Viene chiamata “Last Ice Area” ed è l’ultimo baluardo per la conservazione dell’orso polare, simbolo riconosciuto di tutte le specie a rischio estinzione a causa del cambiamento climatico: circa 1,3 milioni di chilometri di ghiacci spessi, a cavallo di Groenlandia e Canada, in grado di resistere alla fusione estiva e supportare la vita della fauna selvatica e dei popoli indigeni, oggi minacciatoi dall’innalzamento delle temperature globali e dallo spettro delle esplorazioni petrolifere favorite dall’apertura di passaggi navigabili tra i ghiacci. Il WWF lancia la nuova campagna per proteggere l’orso polare e la Last Ice Area nel 40° anniversario dell’Agreement on the Conservation of Polar Bears, l’accordo internazionale sottoscritto da Canada, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia e l’ex Unione Sovietica nel 1973, e a pochi giorni dall’Ora della Terra WWF, la più grande mobilitazione globale contro il cambiamento climatico che sabato 23 marzo darà il via a un’ondata di spegnimenti simbolici in migliaia di città del mondo per coinvolgere i cittadini, istituzioni e imprese nei cambiamenti concreti che potranno dare al mondo un futuro più sostenibile e garantire la vita sul pianeta.
Al Circolo Polare Artico, dove l’aumento delle temperature è due volte quello registrato in altri luoghi del pianeta, i ghiacci si riducono ad un ritmo incessante. Dal 1979 – quando sono iniziati i primi rilevamenti satellitari – si sono quasi dimezzati e la superficie della banchisa artica estiva, che si forma naturalmente durante i freddi inverni artici per poi ridursi quando le temperature crescono in primavera ed estate, ha raggiunto nel 2012 il minimo storico passando da 7 a 3,41 milioni di chilometri quadrati. L’aumento delle temperature medie, le più alte dell’intera storia del Pianeta negli ultimi 20 anni, comporta una drammatica riduzione dell’area dove l’orso vive e caccia. A questi ritmi nel 2050, il 75% degli orsi polari saranno scomparsi, non a caso l’IUCN ha recentemente iscritto gli ultimi 22.000 esemplari rimasti nella lista degli animali a rischio estinzione.
“L’orso polare è il simbolo più amato e carismatico di tutte le specie minacciate dal cambiamento climatico. Gli orsi possono nuotare per ore, per decine di chilometri, prima di raggiungere la banchisa polare da cui poter cacciare. Meno ghiaccio significa meno cibo, meno cibo per i grandi vuol dire minori possibilità di sopravvivere per i piccoli. Meno ghiaccio significa aprire la via alla navigazione industriale e alle esplorazioni petrolifere, che minacciano questo paradiso di acqua e ghiacci, un tempo inaccessibile ma oggi sempre più vulnerabile a causa delle attività dell’uomo – ha detto Isabella Pratesi direttore Politiche di Conservazione Internazionali del WWF Italia.
La fusione del ghiaccio artico rende la ricerca di cibo sempre più difficile costringendo gli orsi a continui spostamenti e i piccoli, che seguono le loro madri, non sopravvivono alla fatica e allo sforzo. Quando invece si spostano verso la terra ferma, rischiano di avvicinarsi troppo alle comunità e ai villaggi dell’uomo esponendosi al rischio di venire uccisi, per paura o per difesa nell’eterno conflitto tra grandi carnivori e attività umane. Inoltre, la fusione dei ghiacci rende l’Artico più vulnerabile e accessibile allo sfruttamento: sono moltissime le richieste di concessioni per l’estrazione del petrolio in luoghi prima inaccessibili così come aumentano drammaticamente le rotte di pericolosissime navi petrolifere.
