Lo stallo che si è creato per l’istituzione del Parco Nazionale dei Portofino vede ancora una volta la Regione Liguria stare su posizioni inaccettabili contro addirittura alcuni Comuni che hanno espresso disponibilità a far parte dell’area protetta.
Lo affermano le associazioni WWF Italia e Lipu-BirdLife Italia, che definiscono quella della Regione una posizione incomprensibile rispetto ai valori ambientali e naturalistici del territorio ed irresponsabile sotto il profilo istituzionale che, per quelle aree, attribuisce alla Regione obblighi di tutela di livello internazionale che sarebbero facilitati dalla presenza di un Parco Nazionale.
Una posizione drammaticamente coerente con il gioco al ribasso che la Regione Liguria ormai da oltre 20 anni fa sulle aree di Portofino e dei Comuni limitrofi, lasciando aperti varchi pericolosissimi ad una mai arrestata speculazione edilizia e stando al ricatto di un manipolo di cacciatori la cui attività sarebbe incompatibile con un’estensione dell’attuale area protetta.
Dopo che negli anni ’30 fu istituito l’Ente Autonomo del Monte di Portofino, preposto alla gestione di un’area di 1061 ettari ricadenti nei comuni di Portofino, Camogli e Santa Margherita, negli anni ’70 a questo si sostituisce la Regione Liguria che successivamente, nel 1986, aggiunge 89 ettari al perimetro del Parco diventato Regionale. Per garantirne meglio la tutela e controllare la pressante espansione edilizia istituisce intorno a questo un’area contigua (allora detta “cuscinetto”) di 3.509 ettari ricadenti nei Comuni di Recco, Rapallo, Zoagli e Chiavari.
Nel 2002 i confini del Parco Regionale vengono diminuiti da 1.150 ettari a 1.056 e l’area cuscinetto viene ridotta a meno di un quarto di quella originaria, cioè a 732 ettari, e poi, nel dicembre 2022, definitivamente eliminata. Nel frattempo, nel 1999, viene istituita l’Area Marina Protetta (346 ettari) e vengono istituiti i Siti d’Interesse Comunitario tra cui quelli di Rio Tuia – Montallegro e della Pineta – Lecceta di Chiavari per complessivi circa 600 ettari, giustamente compresi nella proposta di perimetrazione elaborata da ISPRA ed avanzata dal Ministero dell’Ambiente.
La domanda che si pone da tempo è come sia pensabile gestire questa situazione frammentata senza un piano integrato e coerente e senza un’unitarietà d’indirizzo. Il Parco Nazionale, che il WWF con Lipu vorrebbe integrasse a tutti gli effetti anche le competenze dell’Area Marina Protetta e diventasse effettivamente parco marino e terrestre, è la risposta che il Parlamento ha dato per legge prevendendone l’istituzione sin dal 2017.
Dopo la sentenza del TAR Lazio, il Decreto del Ministero dell’Ambiente, con la proposta di perimetrazione e il Comitato di gestione provvisoria, dopo ricorsi, sentenze e trattative varie, risulta chiarissimo che 7 Comuni degli 11 previsti dalla proposta dal Ministero dell’Ambiente hanno dichiarato la loro disponibilità a far parte del Parco Nazionale. Già questo consentirebbe di passare dagli attuali circa 1.056 ettari del Parco Regionale a circa 3.000. Il WWF e la Lipu ammettono che la perimetrazione che ne risulterebbe è comunque per molti versi debole ma, su tale base, si potrebbe lavorare, elaborando una proposta di aree contigue o, ancor meglio, riprendo una trattativa mirata con gli Enti locali.
La Regione Liguria invece rilancia al ribasso, addirittura anche l’ipotesi che lei stessa aveva avanzato qualche mese fa e si barrica sull’attuale confine del Parco Regionale che alla fine è identico a quello degli anni ’30, come se la sensibilità ambientale e le conoscenze di conservazione siano rimaste ferme a quelle di un secolo fa.
Il WWF e la LIPU chiedono dunque di uscire il prima possibile da questo pantano tutto politico e di procedere all’istituzione del Parco con quanti hanno sin qui espresso disponibilità, cercando di lavorare sull’atto istitutivo e cercando quanto meno di compensare alcune debolezze di questa perimetrazione. L’intenzione è quella di procedere innanzi tutto all’integrazione del perimetro dell’Area Marina Protetta unificando l’Ente gestione a terra con quello a mare e non mantenendo due Enti diversi anche se l’uno dipendente dall’altro; questo infatti manterrebbe bilanci e piante organiche separate, piani di gestione distinti e non integrati e sarebbe un escamotage per raggirare la legge che vuole per Portofino un Parco terrestre e marino.