Per la tutela del Mare Nostrum necessaria la pianificazione dello spazio marittimo
La nuova Strategia per la biodiversità 2030 dell’Unione Europea prevede che entro il 2030, il 30% dei mari europei sia protetto, di cui il 10% rigorosamente protetto. Per il WWF questo obiettivo è da intendersi sotto un approccio inclusivo di una serie di fattori che interagiscono tra loro, attuando una protezione efficace di ogni aspetto di conservazione (habitat, specie e le componenti che garantiscono il funzionamento degli ecosistemi). Sebbene se ne sia parlato poco, la Pianificazione dello Spazio Marittimo (MSP, Maritime Spatial Planning) è lo strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi di buono stato ambientale richiesti dalla Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (MSFD, Marine Strategy Framework Directive) e per conseguire gli obiettivi della nuova Strategia per la biodiversità 2030 dell’UE.
Per questo oggi il WWF pubblica il paper di approfondimento per “Realizzare la pianificazione dello spazio marittimo attraverso l’approccio ecosistemico” con cui guidare le scelte di regolamentazione del governo.
L’Italia, insieme agli altri Stati membri dell’UE, avrebbe dovuto entro il 31 marzo 2021 implementare il proprio piano di gestione dello spazio marittimo. Purtroppo, a differenza di altri, non siamo stati in grado di rispettare questo impegno e siamo ancora ben lontani da raggiungere questo risultato.
Considerare un approccio ecosistemico e integrato alla tutela del Mediterraneo per il WWF non significa solo dover proteggere una superficie marina uguale o maggiore del 30% ma, anche scegliere in maniera più efficiente gli spazi, tenendo in considerazione gli aspetti ambientali e gli usi presenti e futuri dei settori marittimi in maniera da ridurre o mitigare dove possibile gli impatti cumulativi delle attività antropiche sulle risorse marine, inclusa la resilienza agli impatti dovuti ai cambiamenti climatici, e di ridurre al tempo stesso i conflitti per l’utilizzo di determinati spazi cercando di creare, ove possibile, sinergie tra settori diversi ma compatibili tra loro. Il “Marine Spatial Planning” quindi non si limita solo alla protezione dell’ambiente marino, ma mira allo stesso tempo a garantire una sostenibilità socioeconomica a lungo termine.
“Pur essendo uno dei maggiori hotspot mondiali di biodiversità marina e costiera, il Mar Mediterraneo è gravemente impattato da decenni di sviluppo economico non regolamentato, sfruttamento insostenibile delle risorse naturali e sviluppi costieri mal gestiti: molti dei settori marittimi appartenenti alla categoria della Blue Economy sono, secondo le previsioni, destinati ad espandersi notevolmente entro il 2030, e la crescente competizione per l’utilizzo di nuovi spazi porterà inevitabilmente sia a conflitti nell’uso dello spazio marittimo sia ad un aumento degli impatti cumulativi sulle risorse naturali e sugli ecosistemi marini, già duramente colpiti dal cambiamento climatico. Tuttavia, come le risorse marine, anche lo spazio marittimo è una risorsa limitata- afferma Giulia Prato responsabile Programma Mare in WWF Italia-.È quindi essenziale che tutti i Paesi europei e l’Italia in particolare si dotino al più presto di una pianificazione dello spazio marittimo basata sull’approccio ecosistemico, da sviluppare attraverso il coinvolgimento di diversi stakeholder, che salvaguardi importanti aree ecologiche, riduca la pressione negativa sull’ecosistema marino nel suo complesso e garantisca spazio per la natura.” “ Solo in questo modo si potrà conservare la biodiversità marina e garantire la resilienza l del Mar Mediterraneo alla luce degli impatti dei cambiamenti climatici, oltre a supportare un’economia blu sostenibile.”
Il WWF chiede al governo italiano di agire rapidamente per implementare piani spaziali marittimi efficaci, adattivi e basati sull’approccio ecosistemico, che garantiscano la protezione efficace del 30% dei nostri mari attraverso una rete ecologicamente coerente di aree marine protette e altre efficaci misure di conservazione (come le OECMs, Other Effective Area-based Conservation Measures), con valutazioni ambientali strategiche per garantire che le attività umane in mare non abbiano effetti negativi su aree che includono habitat, specie e/o processi ecologici particolarmente sensibili, e che questi piani vengano sviluppati con il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder, ponendo particolare attenzione alle comunità più vulnerabili.
“Raggiungere la sostenibilità di entrambe le componenti (ambientale, sociale ed economica) non è un processo facile, ma lo si può fare adottando un approccio ecosistemico, ossia considerando lo spazio marittimo nella sua interezza, come un sistema integrato che fornisce una varietà di usi e servizi inclusa la protezione ambientale, e collaborando, dove necessario, con altri Paesi per la sua protezione e per la gestione delle attività marittime in maniera tale che lo sfruttamento delle risorse marine avvenga in maniera più efficiente e sostenibile. È inoltre fondamentale che a questo processo di pianificazione dello spazio marittimo partecipino i portatori di interesse di tutti i settori marittimi (pesca, rinnovabili offshore, turismo, trasporto marittimo, acquacoltura, eccetera).” Specifica Giulia Prato, che conclude: “Solo così sarà possibile raggiungere i traguardi e gli obiettivi di un buono stato ambientale previsti dalla MFSD e gli obiettivi di protezione ambientale previsti dalla Nuova Strategia sulla Biodiversità 2030 oltre a garantire lo sviluppo di un’economia blu veramente sostenibile in Italia.”