Il comunicato delle associazioni LAV, LAC, LIPU, ENPA, LEGAMBIENTE E WWF
La Commissione Europea, Direzione Generale Ambiente, ha inviato all’Italia una lettera dai toni perentori in merito all’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia” con cui Governo e Parlamento hanno reso possibile di consentire ai cacciatori di abbattere gli animali selvatici anche nelle aree protette e nei periodi in cui la caccia è vietata.
La Commissione ha in primo luogo richiamato l’attenzione sulla necessità che le autorità italiane rispettino gli obblighi di tutela derivanti dalle direttive Habitat e Uccelli ed ha successivamente formulato domande molto specifiche alle quali il Governo dovrà dare risposte entro le prossime quattro settimane.
Associazioni: “Confermate le nostre preoccupazioni”
“La lettera della Commissione è una conferma di quanto abbiamo denunciato – dichiarano associazioni ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF Italia – Questa norma si pone in aperto contrasto sia con le direttive europee, sia con la Costituzione italiana e rende concreto il rischio di attivazione di una procedura di infrazione che peserà sulle tasche di tutti gli italiani. La portata di questa lettera va oltre l’ormai famoso emendamento “caccia selvaggia” e coinvolge l’intero approccio filo venatorio del Governo e di molte Regioni che porta ogni anno all’approvazione di calendari venatori che dopo essere impugnati dalle associazioni ambientaliste vengono puntualmente dichiarati illegittimi dai giudici amministrativi per violazione dei principi di tutela ambientale. È giunto il momento che la politica cambi radicalmente rotta, si occupi della tutela costituzionale dei beni comuni e non continui a farsi dettare l’agenda dai cacciatori e degli armieri.
Direttive Habitat e Uccelli
Tra le norme messe in evidenza dalla Commissione, vi sono l’art. 12 della direttiva Habitat e l’art. 5 della Direttiva Uccelli che prescrivono agli Stati membri l’obbligo di adottare misure che vietino non solo di uccidere o catturare le specie protette ma anche di arrecare disturbo, in particolare durante i periodi di riproduzione, di dipendenza, di ibernazione e di migrazione. Aprire la caccia, mascherata da controllo, anche nelle aree protette, comprese quelle della rete europea Natura 2000 e nei periodi di divieto, vuol dire evidentemente, ridurre i livelli di protezione degli habitat e delle specie così come delineati dalle Direttive e dai Trattati europei.Per queste ragioni la Commissione Europea ha chiesto all’Italia di indicare, in maniera specifica e concreta, come le nuove regole garantiranno il rispetto delle norme sopra richiamate nonché dell’articolo 6 della direttiva Habitat e quindi delle misure di conservazione indicate nei singoli siti protetti sulla base delle esigenze specifiche di ciascun sito.
Fondamentale, inoltre, il richiamo all’articolo 7 della direttiva Uccelli secondo cui la caccia può essere esercitata solo nel rispetto dei principi della saggia utilizzazione e della regolazione ecologicamente equilibrata delle specie animali oggetto di prelievo e che vieta espressamente la caccia durante il periodo di nidificazione, riproduzione e dipendenza e ritorno al luogo di nidificazione per le specie migratrici.