sostituiti però dagli smartphone, e dunque più difficili da individuare. Proprio in questi ultimi giorni le Guardie WWF di Brescia hanno scoperto un nuovo impianto di cattura illegale per anatre, presso un impianto fisso di caccia nel Comune di Calvisano. L’intervento del Corpo di Polizia Provinciale di Brescia ha permesso il sequestro della struttura illegale e di cinque esemplari di anatre (4 alzavole e un codone), detenute in violazione alla Legislazione.
“Si tratta del decimo impianto da uccellagione per anatidi che scopriamo nella provincia” racconta Antonio Delle Monache, Coordinatore delle Guardie WWF Lombardia “L’attività di prevenzione e repressione del bracconaggio alle anatre è iniziata cinque anni fa, con l’individuazione di strutture predisposte per attirare e imprigionare anatre selvatiche.: impianti attivi anche a primavera, a caccia chiusa”.
 
Controlli a rischio
In questo contesto certamente  non  ideale, si innesca anche la situazione  del complessivo indebolimento dei controlli venatori sul territorio. A parte l’indefessa attività della vigilanza ambientale da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste, la cancellazione delle Polizie provinciali specificatamente preposte ai controlli venatori crea inevitabilmente un varco in cui tutti i reati connessi al bracconaggio si innesteranno più facilmente.
Inoltre il momento particolarmente delicato e complesso che il Corpo Forestale dello Stato sta attraversando non consente di supplire al vuoto lasciato dalle polizie provinciali che il Governo non ha voluto assorbire in un ruolo organico connesso al CFS stesso.

Per aiutare il WWF a proseguire le sue attività antibracconaggio e di azioni legali 

Le 6 richieste del WWF
In questa  situazione quasi  del tutto negativa, ed in attesa che la caccia, in quanto pratica obsoleta,  anacronistica, dannosa e crudele, si estingua del  tutto, il WWF Italia chiede:
•    che   l’Italia si adegui finalmente alla regole  europee  sulla tutela  della fauna  selvatica,  per   almeno attenuare   gli   impatti negativi della caccia e per rendere concreta la “Strategia nazionale  per tutela della biodiversità”, approvata formalmente  nel 2011  dall’Italia, ma  la cui operatività è tuttora solamente  virtuale;
•    che la legge quadro sulla caccia 157/1992   non sia più considerata impropriamente l’unica legge italiana per la tutela della fauna selvatica   e   il Parlamento si impegni a discutere una “Legge quadro per la tutela della biodiversità”,    di cui si parla  dal 2010 che sancisca i principi fondamentali per la conservazione della biodiversità, compresa  la tutela della fauna selvatica , definendo anche il quadro delle competenze tra Stato, Regioni e altri Enti nazionali ;
•     che le Regioni italiane  si rendano finalmente  protagoniste  in positivo,  innalzando il  livello di tutela della fauna tutta e non solo mammiferi e uccelli, così come  richiesto ripetutamente anche dalla    Corte Costituzionale;
 
•    che vengano garantite, anche in futuro le funzioni specialistiche svolte sino a questo momento del CFS,  riguardanti in particolare la tutela  della fauna , della biodiversità, delle aree protette;
 
•      che si attuino  tutte  le azioni necessarie per eliminare  finalmente  il piombo, grave  fonte di inquinamento, dalle munizioni  usate per la caccia , obbligo previsto entro il 2017 dalla  “Conferenza delle  parti”   svoltasi lo scorso  anno  a   Quito,     in applicazione  della “Convenzione  di Bonn” per la salvaguardia delle  specie migratrici;
 
•    che  il Disegno di legge per la tutela penale della fauna selvatica, sostenuto dal WWF nell’ambito della Campagna “Stop ai Crimini di Natura” e presentato  lo scorso  anno al Senato (primo firmatario il senatore Sollo e sottoscritto da 12 senatori di tutti i gruppi)   venga rapidamente discusso e approvato,  dotando l’Italia di una legge che preveda  pene   detentive e pecuniarie  più severe per le  uccisioni  di animali selvatici rari e protetti, delle  loro  catture illegali e del  loro commercio illecito, con   l’introduzione  del “Delitto di uccisione di specie protetta”,

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