WWF: “Liberare la natura dalla plastica è possibile”
Acqua, aria, cibo: ogni giorno adulti e bambini potrebbero ingerire da dozzine a oltre 100mila granelli di microplastica
Mercoledì a Venezia 6 città costiere del Mediterraneo presenteranno i risultati della loro lotta alla plastica con il progetto Plastic Smart Cities
Giovedì evento pubblico a Forte Marghera
#NaturaPlasticFree
Liberare la natura dalla plastica è una sfida da cogliere collettivamente se vogliamo salvare la nostra salute e quella del Pianeta. I dati più recenti forniti dalla comunità scientifica sono sempre più allarmanti, soprattutto per le microplastiche alle quali siamo fortemente esposti più di quanto pensiamo: si stima che con l’esposizione cumulativa dall’aria, acqua, sale e frutti di mare, adulti e bambini potrebbero ingerire da dozzine a oltre 100mila microplastiche ogni giorno.
La lotta alla plastica in natura ha bisogno di un impegno collettivo, meglio se guidato da chi ha la funzione di gestire direttamente la vita dei cittadini. In questi anni è nato il progetto globale del WWF Plastic Smart Cities che mira a fare delle città centri di soluzione per implementare le migliori pratiche volte a prevenire, ridurre e gestire la plastica sempre più come risorsa e non come rifiuto. Il Mar Mediterraneo è una delle aree più colpite dall’inquinamento da plastica. Il nostro bacino, infatti, è un hotspot di concentrazione delle plastiche in mare. Secondo una recente analisi nel Mar Mediterraneo ogni anno finiscono 229mila tonnellate di plastiche, l’equivalente del contenuto di 500 container scaricati in acqua ogni giorno e ha anche un triste primato: nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. Più della metà di questa plastica proviene da soli 3 Paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e 10% alla Turchia. Molte città affacciano sulle coste del Mediterraneo, dunque hanno un ruolo chiave nella prevenzione della dispersione della plastica nel mare, infatti, le attività costiere e una gestione inefficiente dei rifiuti, che peggiora ulteriormente nel periodo estivo a causa dell’aumento dei flussi turistici e delle relative attività ricreative, sono tra le principali fonti di immissione della plastica in mare. Tra le prime 10 città più inquinanti del Mediterraneo: ben 5 sono italiane (Roma- che detiene il primato assoluto-Milano, Torino, Palermo e Genova).
COMUNITA’ AL LAVORO: IL PROGETTO PLASTIC SMART CITIES
In Italia, WWF lavora con Venezia, prima città italiana a far parte dei Plastic Smart Cities: il progetto ha portato alla definizione di un piano d’azione, in via di approvazione, sviluppato dal Comune di Venezia con le partecipate Gruppo Veritas (la principale multiutility del Veneto) e Gruppo AVM (Azienda Veneziana della Mobilità) ed il supporto del WWF, che include attività mirate a contrastare la dispersione di plastica in natura. Il Comune di Venezia è quindi entrato a far parte delle città virtuose del Mediterraneo e per confrontarsi insieme alle altre realtà sulle attività svolte finora si sono date per la prima volta appuntamento nella città lagunare altre 5 città costiere – Dubrovnik e Trogir (Croazia), Smirne e Çeşme (Turchia), Tangeri (Marocco) che aderiscono a Plastic Smart Cities . L’incontro si concluderà con un evento pubblico che si svolgerà giovedì 23 giugno alle ore 19.00 a Forte Marghera (Mestre) nel qualeil Comune di Venezia presenterà le attività compiute finora e gli impegni presi nella lotta contro l’inquinamento da plastica, in collaborazione con WWF, Veritas e AVM a un anno dal lancio dell’iniziativa Plastic Smart Cities promossa dal WWF. Tra gli interventi, Massimiliano De Martin (assessore all’Ambiente del Comune di Venezia), Andrea Razzini (direttore generale di Veritas), Giovanni Seno (direttore generale di Avm), Stefania Campogianni (WWF Mediterranean Marine Initiative) e Giorgio Bagordo (WWF Italia).
Si discuterà su come diminuire l’utilizzo di imballaggi monouso e non necessari, promuovere l’utilizzo dell’acqua potabile da rete idrica e il miglioramento della quantità e qualità della raccolta differenziata così come il coinvolgimento di settori economici e dei cittadini. Ogni anno, nell’intera Città metropolitana di Venezia, Veritas raccoglie 24.000 tonnellate di plastica (6.000 tonnellate nel solo territorio comunale di Venezia). Due terzi di queste 24.000 tonnellate sono bottiglie di plastica, che messe insieme occuperebbero un volume in grado di riempire due stadi di San Siro.
