Trent’anni di impegno contro l’attività venatoria in Italia
Nel 1980 i cacciatori in Italia erano circa un milione e 700mila, un milione e 450mila nel 1990, 800mila nel 2000. Oggi sono circa 700mila. Prima della riforma del 1992, l’impatto venatorio di quegli anni era enorme e per ricordare che i cacciatori erano comunque una minoranza nel Paese fu necessario ricorrere al referendum di cui il WWF fu protagonista sia nella raccolta firme che nella campagna per il voto. Il referendum, che chiedeva anche l’abrogazione dell’articolo 842 del Codice civile che permette ai soli cacciatori di entrare nei fondi privati (retaggio del ventennio fascista), si svolse nel 1990 e non raccolse il quorum nonostante 20 milioni circa di votanti di cui circa 17 milioni a favore dell’abolizione della caccia. Nonostante il mancato risultato del referendum l’impatto della caccia rimaneva evidente a chiunque anche per la mancata attuazione delle disposizioni quali la Direttiva Uccelli (79/409/CEE) e la Convenzione di Berna del 1981 per la conservazione della fauna selvatica.
La legge 157/92 sulla caccia
Una volta tanto superando posizioni contrapposte, il Parlamento approvò così una riforma, la legge 157/1992, che inseriva l’attività venatoria all’interno di un contesto generale di tutela della fauna omeoterma (cioè mammiferi e uccelli), e diminuiva le specie cacciabili, autorizzando i cacciatori ad operare in un ambio territoriale predefinito del quale fossero anche responsabili. Un impianto normativo con un regime sanzionatorio debole, ma promettente ed innovativo.
La legge fu però tradita sin da subito nella sua fase applicativa dalle Regioni che, pressate dai cacciatori, anziché farsi garanti di una corretta applicazione delle nuove disposizioni sono state – e sono tuttora – protagoniste d’infiniti tentativi di elusione. I trent’anni della legge 157/1992 sono stati caratterizzati da centinaia di ricorsi promossi dalle Associazioni ambientaliste e dal WWF in particolare. Nonostante la maggior parte dei ricorsi fossero vinti, le Regioni reiteravano le decisioni l’anno seguente. Questo sino ad oggi: nella stagione venatoria 2021-2022 il WWF ha impugnato le delibere di ben 10 Regioni e 9 di queste sono state bocciate.
“La caccia non è uno sport”: fuori dal CONI
Dopo l’approvazione della legge quadro, il WWF avviò una campagna durata 6 anni per portare il CONI a estromettere la Federcaccia dalle federazioni sportive, cosa che avvenne nel 2000 dopo una mobilitazione. sostenuta dal Maurizio Costanzo Show e dall’Unione Italiana Sport per Tutti, che vide protagonisti molti sportivi e personaggi dello spettacolo.
Nel 2001 dopo la riforma del Titolo V della Costituzione le Regioni tentarono di prendere più spazio nel governo dell’attività venatoria e fu la Corte Costituzionale a fare chiarezza a ribadire il ruolo dello Stato dal momento che la cacci deve essere subordinata all’interesse prevalente della conservazione del patrimonio faunistico e della protezione dell’ambiente agrario.
In quegli anni molti furono anche I tentativi di modificare la legge 157 a favore dei cacciatori e mai invece si trovo modo di affrontare l’anomalia principale dell’impianto normativo italiano che rimane essere la libertà di accesso dei cacciatori nei fondi privati. Ma non solo, il mondo venatorio ha fortemente influenzato la costituzione delle aree protette poiché nei parchi per legge vige il divieto di caccia. E certo sui territori dove la caccia è consentita questa, soprattutto in alcune zone d’Italia, non sempre avviene nel rispetto delle leggi come provano i risultati di decine di migliaia di ore di vigilanza garantite gratuitamente dalle Guardie Volontarie del WWF.
In occasione del trentennale il WWF riapre il dibattito sulla caccia
In occasione del trentennale della legge sulla caccia, il WWF Italia intende riaprire una riflessione ed un dibattito su questo tema. La pratica della caccia in Italia ha rappresentato sempre un dibattito socio culturale condizionato da una minoranza nonostante la sensibilità degli italiani sia sempre più contraria alla pratica venatoria. L’evoluzione della sensibilità sui temi ambientali ed in particolare sugli animali, la crescita di un’etica che sempre più ha portato a vedere l’abbattimento di animali per divertimento come inutile e crudele, portano oggi a considerare la caccia come anacronistica e totalmente in contrasto ad altre forme di godimento della natura.
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