Esce oggi in 850 cinema italiani “Il mio amico Nanuk”, un’appassionante avventura nelle sconfinate, bellissime ma ostili terre dell’Artico canadese. Protagonisti Luke, ragazzo di 14 anni e Nanuk, un cucciolo di orso polare. Il giovane Luke sfiderà gli elementi naturali per riportare alla madre il piccolo orso, in uno scenario divenuto ostile a causa dei cambiamenti climatici e della conseguente fusione dei ghiacci. Lo aiuta nella difficile impresa Muktuk, guida Inuit. Il film esce in Italia distribuito da Medusa e supporta i progetti di conservazione WWF sull’orso polare, in particolare la campagna adozioni., attraverso la quale è possibile dare un contributo concreto al lavoro del WWFrealizza con il Programma Artico.
“A seguito del surriscaldamento del pianeta negli ultimi anni progressivamente la banchisa polare si sta fondendo. Già una parte grande quanto cinque volte l’Italia è stata persa – ha detto Brando Quilici, uno dei registi del film -. I cuccioli di orso polare sono tra le creature più minacciate dagli sconvolgimenti ecologici recenti. Non tutti sanno che la perdita della banchisa polare costringe gli orsi ogni estate a rientrare verso la terraferma dovendo nuotare anziché camminare sulla banchisa. Una volta si trattava di tratti lunghi decine di chilometri, oggi sono diventati centinaia. Sebbene la maggior parte delle madri riescano a sopravvivere a queste lunghe traversate, spesso i cuccioli che sono più deboli, con meno grasso e con capacità di galleggiamento molto inferiori non ce la fanno. I ricercatori della baia di Hudson hanno riportato negli ultimi due anni un aumento della mortalità dei cuccioli nel primo anno di età”.
Il film è stato interamente girato sui ghiacci del circolo polare, tra la Baia di Hudson, l’Isola di Baffin e le isole di Svalbard. Il mio amico Nanuk è una coproduzione italo-canadese, da una storia di Brando Quilici con la sceneggiatura di Hugh Hudson (premio Oscar per Momenti di Gloria), regia di Roger Spottiswoode, per le sequenze artiche regia di Brando Quilici.
Il Presidente onorario del WWF, Fulco Pratesi, racconta:”Quando, nell’ottobre del 1988, andai nella Baia di Hudson in Canada per osservare gli orsi polari, a Churchill, dove abitavo, c’era gran fermento: era arrivato il documentarista Brando Quilici, figlio del mio amico e coetaneo, Folco. Non c’incontrammo perché battevamo luoghi diversi. Ma gli orsi, già allora apparivano in difficoltà. Nel 2008, vent’anni dopo, alle Svalbard, ne potei osservare altri la cui situazione, a causa dello scioglimento della banchisa, stava diventando drammatica”.
Le riprese in Artico sono state realizzate dal cameraman naturalista Doug Allan: “Dobbiamo fermare il surriscaldamento globale, perché questo è il problema più grande nella regione artica. Dobbiamo fermare le emissioni di gas serra, le trivellazioni petrolifere e anche la caccia all’orso polare in alcune regioni”, ha detto Allan.