Ora tocca a Governo e Parlamento
Sono passati due anni dalla legge costituzionale del febbraio 2022 che ha modificato la Costituzione italiana introducendo, anche nell’interesse delle future generazioni, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi (art. 9 Cost.) e stabilendo il principio che l’iniziativa economica, pur essendo libera, non possa svolgersi in modo da recare danno all’ambiente, ma anzi deve essere indirizzata e coordinata anche a fini ambientali (art. 41 Cost.).
Una riforma importante, come ha avuto modo di sottolineare il Vicepresidente della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti, intervenuto questa mattina al Convegno “Tutela dell’ambiente e future generazioni – Analisi e prospettive a due anni dall’entrata in vigore della modifica costituzionale”, organizzato dal WWF Italia presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica: “Viene tutelato non solo un ambiente dato, ma il riferimento alle future generazioni proietta in una dimensione futura, la protezione non meramente contingente, ma sistemica, come tale capace di migliorare la vivibilità del Pianeta. E in futuro sarà sempre più la Giurisprudenza a tutelare l’ambiente”.
I nuovi principi 9 e 41 della Costituzione
Per il WWF Italia il nuovo portato della Carta costituzionale impone che la riforma delle normative ambientali, avviata dal Governo con la creazione di una specifica Commissione, dovrà tenere conto dei nuovi principi introdotti negli articoli 9 e 41 della Costituzione. Sarà questa la prima occasione organica e strutturata per dare piena attuazione alle modifiche introdotte nella Carta, ponendo fine al contempo, da qui al dicembre 2024 (termine entro cui dovranno essere presentati i decreti legislativi di riforma delle materie ambientali), alla presentazione e all’approvazione di norme contro la tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi.
“In questi due anni si sarebbe dovuto dare corso alle modifiche costituzionali, adeguando le norme approvate in precedenza. Al contrario, abbiamo assistito ad iniziative parlamentari e governative che mirano a depotenziare la tutela dell’ambiente e della natura, danneggiando così l’interesse delle nuove generazioni a vivere in un ambiente tutelato e sano”, ha dichiarato Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia.
Ambiente e costituzione, l’analisi del WWF
Secondo l’analisi condotta dal WWF Italia e dal suo Centro studi, sono diverse le norme già approvate o all’esame del Parlamento che ignorano le modifiche costituzionali introdotte nel 2022, quali ad esempio:
• la disposizione che impedisce la sospensione dei lavori e il sequestro degli impianti produttivi anche in presenza di reati riguardanti la salute e l’ambiente, subordinando questi valori alla continuità delle attività produttive (art. 5 del decreto-legge n. 2/2023 – sospetta violazione dell’art. 41 Cost);
• le norme che impediscono ai Tribunali Amministrativi Regionali di sospendere l’efficacia dei calendari venatori regionali anche in caso di particolari urgenze tese a evitare danni alla conservazione della fauna (art. 11-bis del decreto n. 104/2023 – sospetta violazione dell’art. 9 Cost.);
• la disposizione, contenuta impropriamente nella Legge di Bilancio 2023, che consente ai cacciatori di esercitare un’attività assimilabile a quella venatoria, anche in periodi di divieto di caccia, nelle aree protette e persino nei parchi urbani (art. 1, comma 448 della legge n. 197/2022 – sospetta violazione dell’art. 9 Cost.);
• il disegno di legge depositato al Senato da Fratelli d’Italia che intende modificare ben 18 articoli della legge quadro sulle aree naturali protette, affidando, tra l’altro, la governance dei parchi nazionali ai soli sindaci, misconoscendo così il ruolo nazionale a tutela della natura svolto nei consigli direttivi dei parchi dai ministeri competenti (ambiente e agricoltura), dalla ricerca (ISPRA) e dalle associazioni riconosciute di protezione ambientale (DDL AS n. 948, primo firmatario sen. Rosa – sospetta violazione dell’art. 9 Cost.).
Il regionalismo differenziato
Il WWF ha poi da tempo richiamato l’attenzione sul cosiddetto regionalismo differenziato che, tra le materie trasferibili alle Regioni, comprende anche la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Al di là di ogni garanzia formale, secondo il WWF, c’è il rischio di trasferire queste materie senza una corretta definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione che dovrebbero essere propedeutici rispetto ad ogni intesa Stato- Regioni. Inoltre la gestione differenziata tra Regione a Regione in campo ambientale potrebbe avere conseguenze ben oltre i territori regionali in cui le varie misure si applicheranno.
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