Sicilia a rischio desertificazione e vittima della crisi climatica
Preoccupazione e tanta paura per le fiamme che ieri sera sono divampate nell’isola siciliana di Pantelleria, bruciando vigneti e aree di macchia mediterranea per circa 30 ettari, e costringendo decine di turisti ad evacuare. Le fiamme sono state alimentate dal vento di scirocco che ancora soffia sull’isola e il “il forte dubbio” – ha affermato il sindaco dell’Isola- è che il rogo “abbia origine dolose”, perché partito da due punti distanti tra loro centinaia di metri. La Sicilia è una delle regioni italiani più colpita dagli effetti del cambiamento climatico e a rischio desertificazione, poiché dotata di scarsa copertura boschiva (solo l’11% del territorio).
Il triste primato della Sicilia nel 2021
Nel 2021 vanta il triste primato di regione con la maggiore superficie coperta dal fuoco: 78.000 ettari (soprattutto terreni coltivati e pascolati), quasi lo stesso valore riscontrato nell’intero resto d’Italia.
Come si legge nel recente report WWF “Spegnere oggi gli incendi di domani , dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio”, le cause degli incendi sono molteplici e quest’anno ondate di calore anticipate e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione di notevoli superfici di terreni, un tempo coltivati e ora ricoperti da vegetazione spontanea.
Nel “Piano Regionale antincendio boschivo 2020” redatto dal Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana, una approfondita indagine condotta nel periodo 2010-2020 evidenzia che oltre il 77% degli incendi sono dolosi. La puntualità e la metodicità con cui gli incendi dolosi vengono appiccati, la “professionalità” con cui vengono scelti i tempi e i luoghi in perfetta sintonia con le condizioni meteo favorevoli al fuoco, gli orari in cui scoppiano gli incendi ci fanno pensare ad una strategia precisa legata ad interessi economici.
Gli incendi di maggiore consistenza degli ultimi anni, infatti, sono stati perpetrati nelle ore serali, in giornate con vento di scirocco con raffiche superiori a 30 nodi e con temperature superiori a 32°. La finalità sistematica di questa azione è stata chiara: nelle ore serali è inibita l’azione dei Canadair e per il forte vento le fiamme superano facilmente le fasce parafuoco – risultato delle campagne antincendio – divenendo inarrestabili. Insieme alle tante cause degli incendi, si deduce che ci sia anche una mano che appicca il fuoco, ma potrà essere trovata solo con una decisa e profonda attività investigativa che riesca a quantizzare le dimensioni del fenomeno.
L’industria del fuoco
Come riportato nel Piano Regionale antincendio boschivo 2020, spesso l’incendio viene causato per creare posti di lavoro (nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione), noto come industria del fuoco o industria degli incendi. “L’impostazione della lotta antincendio, basata su interventi di solo contrasto al momento dell’emergenza, ha comportato una diffusa politica di assunzioni a tempo determinato, (…) dove l’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego (CFS, 1992)”.
Le altre cause dei roghi
Fra le altre cause che alimentano gli incendi, e che possono essere anche all’origine del l’evento dell’isola di Pantelleria ci sono:
- L’uso criminale del fuoco per provocare volontariamente danni e/o terrore, per interessi di vario genere su terreni o per ritorsioni o intimidazioni.
- L’uso sconsiderato del fuoco per il recupero di terreni pascolabili.
- Non è da sottovalutare anche il problema dello smaltimento dei rifiuti e delle discariche abusive, specie in estate e in Sicilia, alle quali qualcuno può dare fuoco.
- L’uso scriteriato del fuoco per barbecue, lanterne cinesi e fuochi d’artificio.
La Regione Sicilia ha focalizzato i suoi interventi verso l’emergenza, trascurando la forestazione e la selvicoltura, che in tema di prevenzione degli incendi avrebbero portato risultati di maggiore efficacia rispetto alle consuete campagne antincendio.
Come affrontare gli incendi
In un contesto reso ancor più pericoloso a causa del cambiamento climatico che provoca temperature alte e lunghi periodi di siccità è necessaria una maggiore prevenzione, perché, in queste condizioni è sempre più difficile spegnere quelli che ormai sono mega-incendi. La prevenzione dovrebbe essere guidata con piani strategici e programmi a diverse scale per paesaggi resistenti e resilienti, e fatta di un complesso di approcci ed interventi, che integrano la lotta attiva e che sono basati sul ritorno alla gestione, o almeno al controllo della dinamica dei terreni abbandonati e alla ricostituzione di paesaggi agricoli eterogenei. Tra questi: la selvicoltura preventiva, il pascolamento preventivo, la messa in sicurezza di terreni occupati da attività produttive confinanti con terreni incolti, il fuoco prescritto ed altro ancora. C’è da tenere presente che le tecnologie oggi a disposizione (es. monitoraggi satellitari, GPS, telecamere termiche) possono dare una grande mano.
Inoltre non bisogna sottovalutare la possibilità di coinvolgere la cittadinanza in forme di co-progettazione e partecipazione attiva, valorizzando il ruolo non solo delle categorie professionali più direttamente interessate ma tutti i soggetti del territorio che possono contribuire a mitigare il rischio d’incendio.
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