L’esempio dello zerro e dei pescatori di Porto Cesareo
“Molti anni fa, c’erano 40-50 pescherecci che uscivano a pescare lo zerro. All’epoca era un pesce con cui si poteva vivere”, ricorda Antonio Minosa, della cooperativa di pescatori della città pugliese di Porto Cesareo. “Mio padre diceva sempre: ‘Con gli zerri, ci siamo fatti le case’. Tutti lo mangiavano. Ora le nuove generazioni non vogliono mangiarlo più, probabilmente perché è troppo difficile da preparare.” Ma immaginate se si potesse trasformare questo tipo di pesce in un prodotto veloce da preparare e gustoso? Da qui nasce l’idea delle polpette di pesce.
Antonio ricorda che guadagnarsi da vivere con la piccola pesca non è mai stato così difficile come oggi nel Mediterraneo.
Indipendentemente dal sovrasfruttamento degli stock, le abitudini ormai cambiate dei consumatori stanno facendo sì che la catena tipica del mercato ittico venga mano a mano abbandonata e, anche nei giorni migliori, quando sono disponibili le specie di maggior interesse commerciale, i pescatori devono affidarsi ad una catena del valore che è a loro sfavore.
Una generale mancanza di organizzazione e di infrastrutture rende difficile ai singoli pescatori vendere il proprio pescato a prezzi equi; gli intermediari si prendono una grossa fetta di ogni transazione, riducendo i margini di profitto; e – a causa della commercializzazione globale di pesce e molluschi – gli acquirenti sono sempre più abituati ad acquistare le specie ittiche più commerciali a un prezzo relativamente basso, abbandonando sempre di più i mercati locali.
Molti pescatori artigianali si ritrovano di fatto esclusi dal mercato: le inevitabili conseguenze sono la disoccupazione e lo scarso ricambio generazionale dal settore della piccola pesca.
Quindi, cosa possiamo fare per migliorare questa situazione critica? Per i pescatori un futuro stabile e sicuro non dipende solo da ciò che accade sott’acqua: è necessario un cambiamento anche sulla terraferma e il WWF sta lavorando con le comunità di pescatori per stimolare una trasformazione del mercato ittico nel Mediterraneo, spingendolo verso pratiche più sostenibili. Come facciamo a realizzare questa visione?
Nella cittadina turistica di Porto Cesareo, i pescatori artigianali come Antonio Mimosa sono consapevoli delle grandi potenzialità di risorsa di cui il loro mare è ricco e che dovrebbe essere valorizzata al meglio. Le acque del Mediterraneo qui ospitano lo “zerro” (Spicara smaris), un pesce simile alla sardina, che si trova in abbondanza nella zona, ma che – per via del sapore deciso e le molte lische – non riceve molta attenzione da parte del mercato.
Nel 2018, le comunità di pescatori locali hanno iniziato a pensare come poter utilizzare al meglio lo zerro nella propria attività di business.
Con il supporto del WWF e dell’intero tavolo di cogestione per la piccola pesca dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, hanno stabilito una collaborazione innovativa con un’azienda di trasformazione di prodotti ittici locale per creare nuovi prodotti facili da preparare che prevedessero lo zerro come ingrediente di base, attirando l’interesse di nuovi consumatori per una specie che aveva perso il suo valore tradizionale. Il successo di questa iniziativa potrebbe cambiare le carte in tavola.
Due sono state le principali sfide: la prima è stata quella di estrarre in modo efficiente la massima quantità di polpa da ogni pesciolino, la seconda è stata quella di ricavare dalla polpa di zerro lavorata un prodotto gustoso, facile da cucinare e buono tanto da soddisfare anche il palato italiano più raffinato.
Dopo numerose sperimentazioni, consultazioni e degustazioni con pescatori e membri della comunità locale, sono state realizzate tre nuove ricette: le polpette di zerro, i fishburger di zerro e i ravioli ripieni allo zerro. Tutti quanti hanno trovato deliziosi i tre prodotti!
Ora la sfida che rimane da affrontare è trasformare questa idea in un’attività redditizia, replicabile e che può ampliarsi, collaborando con nuovi ristoranti e pescherie che potranno inserire i nuovi prodotti a base di zerro nei loro menù e scaffali.
L’aspetto più importante per i pescatori è che in questo modo possono assicurarsi un prezzo fisso di 3 euro al chilo per lo zerro, un aumento del 100% rispetto al prezzo medio offerto nelle rare occasioni passate in cui c’erano acquirenti.
“Significa che vale di nuovo la pena di pescare lo zerro”, afferma Antonio Minosa. “Inoltre, se riusciamo a vendere lo zerro, possiamo permetterci di ridurre la pressione di pesca sulle specie più sfruttate e dare loro la possibilità di rigenerarsi”.
