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Parco dello Stelvio no al voto di scambio

Nell’ultima settimana le cronache della stampa locale (trentina ed altoatesina) hanno reso pubblico l’accordo elettorale tra Partito Democratico e SVP per le elezioni politiche che prevederebbe secondo i media trentini un’ intesa sulla futura provincializzazione del Parco Nazionale…

Nell’ultima settimana le cronache della stampa locale (trentina ed altoatesina) hanno reso pubblico l’accordo elettorale tra Partito Democratico e SVP per le elezioni politiche che prevederebbe secondo i media trentini un’ intesa sulla futura provincializzazione del Parco Nazionale dello Stelvio.
L’argomento è da sempre un cavallo di battaglia della SVP, che non ha mai digerito la presenza in Alto Adige/Sudtirol di un Parco Nazionale. Le maggiori Associazioni ambientaliste nazionali hanno chiesto conferma di questa sciagurata intesa al Segretario del PD, Bersani, che non ha smentito l’indiscrezione uscita sulla stampa.

Per FAI, LIPU, ITALIA NOSTRA, MOUNTAIN WILDERNESS, PRONATURA, WWF Italia, se dopo le elezioni l’intesa venisse confermata dal comportamento dei parlamentari eletti nelle liste del PD e SVP con atti concreti per ridurre il Parco Nazionale dello Stelvio in Parchi provinciali o in un Parco interregionale, sarebbe l’indiscutibile prova della replica di un voto di scambio giocato sul futuro del Parco Nazionale dello Stelvio.

E’ dal 2010 che questa vicenda è stata oggetto di un “mercanteggiamento” politico della SVP con le forze politiche nazionali prima del centro-destra e ora del centro-sinistra.
Alla luce di queste iniziative strumentali, le Associazioni ambientaliste FAI, LIPU, ITALIA NOSTRA, MOUNTAIN WILDERNESS, PRONATURA, WWF Italia manifestano la loro preoccupazione per l’annunciato accordo elettorale tra il Partito Democratico e la SVP che sembra riproporre la prossima regionalizzazione del Parco nazionale dello Stelvio. Lascia sconcertati sia lo stile sia la decisione politica assunta dal gruppo dirigente nazionale del Partito Democratico, che su un tema d’importanza nazionale come il futuro del Parco nazionale dello Stelvio e la sua efficace gestione ripropone intese e comportamenti analoghi alla concorrente compagine elettorale di centro-destra.

Il Segretario del PD, Bersani, ha aperto la sua campagna elettorale dichiarando di voler dire agli italiani tutta la verità, le sette Associazioni ambientaliste gli chiedono d’iniziare dai contenuti dell’accordo con la Südtiroler Volkspartei.

FAI, LIPU, ITALIA NOSTRA, MOUNTAIN WILDERNESS, PRONATURA, WWF Italia auspicano che il maggiore partito che si candida al Governo del Paese sappia su questo specifico tema prendere esempio dal Presidente della Repubblica che ha saggiamente respinto il primo tentativo di cancellazione del Parco nazionale dello Stelvio. Le Associazioni ambientaliste ritengono che il futuro assetto istituzionale, organizzativo e gestionale di una delle principali aree protette italiane non possa essere in alcun caso deciso tramite un accordo elettorale tra due forze politiche, ma casomai da un preventivo confronto con tutti gli interlocutori interessati, Ministero dell’Ambiente, Ente Parco, Regione Lombardia, Province autonome, Comuni del parco, comunità locali, mondo scientifico, comprese le stesse Associazioni ambientaliste che auspicano a questo punto una risposta pubblica da parte del Segretario nazionale del PD a questa denuncia di palese voto di scambio.

LA STORIA

Nel dicembre 2010, il Parco dello Stelvio divenne già merce di uno scambio inconfessabile tra il Governo Berlusconi ed il partito di maggioranza relativa in Provincia di Bolzano, in prossimità del famoso voto di fiducia del 14 dicembre. Questo accordo aveva trovato poi  riscontro il 22 dicembre 2010 con l’approvazione di una norma di attuazione relativa alla soppressione del Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio, con apposito decreto del Consiglio dei Ministri. Questa decisione fu duramente contestata dalle stesse Associazioni ambientaliste e da parte dell’opposizione parlamentare. In quell’occasione il Partito Democratico espresse più posizioni, discordanti, sul tema a seconda delle coordinate geografiche (Roma, Milano, Trento e Bolzano) o delle convinzioni/ convenienze politiche. Alcuni senatori del PD, oggi eliminati dalle liste elettorali del PD (Della Seta, Ferrante), dichiararono che la decisione del Consiglio dei Ministri di obbedire al diktat della SVP per smembrare uno dei più antichi parchi nazionali per affidarlo alle Province, era una ferita all’ambiente gravissima (la Repubblica.it, 22 dicembre 2010).

L’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha impedito che quell’accordo politico si traducesse in un atto formale di smembramento del Parco Nazionale, così come richiesto dalla SVP e recepito dal Governo Berlusconi, in assenza di un’intesa con la Regione Lombardia ed in evidente conflitto con il dettato della Costituzione e della Legge nazionale sulle aree protette (il Titolo V della Costituzione affida allo Stato la competenza esclusiva della tutela degli ecosistemi e della biodiversità). Questo primo maldestro tentativo di smembramento del Parco compiuto due anni fa ha però provocato la sostanziale paralisi dell’attività dell’Ente Parco dovuta al mancato rinnovo degli organi collegiali ormai scaduti da molti mesi. Spetterebbe al Ministro per l’Ambiente la nomina del Consiglio Direttivo del Parco ma il Ministro, Corrado Clini, non ha mai provveduto, nonostante ripetuti solleciti da parte del Presidente del Parco, Tomasi, del Vicepresidente della Giunta provinciale di Trento (ora Presidente), Alberto Pacher, di CIPRA Italia e delle Associazioni ambientaliste.

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