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Giornata internazionale di Azione per i fiumi, in Italia troppi interventi sbagliati

La tutela delle acque e la corretta gestione della risorsa idrica sono al centro anche di Earth Hour

 Nessuna attenzione per i nostri fiumi e gli indispensabili servizi che regalano per il nostro benessere. Questa è la denuncia del WWF Italia per come viene gestito dalle Regioni un bene enormemente prezioso del nostro Paese, nella giornata internazionale di Azione per i Fiumi. Una giornata in cui le comunità di tutto il mondo si uniscono per un sola voce per dire che i fiumi contano e rispettarli si può tradurre con il rispettare la nostra sicurezza.

Questo stesso messaggio è parte dell’iniziativa di Earth Hour 2025. L’evento globale promosso dal WWF, si celebrerà sabato 22 marzo. Mira a coinvolgere le persone in un’azione collettiva che faccia il giro del mondo, per la tutela della natura e del nostro comune futuro. Per i fiumi significa diventare, anche per un solo giorno, “custodi” dei corsi d’acqua. Lo si può fare frequentandoli e segnalando situazioni di degrado, presenza di rifiuti ma anche organizzando pulizie collettive delle sponde. 

Gli interventi devastanti delle Regioni

Dalla fotografia che fa oggi il WWF, emerge un quadro in cui le Regioni italiane, pressoché all’unanimità, continuano a promuovere devastanti interventi lungo i corsi d’acqua di taglio della vegetazione ripariale e di escavazioni in alveo, non adottando alcuna attenzione per gli indispensabili servizi ecosistemici forniti dai fiumi al benessere e alla sicurezza delle persone, tra questi: la regolazione della CO2, il controllo dell’erosione, la regolazione del regime idrologico, la capacità autodepurativa, la qualità dell’habitat, la produzione agricola, tutti benefici che vengono azzerati da questi interventi, con significative ricadute negative anche sui processi economici.

Interventi che dimostrano l’incapacità di avviare una pianificazione seria, sostenibile e in linea con le Direttive europee (Acque, Alluvioni, Habitat…), andando a favorire fenomeni negativi come l’incremento della velocità delle acque e dell’erosione spondale (che incidono negativamente sulla stabilità delle infrastrutture vicine) e sui picchi di piena, riducendo l’apporto di sedimenti al mare e favorendo l’arretramento delle spiagge e l’intrusione salina. 

Il caso dell’Emilia Romagna

In questi ultimi anni l’Emilia Romagna è stata il simbolo degli effetti negativi della cattiva gestione delle acque interne. Una regione particolarmente colpita da pesanti e ripetute alluvioni che però continua da un lato a consumare suolo in aree a rischio idrogeologico, più di ogni altra parte d’Italia e dall’altra a devastare i corsi d’acqua. Questo con eccessive azioni di dragaggio degli alvei e distruzione di qualsiasi forma vivente lungo le sponde. E’ il caso del Secchia, la Savena, il Ravone, lo Zero.  

Quanto successo lungo il Lamone o altri fiumi esondati in questi ultimi anni è dovuto certamente alle eccezionali precipitazioni ma anche al consumo di suolo. Senza dimenticare l’eccessiva canalizzazione dei corsi d’acqua e la perdita di aree naturali di esondazione. In Toscana, il Bisenzio, è esondato in questi ultimi anni nonostante fosse stato oggetto di diffusi interventi di “manutenzione”, come peraltro in molti altri fiumi, a poco o nulla serviti se non, forse, per accelerare la velocità della corrente, aumentando le conseguenze delle piene. 

Una “pulizia” insensata

“Recentemente in Liguria, come in Lombardia, nelle Marche, in Abruzzo e in altre regioni, si è deliberato per la cosiddetta “pulizia dei fiumi”, attraverso l’estrazione di materiale dagli alvei o il taglio della vegetazione ripariale. Sono decenni che si porta avanti questa politica insensata, senza tener conto delle direttive europee, ma soprattutto che le condizioni climatiche e idrologiche sono fortemente cambiate. Oggi con la crisi climatica è necessario ripensare completamente la gestione del nostro reticolo idrografico. Si può fare recuperando spazio ai fiumi e favorendo soluzioni basate sulla natura. Bisogna garantire un’adeguata manutenzione del territorio. Quest’ultima deve essere basata anche su Programmi di gestione dei sedimenti (come previsto dalla legge) al recupero di aree di esondazione naturale o nella realizzazione di casse di espansione per ridurre con efficacia il rischio idrogeologico” afferma Andrea Agapito, Responsabile Acque del WWF Italia. 

Bisogna cambiare approccio

Nel 2024 inoltre è stato approvato il Regolamento europeo per il ripristino ambientale, Inoltre entro il 2026 devono essere redatti piani nazionali di ripristino. Quest’ultimi indicheranno gli interventi per riconnettere e riqualificare 25.000 km di fiumi in tutta Europa entro il 2030. Purtroppo l’approccio diffuso alla gestione dei fiumi in Italia non fa ben sperare. Dovremmo infatti riuscire a fare un notevole salto di qualità, culturale e tecnico perché è indispensabile considerare la complessità degli ecosistemi d’acqua dolce, dei fiumi, garantire la loro vitalità. Questo con l’obiettivo di conservare o recuperare i loro servizi ecosistemici tanto importanti per l’adattamento ai cambiamenti climatici. 

Ridare spazio ai fiumi

La tutela e gestione degli ecosistemi acquatici deve passare innanzitutto dalla corretta applicazione delle Direttive Europee. Nello specifico della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), la Direttiva Alluvioni (2007/60/CE), la Direttiva Habitat (43/92/CEE) e la Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Per queste direttive l’Italia è stata già sottoposta a diverse procedure Eu Pilot e d’infrazione dalla Commissione Europea. Infine, se vogliamo realmente affrontare i cambiamenti climatici, tutelare il patrimonio naturale e soprattutto ridurre il rischio idrogeologico, è fondamentale prioritariamente ridare spazio ai fiumi recuperando e riqualificando le aree di esondazione naturale. Inoltre, laddove ciò non sia possibile, bisogna realizzare casse di espansione e promuovere Soluzioni Basate sulla Natura, fondamentali per ripristinare e tutelare i fondamentali servizi ecosistemici che questi ambienti offrono. 

Il collegamento a Earth Hour

La tutela delle acque e la corretta gestione della risorsa idrica sono al centro anche di Earth Hour, l’evento mondiale del WWF che si svolgerà sabato 22 marzo alle 20 e 30. 

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