L’olio di palma, il più diffuso olio vegetale al mondo, è una grave minaccia per le ultime foreste tropicali del pianeta e sebbene questo settore produttivo stia facendo qualche passo in avanti nel ridurre gli impatti ambientali, per il WWF non è ancora sufficiente. Per stimolare le imprese a impegnarsi seriamente nella produzione e utilizzo di olio di palma sostenibile, il WWF ha dato le “pagelle” alle maggiori aziende mondiali del settore attraverso il Palm Oil Buyers Scorecard Report 2013, presentato oggi all’apertura dell’undicesima conferenza annuale della Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO) a Medan, Indonesia, analizzando 130 tra produttori e retailer di articoli contenenti olio di palma.
In cima alla classifica nell’utilizzo di olio di palma prodotto in modalità più sostenibili rispetto a quelle normalmente in uso, come negli sforzi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra che derivano dalla produzione, sono la belga Ecover, l’azienda dolciaria Ferrero, il colosso di beni per la casa IKEA, il rivenditore tedesco REWE, il leader mondiale dell’utilizzo di olio di palma Unilever e la United Biscuits del Regno Unito. Ma ancora troppe imprese non sono riuscite ad adempiere nemmeno agli obblighi più elementari per rientrare tra gli acquirenti responsabili di olio di palma, mentre altre registrano una progressiva presa di coscienza rispetto al percorso di approvvigionamento, ma hanno ancora molta strada avanti a loro prima di poter realmente definire ‘importanti’ i loro impegni.
Quarantacinque delle 130 aziende valutate già utilizzano il 100% di olio di palma certificato sostenibile, in totale più di 2 milioni di tonnellate all’anno. Ma le 130 aziende tutte insieme utilizzano quasi 7 milioni di tonnellate di olio di palma all’anno – mostrando quanta strada ancora c’è da fare. Più di due terzi dei produttori e una percentuale leggermente superiore di rivenditori si sono impegnati per utilizzare il 100% di olio di palma certificato sostenibile entro il 2015.
“Per la prima volta abbiamo una scheda di valutazione globale di quanto gli acquirenti di olio di palma stanno facendo per ridurre i loro impatti – ha detto Adam Harrison, responsabile Palm Oil del WWF internazionale – Ma sebbene ci siano progressi da parte di molte aziende, è ancora vero che la domanda di olio di palma certificato è in ritardo significativo rispetto alla fornitura, nell’ottica di raggiungere l’obiettivo del 100% di approvvigionamento di olio di palma sostenibile entro il 2015.”
In Italia, accanto ad aziende come Ferrero, che ha ormai assunto impegni significativi, troviamo anche grandi gruppi, come ad esempio Barilla, il cui percorso verso un approvvigionamento responsabile evidenzia ancora ampi margini di miglioramento. Ma la consapevolezza dell’importanza di un approvvigionamento sostenibile sta crescendo anche in Italia: AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, ha dichiarato tra i suoi obiettivi quello di “promuovere l’impegno sulla sostenibilità ambientale presso le aziende associate, anche nella fase di acquisto delle materie prime, e di lavorare con le maggiori aziende utilizzatrici di olio di palma perché si impegnino a raggiungere entro il 2015 un approvvigionamento totale di olio di palma certificato sostenibile”.
Le più estese piantagioni di olio di palma, presenti nelle aree tropicali del Sud est asiatico – dove la crescita incontrollata e la cattiva gestione della risorsa rischiano di compromettere per sempre l’habitat delle ultime tigri di Sumatra – ma sempre più anche in Africa e America Latina, producono il 65% dell’olio vegetale venduto nel mondo.
Lo Scorecard Report del WWF valuta 78 produttori di articoli contenenti olio di palma e 52 retailer in base al rispetto degli impegni, degli obiettivi e delle azioni richiesti dalla RSPO per l’utilizzo del 100% di olio di palma certificato entro il 2015, accanto a politiche e piani per limitare le emissioni di gas serra. Rispetto a quest’ultimo obiettivo, solo 9 delle 130 aziende – Ecover , Ferrero, Henkel , REWE Group , Hershey , IKEA , Reckitt Benckiser , Unilever e United Biscuits – hanno riportato di avere politiche per ridurre le emissioni di gas serra derivate dall’approvvigionamento di olio di palma.
“La RSPO è in una fase critica – dichiara il WWF – Gli acquirenti di olio di palma stanno iniziando a chiedere ai coltivatori di andare oltre le norme di base della RSPO, rendendo più stringenti e significativi i parametri per evitare l’acquisto di olio di palma da fonti sconosciute, ridurre al minimo l’uso di prodotti chimici pericolosi e tagliare le emissioni di gas serra. Ma la maggior parte degli acquirenti ancora non acquista olio di palma certificato RSPO, anche se è già disponibile sul mercato.”