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Bracconaggio: i dati dell’Interpol

Il bracconaggio è anche un business che alimenta il traffico di droga, il terrorismo e le guerre che affliggono tanti paesi. L’ultima indagine dell’Interpol pubblicata in questi giorni ha denunciato, infatti, il convergere sempre maggiore negli ultimi anni…

Il bracconaggio è anche un business che alimenta il traffico di droga, il terrorismo e le guerre che affliggono tanti paesi. L’ultima indagine dell’Interpol pubblicata in questi giorni ha denunciato, infatti, il convergere sempre maggiore negli ultimi anni dei crimini ambientali con almeno altri 13 ambiti criminali diffusi e pericolosi:  dalle attività terroristiche al traffico di esseri umani, dal traffico di armi all’immigrazione illegale e poi frodi, corruzione, estorsione, traffico di droghe. La geopolitica del bracconaggio tocca quasi tutti i continenti: dalla Cambogia all’Indonesia, dall’Amazzonia alla Russia passando per Kenya, Mozambico, Tanzania, bacino del Congo, sono almeno 14 le aree calde del pianeta ad alto tasso di bracconaggio indicate nella nuova mappa del WWF che indica i paesi dove, giorno dopo giorno, spariscono intere popolazioni di specie animali.
Affari d’oro sulla pelle degli animali. Il giro di affari illegale che ruota intorno al traffico di avorio, corni di rinoceronti, pelli di tigri  e di tutte le altre specie protette e illecitamente  prese in natura è di oltre  23 miliardi di dollari l’anno.  3.000 dollari al chilo è il prezzo dell’avorio sul mercato nero; più dell’oro il valore del corno di rinoceronte, 120.000 dollari al chilo; 175 dollari per un chilo di scaglie di pangolino. Sempre secondo i dati Interpol in Asia il commercio di tigri e parti del loro corpo è facilitato dalla corruzione e in alcune zone è collegato a crimini gravi come sequestri di persona, commercio illegale di armi, rapine, estorsioni, omicidi, riciclaggio e crimini informatici che consentono di vendere anche online i prodotti illegali. Il commercio dell’avorio proveniente dalle zanne di elefante è spesso associato a frode, evasione fiscale, riciclaggio, meccanismi che funzionano da veri e propri crimini abilitanti il traffico del prezioso materiale. Persino gruppi militari si finanziano con il traffico di natura: a questo proposito nella Repubblica Democratica del Congo recenti denunce hanno coinvolto l’URDC (Unione per la Riabilitazione della Democrazia del Congo) per lo scambio avorio/armi e rifornimenti. Nel 2013 l’operazione Wildcat dell’Interpol è riuscita ad arrestare 600 persone appartenenti a  diversi network di contrabbandieri di avorio, legno e carbone vegetale che nascondevano i prodotti in container di carbone o TIR utilizzati per il commercio del legname: vennero anche confiscati 240 kg di avorio, 637 armi e droga.   
Dall’Asia all’Africa sul fronte della lotta al bracconaggio ci sono anche migliaia di ranger che ogni giorno sul campo combattono i criminali di natura. Lo scarso equipaggiamento, la mancanza di training adeguato, e di strumenti e mezzi a loro disposizione li rende estremamente vulnerabili: il rischio per la loro vita è dimostrato dal numero di ranger uccisi in conflitti con i bracconieri, oltre 1000 in 10 anni.

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