LIBERARSI DALLA PLASTICA: GLI ECOTIPS DEL WWF
Cuciniamo nella plastica, indossiamo plastica, ci laviamo e trucchiamo con la plastica e dormiamo su materassi di plastica: possiamo cambiare tutto questo con alcuni semplici accorgimenti e contribuire a ridurre il consumo e l’immissione di altra plastica in natura. Gli ECOTIPS del WWF consigliano come scegliere i contenitori per il microonde o alcuni cibi, i prodotti per la pulizia della casa fino ai cosmetici: ad esempio, non tutti sanno che i glitter del make-up sono microplastiche. Molti cosmetici cosiddetti leave-on (come fondotinta, eyeliner, mascara, rossetti, ombretti, deodoranti, lozioni per il corpo e smalti per unghie) li contengono per donare luminosità e una texture piacevole. Una volta rimossi finiscono nello scarico di lavandini e docce e da lì nell’ambiente, dove possono essere ingeriti dagli organismi acquatici. oppure rimanere nell’ambiente per decenni.
L’INQUINAMENTO INVISIBILE DELLE MICROPLASTICHE
La distribuzione e l’abbondanza di macro e microplastiche nel mondo sono così estese che molti scienziati le usano come indicatori chiave del periodo recente e contemporaneo definendo una nuova epoca storica: il Plasticene. Si pensa che ormai esista un vero e proprio “ciclo globale delle microplastiche”, al pari di quello del carbonio o di altri elementi terresti. Una “plastificazione” del Pianeta con le particelle di plastica che passano dalle strade e dagli oceani all’atmosfera attraverso i venti, per poi tornare ai suoli, ai fiumi, laghi e mari attraverso la pioggia e la neve.
Una crescente letteratura scientifica riporta la presenza e gli impatti delle microplastiche sugli organismi, soprattutto in mare, che è ad oggi l’ambiente più impattato. Nuovi studi dimostrano però la presenza delle microplastiche anche nell’uomo, sottolineando l’importanza e l’urgenza di ridurre l’esposizione umana a questo contaminante così pervasivo e capirne gli impatti sulla salute, prima che sia troppo tardi. Le microplastiche sono state infatti ritrovate nelle feci umane, di adulti e di bambini, provando così la nostra capacità di espellerle, ma il loro recente rinvenimento nelle aree profonde dei polmoni ne evidenzia invece la persistenza e il rischio di bioaccumulo anche nell’uomo. Le microplastiche sono state trovate anche nella placenta e nel sangue, suggerendo la loro capacità di passare le barriere tra tessuti e di diffondersi potenzialmente in tutto il corpo attraverso il sistema circolatorio. Tuttavia, i rischi e gli effetti ecotossicologici delle microplastiche sugli organismi, come anche le implicazioni ecologiche, non sono ancora del tutto chiari e la comprensione del loro impatto è di notevole complessità a causa delle diverse proprietà fisico-chimiche che rendono le microplastiche fattori di stress multiforme.
Altre info
Il progetto “Venezia e Smirne insieme contro l’inquinamento da plastica” è realizzato grazie al supporto della Fondazione Blue Planet Virginia Böger.
Venezia e le altre città del Mediterraneo fanno parte dell’iniziativa globale Plastic Smart Cities>>
ADESIONE DEL COMUNE DI VENEZIA A PLASTIC SMART CITIES
CORRETTI CONFERIMENTI RIFIUTI E QUALITA’ ACQUA VERITAS
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
GLI EFFETTI DELLE MICROPLASTICHE SULLA SALUTE UMANA
Oltre agli impatti fisici che l’interazione con le microplastiche può causare agli organismi (es. abrasioni e lesioni ai tessuti) vi sono anche degli effetti tossicologici legati alla contaminazione chimica che le microplastiche possono causare negli organismi. Infatti, molte sostanze chimiche che costituiscono o sono aggiunte alle plastiche possono essere pericolose per la salute. Tra queste, le più usate per realizzare ad esempio prodotti per la casa e imballaggi alimentari ci sono gli additivi come il bisfenolo A (BPA), gli ftalati, alcuni ritardanti di fiamma, metalli pesanti e alcuni monomeri costitutivi. Tutte sostanze che hanno dimostrato di essere interferenti endocrini, cancerogeni o mutageni e che quindi possono danneggiare il nostro organismo se ingeriti o inalati. Uno studio recente ha rilevato fino a 8.681 sostanze chimiche e additivi unici associati a un singolo prodotto di plastica. Dunque individuare quali particolari combinazioni chimiche siano problematiche e trovare il livello e la durata dell’esposizione che causano danni in una miscela così complessa non è un compito facile.
