22 giugno, giornata mondiale della foresta pluviale
Oggi, in tutto il mondo, si celebra la Giornata mondiale della foresta pluviale. Per i popoli indigeni che vivono in queste foreste è però solo uno dei tanti giorni di lotta per proteggere la loro terra. Sono loro infatti i veri guardiani della foresta, come Neidinha e Txai Suruí, due indigene brasiliane, che hanno raccontato in un video racconto il prezioso lavoro che fanno per proteggere la foresta pluviale.
L’impatto dei nostri consumi sulle foreste
In Amazzonia, la deforestazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni, e l’Ue ha un peso importante in questo problema. Un cittadino europeo consuma in media 60,6 kg di soia all’anno, il principale mangime animale utilizzato per produrre prodotti lattiero-caseari, pesce, carne di maiale, manzo e pollo. Nel 2018, più dell’11% della soia importata in Europa proveniva dall’Amazzonia.
La condizione dei popoli indigeni
La situazione attuale in Rondônia per quanto riguarda i crimini ambientali è estremamente grave. Nonostante vivano in una riserva, i popoli indigeni come gli Uru-Eu-Wau-Wau devono ancora lottare contro gli espropriatori di terre che vogliono trasformare le foreste tropicali in terreni agricoli
Neidinha Suruí, cofondatrice dell’Associazione di difesa etno-ambientale Kanindé
Un tempo sede di oltre 200.000 km2 di foresta pluviale, la Rondônia è oggi uno dei luoghi più deforestati dell’Amazzonia.
Il consumo di soia è uno dei principali motori dell’espansione agricola in Amazzonia, il che significa più deforestazione per produrre più soia che viene esportata, che ha come ulteriore conseguenza l’impatto sul clima. Considerando che la foresta amazzonica è in grado di stoccare oltre 75 miliardi di tonnellate di carbonio, il suo ruolo nella lotta alla crisi climatica globale non può essere trascurato
Neidinha Suruí, cofondatrice dell’Associazione di difesa etno-ambientale Kanindé
Amazzonia verso il “punto di non ritorno”
Tra agosto 2020 e luglio 2021 la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 22% rispetto all’anno precedente, e ad oggi la copertura è di circa il 20% inferiore di quella degli anni ’70. Gli scienziati stimano che la perdita di appena il 5% in più significherà un “punto di non ritorno” che scatenerà cambiamenti irreversibili, in quanto l’Amazzonia non sarà più in grado di sostenere se stessa diventando un ecosistema più simile alla savana africana, né i 30 milioni di persone che dipendono da essa.
Foresta è vita
È importante dimostrare che noi, popoli indigeni, stiamo facendo di tutto per impedire che questo accada. Stiamo attraversando un momento molto difficile, ma non possiamo perdere la speranza. Perché parlare di una foresta in piedi significa parlare di un pianeta vivo. È parlare di vita
Txai Suruí, attivista indigeno del popolo Paiter Suruí
La campagna #Together4Forests
Il WWF e quasi 200 altre ONG hanno a lungo sostenuto la legislazione dell’Ue sulla deforestazione attraverso l’iniziativa #Together4Forests. Mentre i governi dell’Ue e il Parlamento europeo stanno discutendo in questi giorni gli ultimi dettagli della legge sulla deforestazione, tutti noi possiamo ora agire affinché nei nostri supermercati e negozi arrivino solo prodotti privi di distruzione della natura.
Da oggi è possibile chiedere ai nostri europarlamentari di difendere le foreste sostenendo questa nuova legge durante i prossimi negoziati. In questo modo ridurremo l’impatto dei consumi dell’Ue sulla natura e sui diritti umani, aiutando i popoli indigeni che ogni giorno lottano per proteggere l’Amazzonia e impedendo che l’Amazzonia raggiunga il “punto di non ritorno”.
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Firma per le foreste
Chiedi ai nostri parlamentari di sostenere la legge contro la deforestazione