Pronunciamento del Tribunale internazionale per il Diritto del Mare

Una fondamentale advisory opinion del Tribunale internazionale ha definito l'obbligo per i Paesi di ridurre le emissioni e salvaguardare gli ecosistemi marini

Per clima e oceani una pietra miliare

Il WWF accoglie con entusiasmo il nuovo parere consultivo pubblicato dal Tribunale internazionale per il diritto del mare, che, per la prima volta a livello globale, definisce gli obblighi giuridici degli Stati ad agire per contrastare il cambiamento climatico a protezione degli ecosistemi marini. Questi obblighi derivano dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, di cui sono parti 164 Stati membri dell’ONU e l’Unione Europea.

Gli stati hanno l’obbligo di adottare misure per il clima

Il parere consultivo sottolinea che gli Stati hanno l’obbligo di adottare misure per prevenire, ridurre e controllare le emissioni di gas a effetto serra, per evitare danni all’ambiente marino, sulla base delle informazioni scientifiche e delle norme internazionali, e di conservare e ripristinare gli ecosistemi marini, per aumentare la resilienza al cambiamento climatico e proteggere le riserve naturali di carbonio. Il Tribunale chiarisce che gli Stati devono collaborare per attuare tutti gli accordi internazionali pertinenti per proteggere l’ambiente marino, anche dagli impatti dei gas serra.

Per il WWF, questa è un’importante pietra miliare per il clima e gli ecosistemi marini, un segnale forte che indica che la riduzione delle emissioni e la conservazione degli ecosistemi marini devono essere una priorità per i governi. Per decenni è stato chiaro l’imperativo ambientale, economico e sociale di affrontare le crisi climatiche e naturali, ma ora questo parere consultivo stabilisce ulteriormente che gli Stati hanno anche l’obbligo legale di agire. Il futuro dei piccoli Stati insulari e delle comunità costiere dipende da un’azione globale decisa per ridurre le emissioni e conservare l’ambiente marino. I piccoli Stati insulari che hanno intentato questa causa sono più immediatamente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico e dell’acidificazione degli oceani, ma i benefici di affrontare le crisi climatiche e naturali saranno percepiti da tutti i Paesi e le comunità.

Gli oceani mantengono in equilibrio il clima

Un oceano sano può contribuire a mantenere il nostro clima in equilibrio, a sostenere lo sviluppo economico e a far prosperare gli habitat e la fauna selvatica. Questo sarà possibile solo se gli Stati risponderanno positivamente a questo parere e agiranno subito per adempiere ai loro obblighi. Nell’ambito di questo parere, il WWF ha presentato all’ITLOS una memoria amicus, in cui ha messo in luce come le obbligazioni climatiche includano la rapida riduzione delle emissioni in relazione alla conservazione e al ripristino dell’ambiente marino.

Pur non essendo vincolante, questo parere potrebbe avere implicazioni di vasta portata per le decisioni nazionali. Alla luce di questo parere, il WWF esorta i Paesi a includere nei loro piani per la biodiversità (NBSAPs) e per il clima (NDC) misure che riducano sufficientemente le emissioni di gas serra e salvaguardino gli ecosistemi marini.

Chelonia Mydas

Questo parere fa seguito ad altre importanti sentenze di tribunali internazionali e nazionali che hanno sottolineato gli obblighi giuridici degli Stati ad agire sul clima e sulla natura, come la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo “Anziane per il Clima”, che ha rilevato la compromissione dei diritti umani a causa della mancanza adozione di azioni per il clima. Anche davanti alla Corte interamericana dei diritti umani e alla Corte internazionale di giustizia – il più alto organo giuridico del sistema delle Nazioni Unite – sono attualmente pendenti procedimenti che riguardano gli obblighi climatici.

In relazione alla Corte internazionale di giustizia, il WWF presenterà un documento amicus, rispondendo alle domande poste nella richiesta di parere consultivo, facendo leva sulla sua esperienza riguardo le connessioni tra cambiamento climatico, natura e biodiversità. Il WWF intende evidenziare gli obblighi esistenti degli Stati di proteggere la natura e la biodiversità come elementi chiave per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico; descriverà anche come le emissioni di gas serra e gli altri effetti osservabili del cambiamento climatico arrechino già gravi danni alla natura e alle persone, violando così il diritto ambientale internazionale vigente. Infine ricorderà il ruolo che anche la natura può svolgere nella mitigazione del cambiamento climatico.

Informazioni sul tribunale, sul caso e sulla
memoria del WWF

Nel dicembre 2022 la Commission of Small Island States ha presentato una richiesta legale al Tribunale internazionale per il diritto del mare. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) stabilisce l’ordinamento giuridico applicabile ai mari e agli oceani del mondo. La Commission of Small Island States ha chiesto all’ITLOS un parere consultivo su quali siano gli obblighi specifici degli Stati parte della Convenzione, in relazione a:

(a) prevenire, ridurre e controllare l’inquinamento dell’ambiente marino in relazione agli effetti deleteri che derivano o possono derivare dal cambiamento climatico, compresi il riscaldamento degli oceani e l’innalzamento del livello del mare, e dall’acidificazione degli oceani, causati dalle emissioni antropogeniche di gas a effetto serra nell’atmosfera

(b) proteggere e preservare l’ambiente marino in relazione agli impatti del cambiamento climatico, compresi il riscaldamento degli oceani, l’innalzamento del livello del mare e l’acidificazione degli oceani.

Oceani e cambiamento climatico

Circa il 70% della superficie terrestre è costituito da oceani, fondamentali per la vita sulla Terra e per la regolazione del sistema climatico globale. Grazie alle sue dimensioni e alla sua capacità di riflessione, l’oceano ha assorbito oltre il 93% del calore generato dal riscaldamento globale di origine antropica dal 1971 (si veda il rapporto IUCN Explaining Ocean Warming, pag. 17).

Dagli anni ’80, l’oceano ha assorbito circa il 20-30% dell’anidride carbonica prodotta dalle attività umane, provocando l’acidificazione degli oceani. Ciò ha provocato cambiamenti nella chimica degli oceani che non hanno precedenti in 65 milioni di anni (si veda il rapporto del WWF Climate, Nature and our 1.5°C future, p12-13).

L’eccessivo calore ed energia che riscalda l’oceano sta portando a cascata alla fusione dei ghiacci marini, all’innalzamento del livello del mare, ad ondate di calore marino, acidificazione degli oceani e deossigenazione che, cumulativamente, stanno causando impatti duraturi sulla biodiversità marina e aumentando il rischio di perdita irreversibile degli ecosistemi marini e costieri.
Secondo l’IPCC, centinaia di perdite locali di specie derivano dall’aumento degli estremi di calore e degli eventi di mortalità di massa sulla terraferma e nell’oceano (cfr. Intergovernmental Panel on Climate Change AR6 Synthesis Report, p15).
Le barriere coralline, che costituiscono alcuni degli habitat più ricchi di specie sulla Terra, ne stanno risentendo pesantemente: gli scienziati prevedono danni ingenti ai coralli che costruiscono le barriere con un riscaldamento globale di 1,5°C e la scomparsa dei coralli d’acqua calda al di sopra dei 2°C (si veda il rapporto del WWF Climate, Nature and our 1.5°C future, p18). Nell’aprile 2024, il NOAA ha annunciato che il quarto evento di sbiancamento di massa dei coralli era in corso. La perdita di natura nei nostri oceani sta avendo gravi impatti anche sulle persone, in particolare sui miliardi di persone che dipendono dal pesce come fonte primaria di proteine e di sostentamento.

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