I due terzi di tutte le riserve di combustibili fossili accertate devono rimanere nel sottosuolo, se il mondo è seriamente intenzionato ad evitare i cambiamenti climatici catastrofici, secondo quanto sostiene l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) nel suo rapporto World Energy Outlook 2012.
“La conclusione della IEA riflette solide basi scientifiche. Le emissioni di CO2 derivate dalla combustione di combustibili fossili stanno destabilizzando il nostro clima. Non possiamo consumare combustibili come il carbone e il petrolio a tempo indeterminato senza pagarne il prezzo sotto forma di instabilità climatica, siccità, ondate di calore e forti tempeste. L’IEA ha fatto l’unica cosa responsabile dandone rilievo nella sua relazione”, afferma Samantha Smith, Leader WWF Global Climate & Energy Initiative.
“Questa valutazione scientifica deve essere sentita chiaramente da tutti i Paesi, gli investitori e l’industria dei combustibili fossili stessa. Non si tratta solo di fermare tutte le nuove esplorazioni per l’estrazione di combustibili fossili su larga scala, come quelle nell’Artico, ma anche di dismettere le infrastrutture energetiche esistenti: è il prezzo da pagare per evitare il disastro climatico globale. Abbiamo bisogno di cambiare velocemente il paradigma energetico, se vogliamo evitare una catastrofe climatica. Questa necessità si riverbera a livello nazionale: è miope dare avvio a trivellazioni su larga scala, come invece dichiara la bozza di Strategia Energetica Nazionale, quando oggi e domani le priorità devono essere risparmio ed efficienza energetica e fonti rinnovabili”, sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
Tre anni fa, i governi del mondo erano impegnati a rimanere ben al di sotto dei 2 gradi di riscaldamento globale (rispetto ai livelli di temperatura dell’epoca pre-industriale) al fine di limitare i gravi effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, sulla sicurezza alimentare e sulle comunità povere e vulnerabili. Già oggi, con il riscaldamento globale ancora al di sotto di 1 grado Celsius, eventi meteorologici anomali come la super-tempesta Sandy stanno causando distruzione tra le comunità costiere. La siccità record di quest’anno ha colpito in particolar modo il raccolto delle colture alimentari di prima necessità e rischia di portare alla crisi alimentare; l’assottigliamento e la fusione dei ghiacciai artici ha raggiunto livelli anch’essi record, nel quadro di un trend purtroppo costante.
Per il WWF, i governi, gli investitori e le imprese devono seguire l’avvertimento dell’IEA. “L’IEA afferma chiaramente che non è ancora troppo tardi per fare qualcosa per il clima e il messaggio forte rivolto a tutti noi è che abbiamo bisogno di agire a partire da ora”.
Il WWF chiede nuovi grandi investimenti globali nelle energie rinnovabili pulite e, nel contempo, un piano di dismissione delle infrastrutture per i combustibili fossili.
“Sosteniamo pienamente l’IEA secondo cui gli investimenti in fonti rinnovabili pulite e l’efficienza energetica devono moltiplicarsi in quei Paesi che hanno già avviato la transizione energetica, e deve iniziare immediatamente nei Paesi in ritardo”, dice Smith. Il WWF osserva che alcuni paesi industrializzati, come la Germania e la Danimarca, stanno già facendo la loro parte. Altri hanno bisogno sia di aumentare radicalmente i loro investimenti interni che di investire in una transizione equa per le energie rinnovabili in paesi a basso reddito.
“Occorre tagliare i sussidi ai combustibili fossili e reindirizzare il denaro verso le energie rinnovabili pulite, l’accesso all’energia pulita e al risparmio energetico è assolutamente essenziale – sottolinea Midulla – Questo in Italia vuol dire creare un sistema imperniato sulle rinnovabili e sulla riduzione drastica (almeno 40% entro il 2050) dei consumi energetici, nel quale i vari settori (energetico, industriale e dei trasporti) non siano orientati dall’esistente, ma dall’obiettivo di decarbonizzazione, con una RoadMap che tragga gli step immediati e di breve periodo dagli obiettivi finali che ci si pone. Per questo il WWF ha commissionato lo studio ‘Obiettivo 2050 – Per una roadmap energetica al 2050: rinnovabili, efficienza, decarbonizzazione’, individuando passi e politiche da mettere in atto, facendo in modo che le strategie siano informate sul dove si vuole andare, e non sull’esistente”.
Il WWF condivide la preoccupazione fondamentale della IEA che si impegna a ridurre i sussidi ai combustibili fossili, un impegno rimasto solo parole da parte del G20, il club delle nazioni potenti del mondo. Nel 2011, i sussidi ai combustibili fossili sono cresciuti del 30% rispetto al 2010 ed ora ammontano a più di mezzo trilione di dollari, ovvero l’equivalente di più di due volte il PIL dell’Indonesia, dice Midulla.
“Se tali sussidi fossero reindirizzati verso programmi a favore dei poveri o dell’accesso alle energie rinnovabili, i governi del mondo potrebbero rimanere ancora al di sotto dei 2 gradi di aumento medio della temperatura globale e fornire accesso alle energie sostenibili e pulite per tre miliardi di persone in tutto il mondo che non hanno energia o hanno solo energia sporca”. sostiene Midulla.
In questo quadro, appare ancor più in controtendenza il cosiddetto ‘capacity payment’ introdotto in Italia dal Decreto Sviluppo di Agosto, la cui attuazione è delegata all’Autorità per l’Energia. “In pratica – denuncia Midulla – invece di dismettere le centrali fossili, con un piano che parta da quelle più inquinanti (a carbone e olio combustibile), si è trovato il modo di compensarle tutte, persino quelle a olio combustibile petrolio, per il fatto stesso di esistere, in modo da compensare il fatto che le centrali sono troppe e lavorano a scartamento ridotto (sovracapacità). Questo, in assenza di una riforma europea del mercato elettrico che riconosca il ruolo trainante delle rinnovabili, si configura come un vero e proprio sussidio ai combustibili fossili, in barba anche agli impegni internazionali dell’Italia”.
Il WWF sottolinea anche l’avvertimento dell’IEA sul pericolo di utilizzare l’acqua dolce per la produzione energetica in un mondo in cui molti paesi stanno già sperimentando la siccità e la scarsità d’acqua. L’IEA osserva che l’uso di acqua dolce per la produzione di energia può probabilmente raddoppiare nei prossimi 20 anni, a meno che l’estrazione e l’uso dei combustibili fossili, in particolare lo sviluppo di gas di scisto e i biocarburanti non sostenibili, non vengano sostanzialmente frenati.