Una delle principali vie di esposizione umana alle microplastiche è attraverso la dieta: organismi marini consumati interi, frutta, verdura, carne e altro cibo confezionato in plastica possono contenere microplastiche e le loro sostanze chimiche. Non solo, anche l’acqua che beviamo, sia in bottiglia sia di rubinetto, la birra, il miele, il sale e lo zucchero che usiamo per condire possono contenere microplastiche!
L’ingestione di microplastiche attraverso il consumo di pesce, molluschi e crostacei è particolarmente preoccupante perché in ambiente marino queste possono legarsi ad altri inquinanti già presenti nel mare, come metalli pesanti, idrocarburi e pesticidi e rilasciarli negli stomaci degli organismi che le ingeriscono, assieme alle sostanze chimiche che compongono le plastiche stesse, diventando così un vero e proprio cocktail chimico. È stato stimato che i consumatori europei di molluschi potrebbero essere esposti fino a circa 200-500 microplastiche/anno dal consumo di cozze fresche e cotte.
Ma le microplastiche e i loro additivi chimici possono trovarsi in tantissime altre tipologie di alimenti perché essere rilasciate dagli imballaggi di plastica a contatto con il cibo, dalle bustine di tè in nylon, dalle formine per il ghiaccio, dai teloni per le serre e dai tappi delle bottiglie ogni volta che le apriamo!
È stato stimato che gli esseri umani potrebbero anche assumere 80 grammi al giorno di microplastiche attraverso vegetali (frutta e verdura) che accumulano microplastiche attraverso l’assorbimento dal suolo inquinato.
L’altra principale via di esposizione umana alle microplastiche è l’aria. Uno studio ha mostrato come l’assunzione di microfibre sintetiche attraverso l’inalazione di polveri domestiche durate i pasti sia superiore a quello derivato dal consumo di mitili.
Dunque, siamo fortemente esposti alle microplastiche, più di quanto pensiamo. È stato stimato che con l’esposizione cumulativa dall’aria, acqua, sale e frutti di mare, adulti e bambini potrebbero ingerire da dozzine a oltre 100mila granelli di microplastica ogni giorno.
I bambini sono particolarmente esposti alle microplastiche attraverso l’uso di biberon, ciucci, stoviglie, bavaglini, vestiti, giochi e tappeti in plastica. È stato stimato che i biberon e altri contenitori in polipropilene per alimenti della prima infanzia possano rilasciare fino a 16 milioni di particelle per litro. Gli effetti possono essere molto dannosi per lo sviluppo neuronale, ormonale e fisico nei più piccoli e negli adolescenti.
Sebbene gli effetti sulla salute umana siano ancora da definire, sembra ormai evidente che se inalate o ingerite e abbastanza piccole da entrare nelle cellule o nei tessuti, le microplastiche potrebbero causare irritazioni/infezioni interne o stress respiratori in quanto corpuscoli estranei, o potrebbero esercitare una tossicità localizzata inducendo o alterando una risposta immunitaria, ormonale o neurologica, soprattutto a causa del rilascio localizzato delle sostanze tossiche di cui sono composte, fino anche a causare mutazioni genetiche e tumori. Inoltre, le microplastiche possono aumentare la tossicità di tantissime altre sostanze inquinanti a cui siamo esposti quotidianamente, una volta che le hanno assorbite e rilasciate nel nostro corpo dopo averle ingerite o inalate.
Tuttavia, non ci sono ancora evidenze di rilascio significativo di sostanze chimiche nell’uomo da parte delle microplastiche ingerite o inalate e i dati disponibili sull’esposizione umana e gli effetti sulla salute umana sono ancora troppo pochi, quindi una valutazione del rischio efficace potrà essere effettuata solo entro quando diventano disponibili più dati. Nel frattempo dobbiamo ridurre la produzione di plastica, renderla meno tossica a livello chimico e ridurre la sua dispersione in ambiente anche per ridurre l’esposizione umana.