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Pubblicato il nuovo Living Planet Report

In 50 anni le popolazioni di vertebrati sono crollate in media del 69% , chi sta peggio sono le specie d'acqua dolce

Calo medio devastante per le popolazioni di vertebrati sul Pianeta

È un calo medio devastante quello subìto dalle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci dal 1970 in tutto il mondo: le popolazioni di fauna selvatica monitorate dal Living Planet Report (LPR) 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta, che il WWF lancia oggi a livello globale, sono calate in media del 69%.

Il video del Living Planet Report 22

Il report evidenzia le drammatiche prospettive dello stato di salute della natura e lancia un appello urgente ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica: serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità, che insieme all’emergenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo minaccia il benessere delle generazioni attuali e future.

Living Planet Report
Mountain Gorilla (Gorilla beringei beringei) in the Virunga National Park. Democratic Republic of the Congo
© Paul Robinson

A Roma l’evento di presentazione alla sede del CNEL

Il Living Planet Report viene presentato il 13 ottobre dalle 9,30 alla sede del CNEL a Roma, nel corso di un dibattito pubblico moderato da Barbara Gallavotti, divulgatrice scientifica, cui interverranno Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia, Tiziano Treu Presidente del CNEL, Elena Grech Vicedirettore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Valentina Marconi della Zoological Society of London e coautrice del LPR, Carlo Rondinini Professore di Zoologia e Biologia della Conservazione Università di Roma “La Sapienza”, Alessandra Prampolini Direttrice Generale del WWF Italia, Stefano Laporta Presidente di ISPRA, Marco Tarquinio Direttore di Avvenire, la chef e ambassador WWF Antonia Klugmann, Francesco Petrelli Relazioni Istituzionali Oxfam Italia e Martina Comparelli in rappresentanza di Fridays For Future.

  • L'evento di presentazione del Living Planet Report a Roma
    L'evento di presentazione del Living Planet Report a Roma

    Segui la diretta streaming dalle 9,30 di giovedì 13 ottobre

Monitorate oltre 30.000 popolazioni di 5.200 specie di vertebrati

Con il suo bacino di dati, che comprende quasi 32.000 popolazioni di 5.230 specie di vertebrati, il Living Planet Index (LPI), fornito nel rapporto dalla ZSL (Zoological Society of London), mostra che nelle regioni tropicali l’abbondanza delle popolazioni di vertebrati selvatici monitorati sta crollando a un ritmo particolarmente sconcertante. Il WWF è estremamente preoccupato per questa tendenza, poiché queste aree geografiche sono tra le più ricche di biodiversità al mondo. In particolare, i dati del LPI rivelano che tra il 1970 e il 2018 le popolazioni di fauna selvatica monitorate in America Latina e nella regione dei Caraibi sono diminuite in media del 94%.

Living Planet Report
© Greg Armfield / WWF-UK

In circa 50 anni, a livello globale le popolazioni d’acqua dolce monitorate sono diminuite in media dell’83%: si tratta del più grande declino di qualsiasi gruppo di specie. La perdita di habitat e le barriere alle rotte migratorie sono responsabili di circa la metà delle minacce alle specie ittiche migratorie monitorate.

Ci troviamo di fronte a una doppia emergenza: il cambiamento climatico provocato dall’uomo e la perdita di biodiversità, che minacciano il benessere delle generazioni attuali e future. Il WWF è estremamente preoccupato da questi nuovi dati che mostrano un calo devastante delle popolazioni di fauna selvatica, in particolare nelle regioni tropicali che ospitano alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo

Marco Lambertini, Direttore generale del WWF Internazionale
© Tomas Hulik / WWF

Dalla COP15 di dicembre ci aspettiamo un ambizioso accordo sulla biodiversità globale

I leader mondiali si riuniranno a dicembre alla 15a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD COP15), un’occasione unica per correggere la rotta per il bene delle persone e del pianeta. Il WWF chiede ai leader di impegnarsi per un accordo in “stile Parigi” in grado di invertire la perdita di biodiversità, attraverso la trasformazione dei settori che causano la perdita di natura e il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo.

Tra le popolazioni di specie monitorate nell’LPIndex ci sono i delfini rosa di fiume dell’Amazzonia, le cui popolazioni sono crollate del 65% tra il 1994 e il 2016 nella Riserva di sviluppo sostenibile di Mamirauá, nello stato brasiliano di Amazonas e i gorilla di pianura orientale, il cui numero ha subito un declino stimato dell’80% nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega della Repubblica Democratica del Congo tra il 1994 e il 2019. Il numero dei cuccioli di leone marino dell’Australia meridionale e occidentale è calato di due terzi tra il 1977 e il 2019.

Il Living Planet Index evidenzia come abbiamo distrutto le fondamenta stesse della vita e la situazione continua a peggiorare. Metà dell’economia globale e miliardi di persone dipendono direttamente dalla natura. Prevenire un’ulteriore perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi vitali deve essere in cima alle agende globali per affrontare le crescenti crisi climatica, ambientale e di salute pubblica

Andrew Terry, Direttore Conservazione e Politiche dello ZSL

Le cause del declino

Secondo il Living Planet Report le principali cause del declino delle popolazioni di fauna selvatica sono i cambiamenti nell’uso del suolo e del mare, lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie aliene invasive, le minacce provenienti da agricoltura, caccia e bracconaggio, e deforestazione sono particolarmente gravi ai tropici, mentre hotspot di inquinamento sono particolarmente importanti in Europa. Inoltre a meno che non limitiamo il riscaldamento a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C, è probabile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.
Il rapporto sulla salute del pianeta chiarisce che non sarà possibile realizzare un futuro nature-positive senza riconoscere e rispettare i diritti, la governance e la leadership nella conservazione dei popoli Indigeni e delle comunità locali in tutto il mondo.

Le richieste del WWF

Luciano Di Tizio, presidente WWF Italia ha concluso: “I dati del Living Planet Report sono l’ennesimo, drammatico allarme del pessimo stato di salute della biodiversità globale e confermano che il tempo a nostra disposizione per invertire la curva dell’emorragia di natura che contraddistingue la nostra epoca è ormai agli sgoccioli. Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie, abitudini quasi nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (SDGs) potrà essere raggiunto. Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società. In Italia il WWF ha avanzato proposte concrete che ci auguriamo vengano messe al centro dell’agenda del nuovo Governo: entro un anno serve una legge sul clima, una per contrastare il consumo del suolo ed un Codice della Natura per razionalizzare tutte le norme a tutela della nostra biodiversità”.

Leggi il Living Planet Report 2022

  • Living Planet Report 2022
    Living Planet Report 2022

    Pubblicata l'ultima edizione del LPR, lo stato di salute della biodiversità

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