L’ORSO E L’UOMO: CONVIVENZA POSSIBILE, ANCHE IN ARTICO
Lo scorso anno il WWF ha investito molte energie nella difesa degli orsi polari ed ha raggiunto un importante risultato ad Arviat, un’area nel territorio di Nunavut, a nord del Canada: per la prima volta negli ultimi tre anni, nessun orso bianco è rimasto ucciso nella difficile relazione con le comunità locali. Nell’Artico questi conflitti sono sempre più frequenti perché la fusione dei ghiacci costringe gli orsi a spingersi sempre più sulla terraferma in cerca di cibo. Il WWF ha implementato un programma per monitorare gli spostamenti degli orsi ed evitare e prevenire scontri diretti con le comunità locali, a loro volta fornite di contenitori metallici “a prova di orso” per conservare il cibo. Una strategia che si è rivelata vincente, e che continuerà a essere praticata anche quest’anno. Nell’isola di Wrangel, nell’estremo nord-est della Russia grazie anche al contributo del WWF sarà istituito un nuovo parco naturale. La riserva si chiamerà Beringia e comprenderà oltre 15 mila chilometri quadrati della penisola di Chukotka e 3 mila chilometri quadrati del mare di Bering.
Sostenere la campagna Orso Polare del WWF significa continuare a organizzare e mantenere le squadre impegnate nel controllo del bracconaggio e nella riduzione dei conflitti tra orsi polari e comunità locali, monitorare costantemente gli orsi polari e le altre specie per individuare le strategie di conservazione più efficaci nei prossimi anni e portare avanti le attività di negoziazione con i governi e le industrie per diminuire le emissioni di gas e le rotte delle navi più inquinanti. Si possono sostenere le azioni WWF per l’orso polare su www.wwf.it/orsobianco oppure adottando simbolicamente un orso polare o un trio polare (orso, pinguino, foca) su www.wwf.it/adozioni. E da oggi si possono sostenere le azioni del WWF anche nei Punti Vendita SisalPay, consegnando il codice a barre che si trova sui materiali WWF o scaricandolo dal sito del WWF, indicando SisalPay come opzione di pagamento.
IDENTIKIT DELL’ORSO POLARE
L’orso polare, Ursus maritimus, è tra i più grandi carnivori terrestri del mondo. Eppure il suo habitat principale è il mare: trascorre la maggior parte della vita dentro e attorno all’acqua. È infatti un nuotatore provetto, e può raggiungere una velocità di 10 Km/h. Dalla punta del naso alla fine della coda, i maschi adulti misurano 200-250 cm e pesano fino a 600 Kg. Le dimensioni delle femmine sono circa la metà. I cuccioli di orso polare nascono durante il letargo, nel caldo della tana scavata nella neve e nel ghiaccio. Di solito sono due ma possono essere anche tre. Recentemente gli scienziati hanno scoperto che a seguito dei cambiamenti climatici non solo diminuisce la capacità di riprodursi degli orsi bianchi ma si riduce anche il peso dei cuccioli rendendoli meno preparati a sopravvivere al difficilissimo clima artico. Le foche rappresentano la loro preda principale, ma gli orsi bianchi cacciano anche giovani trichechi, balene beluga, narvali, pesci, uccelli marini e uova.
LA MAGIA DEL CIRCOLO POLARE ARTICO
Ghiaccio, mare e terra per 30 milioni di chilometri quadrati, temperature medie che raggiungono i -40°C, migliaia di animali specializzati per vivere unicamente in queste condizioni estreme: dai minuscoli gamberetti del plancton all’enorme balena artica, lunga anche 20 metri. L’Artico è un ecosistema magico che accoglie animali incredibili come i narvali, i beluga e i trichechi ma che soprattutto determina con il suo freddo, i suoi venti e le sue correnti l’intero clima del pianeta: una vera e propria centralina da cui dipende la nostra esistenza. La Last Ice Area dove la banchisa polare artica è più spessa e resiste alle temperature più alte della stagione estiva è l’ultimo residuo di ghiaccio marino nell’Artico in grado di conservare la fauna selvatica e le esigenze culturali e spirituali dei popoli indigeni di questa regione. Salvaguardarla significa tutelare la conservazione dell’habitat da cui dipendono indissolubilmente molte specie.