Per adattare lo zerro al gusto e allo stile di vita moderno, il piccolo pesce è stato trasformato in gustose polpette di pesce, fishburger e ravioli ripieni. © Ch. Mantuano
Naturalmente, per sostenere questo nuovo mercato, la pesca allo zerro deve rispettare i criteri di sostenibilità e, quindi i pescatori artigianali e il WWF stanno collaborando con gli scienziati per stabilire i limiti da fissare per evitare il sovrasfruttamento dello stock.
Nel frattempo, nel Golfo di Patti, il WWF sta aiutando la comunità di pescatori a testare un’altra strategia che potrebbe essere rivoluzionaria per i piccoli pescatori. Si tratta di un’applicazione che consente loro di registrare le catture in tempo reale e di venderle direttamente ai ristoranti e ai singoli consumatori attraverso un mercato digitale.
“Per la prima volta nella mia vita posso vendere direttamente a nuovi clienti e decidere i miei prezzi”, dice il pescatore Domenico Mendolia, uno dei primi a essere coinvolto nel progetto pilota. “Non devo sottostare alle condizioni del pescivendolo e quindi mi assicuro un prezzo migliore vendendo direttamente ai clienti, il ché fa una grande differenza di questi tempi.
Se riusciamo a coordinare gli sforzi con un maggior numero di pescatori e a mostrare loro i vantaggi di lavorare in questo modo, più persone compreranno il pesce da noi e si affideranno a noi, così le nostre comunità ne trarranno sicuramente beneficio”.
La tecnologia in questione è arrivata in Italia grazie alla partnership tra il WWF e ABALOBI, un’impresa sociale Sudafricana che opera a livello globale che lavora con i pescatori artigianali. Il WWF e i pescatori del Golfo di Patti hanno adattato il sistema per l’uso nel sito pilota in Sicilia, per il quale l’applicazione ABALOBI Marketplace è ora scaricabile gratuitamente da Google Play store e AppStore.
Il processo inizia quando il pesce viene tirato a bordo. I pescatori contano e pesano il pescato caricando le informazioni tramite l’applicazione PescApp, e registrando quando, dove e come sono avvenute le attività di pesca. I potenziali acquirenti possono quindi utilizzare ABALOBI Marketplace per vedere che pesce è disponibile a livello locale quel giorno e per effettuare ordini direttamente online. Il pesce ordinato viene prenotato automaticamente e ritirato subito in banchina, o immagazzinato fino a quando gli acquirenti non sono pronti a ritirarlo.
Il sistema presenta alcuni grandi vantaggi. Innanzitutto, le funzionalità di PescApp consentono ai pescatori di utilizzarla come un registro elettronico attraverso il quale tenere traccia della propria attività e gestire le proprie catture, consentendo una maggiore trasparenza e tracciabilità. Inoltre, senza intermediari, il denaro delle transazioni va direttamente in mano ai pescatori, massimizzando il valore del loro pescato. Anche i clienti ne traggono vantaggio: un processo di acquisto rapido e conveniente e prezzi competitivi. La tracciabilità è di serie: dopo ogni acquisto l’ acquirente riceve per email un codice QR unico che può essere scansionato per scoprire esattamente la provenienza del pesce, chi lo ha pescato e come.
“L’idea di ABALOBI non era quella di aumentare la pesca e vendere più pesce. L’idea era piuttosto quella di trovare un modo per evitare di dover vendere solo alle pescherie. Se riusciamo a vendere il 90% del nostro pesce online anziché attraverso i vecchi canali ‘obbligatori’, possiamo guadagnare il 50% in più da ciò che peschiamo”, dichiara il pescatore artigianale Giuseppe Nania.
Se da una parte l’obiettivo è chiaro, dall’altra il percorso per raggiungerlo non è semplice. I pescatori artigianali non sono i tipici beta-tester, ma per il WWF il loro coinvolgimento diretto è fondamentale per fornire uno strumento adeguato. I pionieri dell’adozione dell’app, come Giuseppe e Domenico, svolgono un ruolo fondamentale nell’incoraggiare i loro colleghi a provare questo nuovo approccio, mostrando loro come l’innovazione possa fare la differenza. Per sostenere la crescita dell’operazione, il WWF sta aiutando il consorzio locale di pescatori ad accedere ai fondi europei disponibili per l’acquisto di un furgone e l’assunzione di un responsabile della logistica locale per aiutare le vendite e le consegne.
Il WWF e i suoi partner stanno lavorando in 24 siti del Mediterraneo a sostegno dei pescatori artigianali e delle comunità locali, con l’intento di creare nuove opportunità per gli investitori e nuovi percorsi di valorizzazione per migliaia di pescatori.
Questa è la seconda di una serie di 5 storie di “pescatori in transizione” che stanno lavorando con il WWF per sperimentare nuovi approcci alla sostenibilità della pesca che potrebbero essere diffusi in tutto il Mediterraneo entro il 2028 grazie all’attuazione del Piano d’Azione Regionale per la pesca artigianale.
Leggi la prima storia e scopri maggiori informazioni qui.