La conseguenza inevitabile del regionalismo differenziato in approvazione alla camera
Dopo il Senato anche la Camera si appresta ad approvare il disegno di legge fortemente voluto dal Ministro Calderoli sul regionalismo differenziato, cioè sull’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione che consente alle Regioni a statuto ordinario di avere particolari forme di autonomia previa specifica intesa con lo Stato approvata dal Parlamento.
Il WWF è entrato nel merito di questa vicenda istituzionale perché l’oggetto di queste particolari forme di autonomia potrà riguardare anche la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. In tutte le fasi del dibattito parlamentare, oltre che all’apposito Comitato presieduto dal Prof. Sabino Cassese per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) che dovrebbero essere comunque garantiti su tutto il territorio nazionale per le materie oggetto delle richieste di autonomia regionale, il WWF ha documentato come la natura (sia essa costituita da boschi, fiumi, falde idriche, fauna selvatica o altro) non riconosce certo i confini amministrativi delle Regioni. Le cartografie ufficiali sulle ecoregioni dimostrano come queste, a parte Sicilia e Sardegna (Regioni già a statuto speciale), sono quasi sempre a cavallo di più Regioni per cui una loro amministrazione differenziata creerebbe enormi problemi. Il WWF ha poi documentato come al momento sulle tematiche ambientali, ed in particolare su quelle relative alla tutela dell’ecosistema, i LEP sono tutt’altro che definiti in modo misurabile per stessa ammissione del Comitato Cassese.
Oltre ad argomenti di merito e di buon senso, il WWF ha sollevato poi una serie di importanti questioni giuridiche. La forma scelta per dare applicazione all’art. 116 della Costituzione è quella della legge ordinaria e non della legge costituzionale. Le materie di competenza esclusiva dello Stato (come la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema) vengono trattate in modo identico alle materie che sono anche di competenza regionale: facendo così, però, ci si dimentica che, dopo la riforma del 2022 dell’art. 9 della Costituzione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi rientra ormai tra i principi generali della Costituzione. Come si potrà garantire la tutela nazionale e internazionale di un luogo straordinario come la Laguna di Venezia se la sua gestione, come richiesto, sarà affidata alla sola Regione del Veneto? E cosa succederà alla fauna italiana se saranno le regioni a gestire totalmente la materia della caccia quando già ora proprio per le scelte effettuate a livello regionale l’Italia è sottoposta a procedure d’infrazione comunitaria? E in che modo si garantirà l’uniformità di un ecosistema fluviale che attraversa più regioni?
Il rischio di trasformare la tutela ambientale, a cui è strettamente connessa la tutela della salute e del benessere umano, in uno spezzatino ingovernabile è dunque altissimo. Il pericolo, dunque, non è solo quello di indebolire la tutela, che necessita sempre di approccio omogeneo e coerente, ma di differenziare anche i diritti dei cittadini che saranno più o meno garantiti a seconda della ricchezza delle Regioni di appartenenza.