Comunicato di WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club
WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club sono fortemente contrarie alle proposte, emerse stamane nel corso del convegno della Lega sul nucleare, anche da parte di Enel ed Eni, di rinviare la chiusura delle centrali a carbone, tenendo nel mix energetico il peggior combustibile fossile per emissioni climalteranti e inquinanti.
Rinviare la chiusura delle centrali a carbone? No, grazie
Sui contenuti dei Piani Integrati Energia Clima (PNIEC) presentati dall’Italia dal 2019 a oggi c’erano e ci sono molte ombre: ombre sulla eccessiva quantità di gas e infrastrutture per i fossili, ombre sulla poca spinta data all’energia da rinnovabili e all’efficienza energetica, ombre sul mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. C’era e c’è un solo punto fermo, quello fissato dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017, ministro Carlo Calenda, ma quasi tutte le forze politiche d’accordo: la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. Il carbone, il peggiore dei combustibili fossili, un cocktail di sostanze ed emissioni killer per il clima, per la salute umana, per l’ambiente. Il carbone, in via di dismissione in tutta Europa.
La chiusura delle centrali a carbone è, allo stato dell’attuale PNIEC, l’unica vera politica per attuare una parziale transizione fuori dai combustibili fossili e ridurre così le emissioni climalteranti. Un lieve ritardo (2028) era messo in conto solo per centrali sarde, in attesa del cavo di collegamento per gli scambi con il continente. Non solo, a valle del PNIEC del 2019 sono stati fatti molti regali per sostenere e aprire le centrali a gas attraverso il mercato della capacità e con i soldi delle bollette elettriche. Ma i lobbisti del carbone (per lo più di provenienza russa) non hanno perso le speranze e hanno approfittato di qualche sfarfallamento dei prezzi del gas per tornare alla carica, forti di un’analisi quantomeno discutibile e, soprattutto, titillando gli interessi delle due aziende partecipate (ENI ed Enel) che per ragioni diverse ora propongono il rinvio.
Il buon esempio del Regno Unito
Questo può succedere solo quando non c’è un Governo e dei tecnici che attuano davvero le politiche messe su carta. Al contrario, in un Paese in cui il peso del carbone nella produzione di energia era più o meno pari al nostro, la Gran Bretagna, governi di tutti i colori politici sono andati avanti con l’impegno preso di chiudere le centrali: prima i governi conservatori e poi quello laburista che ha chiuso, in anticipo, l’ultima centrale a carbone, quella di Ratcliffe-on-Soar, nell’ottobre dello scorso anno.
Per le associazioni ambientaliste è inaccettabile che nel 2025 ancora si proponga il carbone come parte del mix energetico, e sarebbe davvero una pessima, pessima figura per il governo italiano tornare indietro rispetto alla decisione assunta. Ma è già una pessima figura per le aziende che hanno avanzato la proposta.